Capitolo 10

9 2 0
                                    



Passò una settimana dall'accaduto, nella quale ignorai tutti in egual misura.

Non che fossi ancora arrabbiata.

Per quanto le mie capacità di inferocirmi ed infuriarmi fossero leggendarie, ero anche molto svelta a perdonare certi comportamenti, se avevo il debito tempo di rifletterci su e di sbollire, tornando poi la stessa di sempre.

Ultimamente però, sentivo una strana sensazione di disagio e oppressione all'altezza dello stomaco, che s'intensificava ogni volta che provavo una forte emozione.

Me ne accorsi proprio mentre abbi quella pseudo discussione con Ty.

In quell'attimo di furia gelida, non avevo ben scinto le due cose, ma avevo nettamente avvertito un qualcosa, che cercava prepotentemente di uscire.

Un episodio analogo, mi successe ore dopo al pub, quando un cliente notevolmente brillo, mi aveva malamente scontrato mentre reggevo un vassoio carico di bibite, e aveva cominciato ad inveire contro di me, Urlandomi che ero sempre in mezzo, e di avergli macchiato i pantaloni.

E in quel momento, avevo avvertito la prepotente necessità di lasciare uscire quel qualcosa, e veder cosa sarebbe successo.

Ma il ricordo di ciò che era accaduto con Bastian, solo qualche giorno prima, mi aveva pietrificata sul posto, ghiacciandomi letteralmente il sangue nelle vene.

E fu da allora, che cominciai a non fidarmi più di me stessa.

Sapevo però, che non era la giusta scelta, l'eremitaggio.

I miei amici erano preoccupati oltre ogni misura, ma avevo cercato di sminuire il tutto adducendo al fatto che essendo i miei turni di lavoro incrementati, cercavo nel tempo libero a mia disposizione, di portarmi avanti con lo studio.

Non ero comunque sicura, che ci stessero credendo.

Ma non potevo fare altrimenti.

E se avessi avuto un altro episodio mentre ero con loro? E se avessi inavvertitamente finito per ferirli??

No.

Non avrei permesso accadesse.

E se i miei amici, in quel frangente, pur non accettando la situazione, cercavano di capirmi e lasciarmi del tempo per elaborare, Sebastian non era dello stesso avviso.

Motivo per il quale, me lo ritrovavo ogni benedetta sera sotto casa, appollaiato sulla sua Ducati Monster nera, intento a fischiettare allegramente.

E puntualmente ogni sera, lo ignoravo come se non esistesse.

D'altronde, era tutta colpa sua.

E fu così che trascorse il resto della settimana.

***

- Zucchero che ci fai ancora qui a quest'ora? È tardi vai a casa - Mi tubò nelle orecchie Marilyn.

Anche sa all'inizio, si era rifiutata di assumermi, data la mia giovane età, Marilyn Rivara era diventata la mia protettrice.

Infatti, era stata proprio quella donna dai lunghi capelli rasta e dal sorriso suadente, a trovarmi il mio attutale appartamento.

Era stata davvero essenziale in quei primi anni, e così avevo finito per affezionarmi a lei.

- Ora vado Mar, ne stavo approfittando per finire i compiti - Le dissi sorridendo calorosamente.

- Ah cosa devo fare con te! Lo sai che non voglio che lavori così tanto, ma proprio non mi ascolti - Disse lei dall'alto del suo 1.80, accomodandosi sulla sedia accanto a me, con aria esasperata.

The Medallione - The Elemental SeriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora