Quella notte, dormii benissimo. Mi svegliai ricordando di essere stata immersa in una luce soffusa multicolore, come un arcobaleno. Mi dissi che, forse, avevo visitato un'altra dimensione. Mi sentivo felice, leggera, piena di nuova energia. Era come se l'immersione in quel fascio luminoso e colorato avesse guarito una parte di me. Gladys mi aiutò a vestirmi e insieme scendemmo in sala da pranzo per la colazione. Fiona ci attendeva sorridente. Mentre mangiavo con gusto le uova strapazzate col bacon, accompagnate dal pane imburrato, ci espose il programma della giornata:
- Cara Gardenia, dal momento che ami le passeggiate nella natura, questa mattina, desidero mostrarti Hyde Park, sono certa che lo amerai. Ci sarà da camminare - anche se, naturalmente, lo raggiungeremo in carrozza - e, per questa ragione, ho fatto preparare un cestino da picnic dalla cuoca. Mi sembra una bella idea quella di approfittare il più possibile di questa insperata giornata di sole. Che ne dici? – mi chiese, amabile.
- Sarà meraviglioso! Oh, grazie, grazie, Fiona, ne ho davvero bisogno! – esclamai, traboccando di gioia al pensiero che sarei stata circondata dagli alberi, come nella mia adorata foresta. Gladys non commentò, ma, a giudicare dalla sua espressione, l'idea di dover camminare a lungo non le andava troppo a genio.
- Dopo, nel pomeriggio, se non saremo troppo affaticate, potremmo visitare il British Museum. – aggiunse Fiona.
- Oh, lo desidero talmente tanto! – sospirai.
- Bene, allora, direi che possiamo andare. – concluse Fiona, soddisfatta.
Durante il tragitto in carrozza, mi incantai a guardare dal finestrino della vettura i palazzi londinesi. Cercavo di imprimere tutto quanto vedevo nella memoria. Ero stupefatta da tanta bellezza. Il parco mi riempì gli occhi di luce e i polmoni di ossigeno: maestoso e lussureggiante, ci accoglieva tra le sue fronde e ci risollevava lo spirito. Io non facevo che rincorrere gli scoiattoli, proprio come quand'ero bambina, nel bosco, con Deirdre. Durante la sosta per il nostro picnic, assaporai i tramezzini che Fiona aveva fatto preparare prendendo il sole in pieno viso, come non mi accadeva da tempo. Uno scoiattolo si avvicinò tanto che mi fu possibile dargli da mangiare imboccandolo, quasi.
- Attenta, Lady Gardenia! Potrebbe morderla! – esclamò Gladys.
- Vuole fare amicizia, non vedi? - le dissi, sorridente. Ero già entrata in connessione profonda con quella creaturina.
Gladys era esausta e avrebbe fatto volentieri a meno della visita al British Museum, ma io desideravo tanto visitarlo che finsi di ignorare la sua muta spossatezza. Rimasi sbalordita dalla maestosità dell'ingresso e incantata dalle opere in esso custodite. Alla vista della collezione egizia, mi fermai, e, come sotto ipnosi, viaggiai a ritroso nel tempo. Io ricordavo quegli oggetti, quei monili, ne indossavo di simili e rammentavo persino il significato di alcuni geroglifici. Nuove scene di vita nel tempio, assieme a mia sorella, affollarono la mia mente. Ero completamente immersa in quella quotidianità lontana, avvertivo gli odori, la sacralità dell'atmosfera. Quando Fiona mi chiamò, non udii la sua voce; fu necessario che mi scrollasse perché mi ridestassi da quel sogno a occhi aperti.
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Gardenia
RomanceLa vigilia di Natale del 1899, nelle Cotswolds, in Gran Bretagna, qualcuno depone una cesta di fronte alla porta del cottage di un'umile sarta, Deirdre. La cesta contiene una neonata che la donna decide di allevare e di chiamare Gardenia. La piccola...