Capitolo 46

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Alzai il braccio fulminea, pronta a schiantargli la sfera in faccia, ma lui molto agilmente fece un balzo indietro, mettendo della distanza tra di noi.

I giochi erano cominciati.

Sentii Bart scagliare saette a destra e manca, come un Dio greco pronto a devastare un piccolo villaggio, mentre gli Elementi, si gettavano all'attacco contro gli Assassini dietro Jeremy.

Ma tutto quello m'importava poco.

Perché il mio obbiettivo, era solo lui.

Mi abbassai di scatto, quando un ramo affilato, dal quale spuntavano spine nere, lunghe più di qualche centimetro, mi passò a pochi millimetri dalla testa.

- Complimenti, abbiamo finalmente imparato a Evocare le piante. – Lo sfottei.

Riuscire a evocare dal nulla L'Elemento forgiante del proprio Nucleo, era una pratica solitamente molto semplice, ma richiedeva un ammontare di energie maggiori, rispetto al poter manipolare l'Elemento già presente nell'ambiente.

Motivo per il quale molti Elementali, soprattutto i più giovani, usavano la manipolazione, che rubava anche meno concentrazione.

Chi però come me, era fin troppo abituato a usare l'Evocazione, non solo dimostrava un maggior grado di apprendimento, ma anche una forza elevata, essendo definiti come Superior.

Jeremy aveva sempre patito questa differenza, per lui insultante, e non solo perché nella sua mentalità retrograda, lui era il grande uomo forzuto ed io la piccola donnina buona solo a figliare, ma anche perché, per quanto si sforzasse, non riusciva a mantenere un'Evocazione per più di qualche secondo, se non topparla del tutto.

Almeno fino ad ora.

- Ho avuto un bravo insegnate. – Urlò lui fieramente, stendendo poi il braccio davanti a se, e chiudendo il palmo che fino in quel momento aveva tenuto aperto, a pugno.

Rotolai di lato appena in tempo, riuscendo così ad evitare la gabbia di rami e spine che era spuntata dal terreno.

Non ebbi tempo di rimettermi in piedi però, che la gabbia si mosse, e i singoli rami presero ad attorcigliarsi tra di loro, formando un unico grande ramo, che cercò di abbattersi di nuovo su di me.

Lo evitai di nuovo, cercando di rialzarmi, mentre lui, imperterrito continuava il suo attacco.

Il mio vestito una volta bianco, era ora macchiato d'erba e terriccio, e, completamente avviluppato alle mie gambe, si stava rivelando un'arma a doppio taglio, lasciandomi così incatenata al terreno in balia del ramo assassino, dalle quali spine, aveva cominciato a colare uno strano liquido nerastro, che sospettavo, essere veleno.

Stavo rotolando via per l'ennesima volta, quando il ramo virò all'improvviso, puntando dritto al mio stomaco.

Mi concentrai intensamente, immaginando una cupola di ghiaccio spesso a ricoprirmi, e stesi le mani di fronte al mio viso.

Il ramo si scontrò con il piccolo igloo appena in tempo, dandomi così la possibilità di ergermi in piedi.

Sentivo la sua risata sguaiata rimbombare per la radura, fomentando sempre più la mia ira, e, senza pensar oltre, alzai con lentezza un braccio.

All'improvviso, enormi spuntoni di ghiaccio si ersero dal terreno tutt'intorno a me, colpendo qualsiasi cosa fosse loro vicino ed ergendosi alte al cielo, arzigogolando il campo di battaglia.

Sentii in lontananza qualche mugolio di dolore, segno che alcune erano andate a segno, mentre cercavo mio fratello nei riflessi del ghiaccio levigato.

Evocai una palla di fuoco, mentre mi aggiravo nel labirinto di ghiaccio creatosi, con circospezione, scrutando ogni riflesso e drizzando le orecchie, cercando di cogliere qualsivoglia rumore, e rintracciare così il roscio psicopatico.

The Medallione - The Elemental SeriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora