Floyd<<Ecco perché il primo giorno in cui ti ho vista, dallo sguardo che mi hai rivolto ho avuto l'impressione...>>
<<Che sapessi già chi fossi? Sì l'ho fatto di proposito.>>Prosegue un lungo silenzio, poi dischiude le labbra e pronuncia con asprezza: <<Io di te non mi fido. Mi sei sul cazzo dal primo momento in cui ti ho vista. Vattene.>> Indica la finestra della mia camera senza di stogliere gli occhi dai miei.
Digrigno i denti <<Ti odio come mai ho odiato nessuno.>> Sbotto con il tono più duro che potesse fuoriuscire dalle mie labbra.
Questa volta non nasconde un ghigno torvo che mi mette i brividi. <<In teoria, sarei io quello ad avere motivi validi per odiarti.>>
Anche questo è vero.<<Avrei preferito che al tuo posto ci fosse stato Tom.>> In effetti come compagno di banco, Tom non è affatto male. Ma questo lui non lo saprà mai.
<<Ne dubito.>> Si passa la lingua sul labbro inferiore e io non posso fare a meno di seguirne i movimenti.
Riacquisto lucidità <<Ti ho già detto che non mi interessa cosa pensi.>>
<<Beh su questo non possiamo essere d'accordo.>> Sogghigna <<Perché se non ti importasse di ciò che penso, non mi istigheresti così.>>Lo ignoro, non sapendo bene come controbattere.
Non è da me.
Un rumore di passi che si fa sempre più vicino mi fa sussultare.
Scendo in fretta dal baule e mi chiudo dentro l'armadio. Le molle del letto cigolano appena quando Aleksej vi si sdraia sopra.La porta si spalanca e una voce maschile, presumo appartenente a suo padre, risuona nella stanza: <<Aleks, va tutto bene qui?>>
<<Ti sei deciso a chiedermelo solo alle due e mezza di notte?>> Per qualche assurdo motivo, quella risposta mi fa sorridere.
<<Ti ho sentito parlare con qualcuno... eri al telefono con Tom?>>
<<Sì.>> Risponde senza esitazione. 'Non credo sia la prima bugia che gli rifila.Proprio come quando da bambina inventavo anche quelle più assurde per sfuggire alle tutrici. E che ora utilizzo per non partecipare ai balli di corte o agli inutili e noiosissimi convenevoli delle lady.
<<A quest'ora?>> Continua suo padre e dalla fessura dell'anta dell'armadio riesco a scorgere i suoi occhi guardarsi intorno con circospezione.
<<Buonanotte papà.>> Lo liquida suo figlio, fingendo di sbadigliare.Un po' titubante, il padre lascia la camera augurandogli altrettanto buonanotte.
Accertandomi che i passi si siano allontanati, spingo l'anta e rotolo sul pavimento. Aleksej si siede a gambe incrociate sul bordo del letto. <<Come hai fatto?>>
<<Ho passato l'infanzia a imparare certe tecniche. Ricordo che quando avevo otto anni, facevo a gara con altre bambine a chi si nascondeva nel minor tempo possibile senza fare alcun rumore.>>Aleksej lancia inavvertitamente un'occhiata a Reivel che in tutta risposta emette un ringhio davvero poco amichevole.
<<Il gioco che facevi da piccola somiglia al nascondino che fanno i bambini qui, ma ho come il sospetto che il tuo prevedeva altro giusto?>>
Riprendo posto sul baule di legno. Rivivo mentalmente quegli attimi di terrore che caratterizzavano il gioco del "nascondino" come lo chiama Aleksej. <<Non credo di volerne parlare.>>Lui rispetta la mia scelta, senza porre atre domande.
Poi frugo all'interno della borsa ed estraggo un anello: è di argento con al centro una pietra di Ossidiana. Lui abbandona il letto facendosi più vicino e io adagio l'anello nel palmo della sua mano.
<<È una dichiarazione d'amore?>> Mi prende in giro con un sorrisetto beffardo.
Sì, quello con le fossette.
Alzo gli occhi al cielo, soffocando un ghigno.<<Questo in realtà non potrei dartelo. Non perderlo mai, ti aiuterà solo quando ne avrai veramente bisogno. L'Ossidiana rappresenta la felicità: respinge le emozioni negative. Puoi intuire che le nostre pietre di Ossidiana abbiano davvero questo effetto a differenza di quelle che ci sono qui. Capirai come sfruttarla.>> Sospiro <<Devi venire con noi. Ti spiegherò quando saremo lì.>>
Salgo sul cornicione fuori dalla finestra, rivolgendo un lungo e intenso sguardo alla luna: le iridi nere e le ciocche bianche cambiano colore e in quel momento mi concentro ad osservare Raivel. Attorno a noi si propagano dei cerchi concentrici, simili alle increspature che si formano in acqua quando vi sprofonda qualcosa di pesante. Una connessione tra gli occhi di Raivel e i miei, si intreccia in un suono appena udibile da un orecchio esterno come quello di Aleksej.
"Sappi che l'umano mi è antipatico" Sussurra nella mia mente.
"Beh sei stato tu ad ordinarmi di portarlo con noi, perciò prenditela con te stesso." Replico con asprezza.
"Non posso compromettere il futuro solo perché questo tizio mi è antipatico, ma volevo che tu lo sapessi. Andiamocene che mi sono già rotto il..."
Non lascio che termini la frase, interrompendo il contatto visivo.Io e Raivel ci siamo conosciuti tanti anni fa, avevo solo cinque anni. Quel giorno stavo piangendo a causa di una profonda ferita che mi ero procurata cadendo giù da un albero.
Avevo costretto mia sorella Aledya a procurarmi dei romanzi qualora avesse partecipato alle spedizioni qui. Li leggevo nel bosco, sopra un albero per non essere scoperta dalle tutrici. Quando sono caduta è apparso Raivel che con i suoi poteri curativi ha richiuso la ferita. Lui era solo un cucciolo, tra noi si è creato un forte legame sin da subito.Lui ha scelto me, ma il motivo per cui l'ha fatto lo conosce solamente lui. E non credo che il nostro incontro sia stata una coincidenza. E ora ha scelto anche Aleksej e solo il futuro ci spiegherà il motivo. Ognuno di noi dovrà recitare una parte nella storia, nel bene o nel male, e il destino si compirà inevitabilmente.
Nel frattempo non mi sono resa conto che Aleksej non ha smesso di osservarmi per un istante.Prende a giocherellare con una delle ciocche nere dei miei capelli, con l'intenzione di irritarmi. Ed è la reazione che ottiene. <<Non ti sopporto.>> Sibilo.
<<Dubito anche di questo.>>
<<Voglio che lasci i miei capelli.>> Quello che doveva essere un'ordine, si trasforma in una supplica strozzata, tanto che mi meraviglio della mia stessa voce.
<<Sei una pessima bugiarda.>>
<<Non sto mentendo.>> Credo...
<<Bugia.>>Non appena il suo viso si fa più vicino al mio, avverto le guance tingersi di rosso e il calore propagarsi in ogni centimetro del mio corpo.
Mi fissa con un' intensità tale da indurmi ad arretrare di un passo. Poi dice con tono basso e roco: <<Sappi che io non verrò da nessuna parte con te. Non mi fidavo prima, figuriamoci ora. Ritornatene a casa tua, qualsiasi essa sia, e smettila di rompermi il cazzo.>>Il mio iniziale imbarazzo muta in una rabbia ardente e indomabile. Raivel emette un basso ringhio.
<<Se sarà necessario non mi limiterò a romperti il cazzo: ti darò il tormento. Non puoi sfuggire al tuo destino, Aleksej. Non puoi sfuggire al Male.>> Sputo queste parole con i pugni serrati.
Gli dò le spalle, allontanandomi con decisione. Salgo sulla lunga schiena di Raivel. Mi riaccompagna fino alla finestra della mia camera. Poi sparisce nell'oscurità della notte.
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The Darkness of the Moon
FantasyDue realtà destinate a ricongiungersi. Quattro ragazzi legati dal male di una profezia. > Aleksej, un ragazzo dal passato oscuro e tormento, è al suo penultimo anno di college. Vive in una cittadina del New Jersey con suo padre, un uomo apatico co...