CAPITOLO VII

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Quando mi chiusi la porta del cottage alle spalle, avevo le lacrime agli occhi. Il cocchiere prese la mia valigia ed io strinsi a me la cesta che conteneva Zephyr. Ero sola in carrozza e, silenziosamente, continuai a piangere. Pensavo a Deirdre, a quanto ero stata felice con lei, ad Annabelle e alla nostra amicizia, al mio amato bosco. Il lupo venne a salutarmi e corse, per un tratto, dietro la vettura. Mi chiedevo quando avrei potuto di nuovo passeggiare tra gli alberi, indisturbata. Guardavo la campagna inglese scorrere dietro il finestrino, quando, di fronte a me, comparve Eliaah, una delle mie guide spirituali.

- Ricorda, Gardenia, cerca di ricordare il tuo Piano di Incarnazione. – mi disse, poi, scomparve.

Mi aveva sempre spiegato che siamo noi a scegliere la nostra vita, prima di incarnarci

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Mi aveva sempre spiegato che siamo noi a scegliere la nostra vita, prima di incarnarci. Perché avevo scelto questo percorso? Dove mi avrebbe condotta? Non lo sapevo, ma sospettavo che avesse a che fare con il mio cavaliere. Avevo il cuore in subbuglio al pensiero che lo avrei rivisto di lì a poco. Che cosa gli avrei detto? Come mi avrebbe accolta?

Quando la carrozza varcò i cancelli del palazzo, sentii le ginocchia farsi molli. Il cocchiere mi aiutò a scendere e mi accompagnò davanti all'ingresso. Un maggiordomo ci aprì:

- Benvenuta, Lady Gardenia. – mi salutò.

- La prego di seguirmi. – aggiunse.

Mi guidò verso un magnifico salone, con grandi specchi alle pareti e lampadari di cristallo, dove mi attendevano Lord Barrington e quella che presumevo fosse sua moglie.

- Benvenuta, mia cara, siamo lieti di averti qui. Ti presento la mia consorte, Lady Elizabeth Barrington. – esordì il mio benefattore.

- Onorata, Lady Barrington. – dissi, con un filo di voce.

- Bentrovata, Gardenia. – mi disse.

Era una donna magra, elegante e distaccata e mi mise un po' a disagio.

- Gladys, la nostra domestica, ti accompagnerà nella tua stanza, dove potrai cambiarti per il pranzo. – soggiunse. 

Capii che disapprovava il mio vestito, troppo semplice

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Capii che disapprovava il mio vestito, troppo semplice. Era il migliore che avessi. Gladys, una ragazza giovane e dai modi gentili, mi fece strada. Salii l'ampia scala di marmo bianco, fino al primo piano. Quando varcai la porta della mia camera, rimasi senza parole: un letto a baldacchino dalle coperte coordinate alle tende, una poltrona, uno scrittoio, un grande armadio e una toletta con specchiera arredavano l'ambiente spazioso e illuminato da ampie finestre.

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