23. Realtà e fantasia

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Floyd

Non appena rientriamo a casa di Aleksej una strana sensazione mi investe, un calore nuovo si irradia nel mio petto.
Mi sento a casa in questo posto.
Tutto qui mi fa stare bene: il camino che proietta la sua luce soffusa sulle pareti bianche, i mobili in legno un po' rovinati dal tempo, i libri che ricoprono gli scaffali e le mensole poste sopra il divano, la camera di Aleksej... tutto.
Margi si precipita in cucina. <<Ragazzi sto letteralmente morendo di fame... Ale sai cucinare? Dimmi di sì ti prego.>>

Aleksej ride e la raggiunge. <<Hai avuto fortuna, Margireit.>>
<<Puoi chiamarmi Margi... come mi chiamano gli amici.>>
<<Lo avevo intuito.>> Le sorride distrattamente mentre armeggia con le padelle.
Osservo ogni movimento delle sue mani con ossessività, consapevole del fatto che di spalle non può accorgersene. Osservo il modo in cui la maglia aderente fascia le sue spalle e segna le scapole, e i riccioli neri che svolazzano da una parte all'altra. Li tira in dietro con un gesto secco della mano, ma non pare servire a granché. Squadro la sua intera figura più volte: è più snello rispetto a Tom che ha un corpo muscoloso. Ripenso ai tratti del suo viso, più delicati di quelli dell'amico... forse per le sue origini.

<<Potresti anche smettere di fissarmi, Mēness acis.>>
Ma come ha fatto?
Si volta nella mia direzione e io non faccio in tempo a distogliere lo sguardo da lui. Margi al suo fianco sghignazza divertita e Flooria accenna un sorriso.
<<Non sei il centro del mondo, lo sai?>>
Aleksej finge un'aria pensierosa.<<Non sono del tutto d'accordo.>>
<<Te l'ho già detto una volta: cerca di moderare il tuo ego spropositato.>>
<<Te l'ho già detto una volta: non sei tanto diversa.>>
Ha ragione.
Mordo il labbro con violenza. Di solito ho la risposta pronta per controbattere, ma quando si tratta di Aleksej... è come se dimenticassi anche solo come si parla.

<<Ha ragione però.>> Lo appoggia Flooria.
Ed ecco che la simpatia che provavo nei suoi confronti svanisce.
<<Ti odio.>> Sputo con asprezza.
<<Non sai mentire, ti ho già detto anche questo.>>
<<Chiederò a Khadian di fare a cambio: io andrò da Tom e lui verrà qui.>> Incrocio le braccia al petto e lo fisso negli occhi con determinazione, perché sono disposta a fare cambio volentieri. Più o meno.
La sua presenza ha un effetto inaccettabile su di me, è come se disgregasse con uno sguardo le pareti che ho costruito con tanta cura e pazienza in tutti questi anni.
Ho subìto le peggiori torture.
Ho compiuto atti terrificanti. Che rivivo ogni notte come promemoria della persona orribile che sono.
Non sarà di certo lui ha rovinare tutto. Devo tenere le distanze, in tutti i sensi.
Andrò da Tom.

Le sue sopracciglia si inarcano, conferendogli un'espressione strafottente. Abbandona i fornelli e mi raggiunge in poche falcate. Inclino il capo per non perdere il contatto visivo... non ho intenzione di mostrargli debolezza.
<<Da Tom? Quindi vorresti dire che preferisci lui a me, o che io ti piaccia troppo per respirarmi vicino?>>
E io che mi definivo l'incarnazione della schiettezza.
Margi sogghigna sotto i baffi, mentre Flooria alza gli occhi al cielo. Le ignoro e mi concentro su Aleksej: <<Vado da Tom perché mi stai sul cazzo. Ti va bene come risposta?>> Margi emette un gridolino di sorpresa. Aleksej invece non si scrolla quel ghigno insopportabile che mette in risalto entrambe le fossette.

<<Il sentimento è reciproco.>> Risponde istintivamente.
Mi limito a rifilargli un'occhiata tagliente. Perché è ciò che mi riesce meglio. Nella vita ho ricevuto solo crudeltà e mi hanno imposto di riversarla sugli altri. Non posso, ma nemmeno voglio legarmi alle persone perché sono in grado solo di rovinarle.
Sono già con un piede sulla scala che conduce al piano superiore, che una presa salda attorno al polso mi tira indietro. Due iridi come l'oceano mi inchiodano sul posto. <<So cosa hai fatto, Floyd.>> Corruccio le sopracciglia, sorpresa del repentino cambio d'argomento.
<<Perché? Perché hai scritto quei messaggi a Sindy?>> Il tono grave e perentorio che assume mi fa correre un brivido lungo la spina dorsale.

The Darkness of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora