CAPITOLO XIX

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La domenica successiva, Edward si offrì di accompagnarmi nel bosco. Sapeva che mi mancavano le mie passeggiate nella natura.

- Voglio conoscere il tuo lupo. – mi disse.

Il lupo non si fece attendere. Si avvicinò a me scodinzolando. Edward, d'istinto, indietreggiò di alcuni passi.

- Non temere. – lo rassicurai.

Dopo averlo osservato un po', guardingo, mi chiese se poteva accarezzarlo.

- Certo, ha già capito che sei mio amico. – assicurai.

Posò la mano incerta sul pelo grigio, lo lisciò e si fermò. Poi, riprese coraggio e lo accarezzò di nuovo.

 Poi, riprese coraggio e lo accarezzò di nuovo

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- Ho imparato molto dagli animali, sai. – gli raccontai.

- Ci insegnano ad amare, a sopportare prove e sofferenze, a lodare Dio. –

Edward mi guardava affascinato. Poi, mi confessò:

- Quand'eravamo piccoli, io e i miei fratelli ci inoltravamo sempre nel bosco, muniti di fionde, arco e frecce, per giocare agli indiani. Disturbavamo la quiete della foresta, ma non colpivamo gli animali. Miravamo alle ghiande. David si arrampicava sugli alberi, era il più spericolato e il più temerario tra noi. Mi manca molto... Cosa succede dopo la morte, Gardenia? – mi chiese, malinconico.

- All'inizio, riesaminiamo la vita che abbiamo vissuto. Ricordiamo il nostro piano di incarnazione e lo confrontiamo con il percorso fatto. Siamo noi stessi a giudicarci. Non siamo sottoposti a giudizio. Apprendiamo le lezioni che quell'esistenza ci ha impartito. Se necessario, impariamo a perdonarci per gli errori commessi. Poi, a poco a poco, ci spogliamo del nostro ego e ascendiamo a livelli superiori. Evolviamo. Ricordiamo chi siamo stati nelle vite precedenti. Ritroviamo le persone amate che ci hanno preceduto nell'aldilà. E' un lungo viaggio. David è in viaggio, adesso. – risposi.

- Può vederci?- domandò, speranzoso.

- Se vuole, può raggiungerci. – spiegai.

- Posso parlare con lui, ogni tanto? –

- Se lo desideri, devi. Ti ascolterà. – risposi sorridendo.

Quando varcammo l'ingresso del palazzo, con un cesto di frutti di bosco, sentimmo delle voci concitate provenire dalla sala da pranzo. Edward lasciò subito cadere il cestino ai miei piedi e si precipitò nella sala. Capii che era accaduto qualcosa. Con il cuore che martellava nel petto, mi avvicinai alla stanza lentamente. Quello che vidi mi lasciò senza fiato. C'era un uomo in divisa. Attorniato dai Barrington. Edward lo stava abbracciando. Era Peter. Non poteva che essere Peter. Mi sembrava che mi cedessero le gambe. Ero ferma, sulla porta, incapace di muovere un passo. Mi dava le spalle. Anche lui era immobile, sembrava non muovere un muscolo. Avrei voluto chiamarlo, pronunciare il suo nome, ma non riuscivo ad articolare un suono. Poi, come se avesse avvertito la mia presenza alle sue spalle, lentamente, si voltò. I suoi occhi trasparenti incontrarono i miei. Erano gelidi, come ghiaccio. Eppure, il suo sguardo era intenso, profondo. Mi fissò e sembrò riconoscermi. Mi parve di scorgere un'espressione stupita sul suo volto. Eppure, non mi aveva mai veduta prima.

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