10. Segreti

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Anna

<<Tom io sono venuta solo perché è il tuo compleanno, ma ora voglio tornare a casa.>> Osservo inorridita i lividi che gli chiazzano la pelle pallida. Il mio labbro inferiore non smette di tremare a contatto con l'aria gelida che mi perfora le ossa. <<Mi dispiace davvero Tom, ma le feste non fanno per me.>>

Aleksej mi cinge le spalle con il braccio, placando leggermente l'ansia che alloggia dentro di me ogni volta che mi trovo in luoghi eccessivamente affollati, con gente fatta e ubriaca.
<<Ti riaccompagno a casa io.>> Dante estrae dalla giacca di pelle le chiavi della macchina.
Alterno lo sguardo da Aleks a Dante in cerca di una conferma.

<<Tranquilla Enni, puoi fidarti di lui, ma se vuoi posso venire anch'io.>> Annuisco prontamente alla sua proposta.
Ci incamminiamo in direzione della Mustang di Dante. Questo senso di oppressione che mi attanaglia la gola però non ha intenzione di lasciarmi respirare. Devo prendere...
Oh no.

<<Ho dimenticato la borsetta dentro!>> Mi porto una mano alla bocca soffocando un grido.
Aleksej digrigna i denti <<Cosa c'è dentro?>>
'E ora che gli rispondo?'
Non sono molto brava a mentire.
Soprattutto a mentire a lui.
Al mio silenzio Aleks scuote il capo con frustrazione <<Ti sei portata quella robaccia alla festa?>>
Sì.

<<Ale non sono affari tuoi di cosa metto all'interno della borsa.>> Ribatto voltandomi per non incontrare la sua espressione delusa.
Sospira in modo arrendevole <<Dante, aspettaci qui. >> Rientriamo in casa, facendoci largo tra la folla. <<Ti ricordi dove l'hai lasciata?>> Alza la voce per sovrastare la musica ad alto volume.
<<Credo di averla dimenticata nello... scantinato.>> Ammetto un po' imbarazzata.

<<Che ci facevi dentro lo scantinato?>> Il tono accusatorio che utilizza mi induce a tacere. Dubito che parlare servirebbe a smentire i suoi sospetti.
Sospetti che corrispondono alla verità: lo scantinato è l'unico luogo della casa deserto e "silenzioso".
Non smetto di stringere la mano di Aleksej, come se fosse il mio unico appiglio tra tutte queste persone che si accalcano, bloccandomi ogni volta il respiro.

Ho bisogno di trovare la mia borsa.
O non potrei garantire la possibilità che non morirò proprio qui.
Urto contro il petto di qualcuno e tiro un sospiro di sollievo quando incontro il volto pallido di Tom <<Non stavate andando via?>>
<<Ho dimenticato la borsa nello scantinato.>>
Due ragazze dai capelli corvini, gettano le braccia al collo di Tom in maniera disinibita.

Storco la bocca in una smorfia disgustata, mentre Tom tenta invano di scollarsele di dosso. <<Vengo con voi.>> Asserisce convinto, procurando un ghigno sul volto di Ale.
Percorriamo i gradini che conducono al piano terra. Il corridoio in fondo al quale svetta la porta che dobbiamo raggiungere, è avvolto dal silenzio. Dal piano di sopra la musica è come un eco lontano. L'unico suono è quello delle suole delle nostre scarpe sul pavimento.

<<Perché ti trovavi qui giù?>> La voce di Tom riecheggia tra le pareti grigie e spoglie.
Cosa dovrei rispondere? <<Vengo qui perché non appena mi trovo in un luogo estremamente affollato mi faccio prendere dall'ansia soffocante che mi comprime il petto, tanto che potrei svenire>>?
Non ci penso proprio.

Ma come lo giustifico un atto del genere nel bel mezzo del compleanno del mio migliore amico?
<<Lascia perdere.>> Taglia corto Ale, come se fossi un oggetto rotto a cui non c'è modo di essere riparato.
Ad interrompere la conversazione, è un boato proveniente dalla stanza dentro cui stiamo per entrare. Ale inchioda sul posto e mi avvolgo le braccia intorno alla vita, nascondendomi dietro il suo corpo.

The Darkness of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora