6. Mimosa

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Aleksej

Domenica mattina

Oggi uscirò a comprare le mimose dal fioraio: domani sarà la festa della donna e come ogni anno ne regalerò qualcuna alle ragazze del college.
Esco di casa venendo immediatamente investito dalla brezza fresca della mattina. Raggiungo il bar di fronte casa per fare colazione e soltanto quando noto le serrande calate e i tavolini vuoti, ricordo che la signora Margaret mi aveva parlato delle vacanze che avrebbe trascorso dai suoi parenti in Francia.

<<Come ho fatto a dimenticarlo?!>> E nel preciso istante in cui la parola 'dimenticarlo' fuoriesce dalle mie labbra, mi torna alla mente la lista dei promemoria che contengo all'interno delle note del telefono. Lo estraggo frettolosamente dalla tasca della giacca. La sensazione di aver davvero dimenticato qualcosa, ha iniziato a perseguitarmi non appena ho messo un piede fuori dalla porta di casa. Scorro con l'indice sullo schermo:
Compra la lettiera al nuovo gatto della vicina.
Scongela il pollo, visto che è tutto ciò che ti è rimasto da mangiare.
Fai la spesa, anche se sicuramente passerai i prossimi giorni rintanato al MC.
Aiuta la signora Harris con la torta di fragole

Leggendo questa lista - scritta da me - la domanda sorge spontanea: per quale diavolo di motivo mi rivolgo a me stesso in terza persona? Non ne ho la minima idea. La seconda domanda: perché devo comprare io la lettiera al gatto della vicina? Che razza di richiesta è? La terza: mi serve un promemoria per notare che nel frigo sono a corto di cibo e che lo debba comprare? Oppure che non lo farò mai e che passerò il resto dei giorni al MC?

Quando i mei occhi volano sull'ultimo promemoria - sotto quello della signora Harris - per poco non ho un infarto:
Ricorda di prendere le chiavi di casa.
'Ecco perché ero convinto di aver dimenticato qualcosa!' Proverò ad arrampicarmi sull'albero e a raggiungere la finestra nella speranza di non perdere l'equilibrio e finire dritto sulla barella del pronto soccorso. Evento già accaduto in passato e davvero poco piacevole.

Mentre cammino con gli auricolari nelle orecchie lo vedo. Ero riuscito a non intercettarlo nelle ultime due settimane, ma sapevo che prima o poi l'avrei incontrato. Poco prima di voltargli le spalle e tornare indietro, nella speranza che non mi abbia visto, incrocia il mio sguardo: Mario è sulla scala mentre pota la siepe. Nel momento esatto in cui il la sua faccia cicciona mi riconosce, sgrana gli occhi in un'espressione furibonda e si precipita giù dai pioli della scala. Inizia a correre (ovviamente in modo imbarazzante) e io faccio lo stesso.
<<Vieni qui disgraziato.>> 'Ma come pensa di raggiungermi a quella velocità?'

Sono bastati un paio di minuti per seminarlo tra la gente che affolla la piazza. Ordino le mimose dal fioraio così da averle tutte per domani. Ne prendo una e la rigiro tra le dita. La ripongo delicatamente nel marsupio a tracolla e pago. Mentre mi affretto a raggiungere il bar per fare colazione, mi accorgo che in un vicolo stretto e angusto, un gruppo accerchia una ragazza dai capelli neri. Mi avvicino e riesco a scorgere una ciocca bianca: deve essere Floyd.

Uno di loro la strattona facendola cadere all'indietro. Automaticamente mi precipito da lei scostando uno dei ragazzi con una spinta che lo fa barcollare.
<<Stai bene?>> Floyd afferra la mia mano senza rispondere.
<<Perché non ti fai i cazzi tuoi invece?>> Sputa Oliver con astio.
<<E perché dovrei?>> La mia espressione è tutto fuorché rilassata. 'Come si permette ad alzare anche solo un dito su una ragazza pur essendo la più stronza della scuola?!'

Mi sposto davanti a Floyd nascondendola dalla vista di Oliver con il mio corpo. Incrocio le braccia all'altezza del petto. Lui posa una mano sulla mia spalla sussurrandomi nell'orecchio: <<Perché noi siamo in quattro e tu sei solo.>> Si stacca da me in un movimento brusco sogghignando con fare irritante.
<<Sai Oliver, non ti facevo così fesso.>> Il ghigno sul mio viso lo fa ridacchiare in modo nervoso.
<<Come scusa?>>

The Darkness of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora