9. Mi vede bella?

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ZOE'S POV

Apro lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre più volte. Vedo abbastanza sfocato, ma non troppo per non riconoscere che non mi trovo in un posto che conosco. Dove sono? Mi trovo in un letto che non è il mio. In una stanza che non è la mia. In una casa che non è la mia. E per di più con addosso dei vestiti che non sono i miei. Dove cazzo sono finita?

Sento la porta aprirsi e io mi giro verso di essa facendomi più piccola tra le lenzuola che profumano di coccolino.

La figura di un ragazzo che non riconosco all'istante entra dalla porta. Metto a fuoco e lo riconosco: è Daniel. Che minchia ci faccio io a casa sua?! E con questi vestiti addosso?! E se... Oh no, no, no e ancora no!

«Cos'è successo stanotte?!»
Urlo io.

«Nulla, tranquilla. Ora ti spiego.»
Mi dice lui sedendosi sul letto.

«Allora, in sintesi: tu sei svenuta, ti abbiamo portato a casa mia perché era più vicina, ti ho messo la maglietta per stare più comoda e ti ho anche preparato la colazione. Un grazie me lo merito?»
Mi racconta Daniel.

«Mh. Forse. Aspetta, se tu mi hai messo la maglietta significa che mi hai visto in intimo! Brutto pervertito! E avrai dormito anche con me!»
Esclamo io sul punto di tirargli uno schiaffo.

Lui mi abbassa la mano e mi dice:

«Piano con le mani e anche con le accuse! Punto primo: credi che non abbia mai visto una ragazza in mutande e reggiseno? Punto secondo: no, ti ho messo la maglietta e poi tolto il vestito da sotto. E terzo: abbiamo già dormito insieme, ma io, gentleman quale sono, ho dormito sul divano.»

«Allora forse un grazie te lo meriti.»

«Menomale che te ne sei resa conto.»
Dice lui ridacchiando.

Un senso di nausea cresce in me.

«Daniel credo che... credo che devo vomitare.»
Lo avverto io con una piccola pausa.

«Vieni, il bagno è di qua.»
Mi trascina frettolosamente lui fuori dalla camera.

Io mi metto in ginocchia davanti al water e vomito tutto.

Non di nuovo, non di nuovo, non di nuovo. Per favore.

Lui mi tiene i miei capelli ricci dietro la testa dandomi qualche carezza sulla schiena, come per dire: "Tranquilla che passa."

Quando finisco lui scarica e io mi dirigo verso il lavandino a sciacquarmi la bocca. Apro l'acqua fredda, prendo un po' d'acqua sulla mano, bagnandola, per poi portarmela alla bocca. Ripeto il gesto un paio di volte e poi chiudo il rubinetto.

«Va meglio?»
Mi chiede Daniel.

«Sì, grazie.»

«Direi che è meglio che non mangio niente.»
Continuo a parlare.

«Ma non puoi non mangiare.»
Mi dice lui.

«Meglio se rimani qui, Martina è a lezione di danza e tornerà verso l'ora di pranzo. Ti preparo del riso in bianco, va bene?»
Aggiunge dopo.

𝐔𝐧 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐨 || 𝓓𝓪𝓷𝓲𝓮𝓵 𝓓𝓪𝓭𝓭𝓮𝓽𝓽𝓪 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora