CAPITOLO XVII

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La visita al mio villaggio mi fece un gran bene, mi ricordò chi ero e da dove venivo. A volte, nel palazzo dei Barrington, mi sembrava di perdere il contatto con me stessa. Rivedere Annabelle, poi, mi aveva riempito il cuore di gioia. Quando la riabbracciavo, sebbene fossero trascorsi lunghi mesi, era sempre come se il tempo si annullasse. Era stata una gioia condividere il mio passato con Fiona, una donna che stava diventando sempre più importante per me.

L'accoglienza, a cena, da parte di Lady Elizabeth non fu delle migliori: continuava a ignorarmi, faceva come se non ci fossi. Cercai di non farmi guastare l'umore. Una volta in camera mia, mi rinfrescai e indossai la camicia da notte. Mentre mi spazzolavo i capelli, seduta davanti allo specchio, percepii la presenza di David. Non lo vedevo, ma sentivo che c'era. Mi alzai d'impulso e andai allo scrittoio. Non so perché lo feci, fu come se mi fosse stato suggerito. Estrassi dal cassetto un foglio e intinsi la penna nell'inchiostro. La mia mano venne guidata sulla carta. Quando lessi quello che avevo scritto, non riconobbi la calligrafia. Doveva essere quella di David.

Cara Mamma,

sono in pace e veglio su di te.

Ti voglio bene,

tuo David

Non appena staccai la penna dal foglio, sentii che David era andato via: voleva lasciare un breve messaggio a sua madre. Aveva tentato di comunicare con lei attraverso di me, ma era stato inutile, così, aveva deciso di scriverle di suo pugno. Ero esterrefatta: non mi era mai accaduto prima di scrivere in trance, sotto dettatura. Non avevo sentito la sua voce, era come se il suo spirito avesse preso il controllo del mio corpo per qualche istante. Ero stupita, ma calma.

Imprevedibilmente, sapevo cosa fare

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Imprevedibilmente, sapevo cosa fare. Raccontare l'episodio così come si era svolto a Lady Elizabeth non era ipotizzabile: avrei messo il messaggio di David sotto la porta della sua camera da letto. Se, come credevo, quella era la calligrafia del figlio, lei e Lord Barrington l'avrebbero riconosciuta. Non avrei fornito nessuna spiegazione non richiesta, a meno che non mi avessero rivolto delle domande dirette. Non era importante che Lady Elizabeth si chiarisse razionalmente che cosa fosse accaduto, quello che contava era che il messaggio del figlio le venisse recapitato. Così, nel buio, sgusciai fuori dalla mia stanza in vestaglia e pantofole, al lume di una candela, e scivolai lungo il corridoio con passo leggero, diretta verso la camera dei padroni di casa. Con un gesto delicato, infilai il biglietto piegato sotto la fessura della porta e lesta tornai in camera mia. Dopo, mi sentii sollevata: avevo portato a termine il mio compito. Io ero solo un tramite, un umile messaggero.

La mattina successiva, i coniugi Barrington non si presentarono a colazione. Quando raggiunsi la sala da pranzo e constatai la loro assenza, mi si aggrovigliò lo stomaco. Fiona si accorse subito del fatto che qualcosa non andava:

- Che succede, Gardenia? Sei pallida come un cencio... - osservò.

- Temo di aver commesso un nuovo errore... - le dissi, con la voce incrinata.

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