CAPITOLO IX

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Quella notte, non riuscivo a prendere sonno. Nella mia mente, vorticavano le domande che non ero riuscita a fare a Lord Barrington: quale identità avrei dovuto assumere, se non potevo dichiarare di essere figlia di Lord Rocherster? Come sarei stata introdotta in società? E, ancora: chi era mia madre? Dov'era? Era ancora in vita? Avrei potuto contattare almeno lei? Mi giravo e rigiravo nel letto, senza trovare pace. Solo dopo qualche ora, fui vinta dalla stanchezza.

Sognai di essere una bambina, vivevo in una tribù celtica. Sedevo sulla nuda terra e ascoltavo gli insegnamenti di un druido. Accanto a me, c'era un bambino: aveva gli occhi color fiordaliso. Sapevo che si trattava del mio cavaliere. Anche lui ascoltava attento le parole del sacerdote.

Al risveglio, ricordavo il sogno in ogni suo particolare

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Al risveglio, ricordavo il sogno in ogni suo particolare. E mi sentivo rasserenata. Ero certa di avere rivissuto un momento di una delle mie vite precedenti e, se quel bambino era Peter, l'ultimogenito di Lord Barrington, io mi trovavo in quella famiglia perché dovevo rivederlo. Non aveva importanza quale ruolo rivestissi, né come mi sarei presentata al mondo: ero in quella dimora esclusivamente per ritrovare lui.

Ero pronta ad affrontare la giornata: Gladys, come il giorno precedente, mi aiutò a indossare l'abito e ad acconciare i miei capelli. Dopo colazione, Mr. Prescott mi sottopose a tre ore di lezione. Su richiesta di Lady Elizabeth, che aveva continuato a storcere il naso anche quella mattina durante il mio pasto, il mio precettore aveva imbandito, nell'aula studio, una tavola per me , perché imparassi a usare le posate e a stare seduta come si conviene a una Lady. Mi fu insegnato anche quali argomenti evitare a tavola. Seguì la lezione di ballo: il mio maestro insisteva perché mi lasciassi condurre da lui. Io trovavo difficile abbandonarmi: non ero mai stata tra le braccia di un uomo. La lezione di Francese fu incentrata sull'apprendimento dei numeri e delle parole necessarie a descrivere un'abitazione.

Concluse le lezioni, con la testa pesante per la perdita di sonno, uscii nel parco e andai verso il cancello: una grande sorpresa mi attendeva. Il lupo aveva raggiunto la mia nuova casa e aveva infilato il muso tra le sbarre. Corsi ad accarezzarlo commossa, lo coccolai tra le lacrime che rigavano le mie gote. In quell'istante, sentii tutta la tristezza accumulata trovare sfogo. Avrei voluto aprire il cancello e fuggire con lui nel bosco. Poi, mi sentii chiamare: era Mr. Miles, che annunciava il pranzo. Accarezzai ancora una volta la testa del mio amato amico e, a malincuore, mi allontanai. Quando giunsi nella sala da pranzo, Lady Elizabeth mi rivolse uno sguardo accigliato:

- Non dovresti spingerti fino al cancello, Gardenia. Cosa facevi lì? – mi chiese a bruciapelo.

- Nulla, Lady Barrington, mi dispiace... - tentai di mentire.

- Mr. Miles mi ha riferito che stavi accarezzando un lupo. – incalzò.

- E' come se fosse addomesticato.. – provai a ribattere.

- Non tollererò altre bizzarrie! Una Lady non si struscia contro animali selvatici. –

Abbassai il capo, vinta.

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