11. Lo specchio della coscienza

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Aleksej

Chi è Raivel?
Non ho smesso di domandarmelo mentre percorrevo le scale che portavano al piano sottostante alla camera di Tom. Mentre sorpassavo i divani sui quali erano stravaccati ragazzi e ragazze con un'aria poco sobria. Mentre percorrevo il giardino cosparso di bottiglie di birra e mozziconi di sigarette. Mentre raggiungevo casa mia a piedi e mentre mi rintanavo in camera mia.

Raivel si nasconderà per leggere le loro menti. Sapete che non può farlo ad una distanza eccessiva.
Trascorro l'intera giornata a riflettere sulle parole di Floyd. Ricordo che mia madre mi aveva raccontato una volta, dell'esistenza di animali mitologici in grado di leggere nel pensiero ad una distanza
ravvicinata, per avere un contatto più profondo con l'interlocutore. Ma quale era? E perché sto prendendo in considerazione l'ipotesi che possa realmente esistere? Sto probabilmente impazzendo.

Qualche ora più tardi decido di coricarmi sul letto e chiudere gli occhi, felice che questa giornata sia finalmente volta al termine. In pochi minuti sprofondo in un sonno profondo.
È notte fonda. Tom mi aspetta sotto casa insieme a Trevor. Senza fare alcun rumore, scendo al piano di sotto e mi precipito fuori dalla porta. Con mio grande disappunto, quando mi avvicino a loro, scorgo Grace seduta su una panchina poco distante.
<<Cosa ci fa lei qui?!>> Sbotto facendola sussultare appena.

<<Aleks non ti arrabbiare, è stata lei ad insistere.>> Si difende Tom, prima che possa prenderli a pugni perché hanno acconsentito così facilmente e senza rendermi al corrente della loro decisione.
Grace si alza in piedi e mi raggiunge in due falcate. <<Non è colpa loro. Ho insistito.>> Alza il mento e incrocia le braccia sul petto mostrando determinazione.

Le sue iridi nere si immergono nelle mie, mentre prende tra i denti il labbro inferiore. Quel gesto mi manda in tilt il cervello ogni volta, perché vorrei essere io a mordicchiare quelle labbra carnose.
Addolcisce i tratti bellissimi del viso <<Ti prego Ale fammi venire con te.>> Immergo una mano tra i suoi capelli corvini e annuisco senza interrompere il contatto visivo.

Mi sveglio di soprassalto portandomi una mano alla tempia <<Basta ti prego.>>
Devo fumare.
Spalanco la finestra e mi accendo una sigaretta. Poi salgo sul baule, poggio un piede sul cornicione e, facendo attenzione a mantenere saldo l'equilibrio, mi accovaccio su di esso godendo della sensazione piacevole del vento freddo della notte.

Osservo la luna piena ripensando a quanto il volto della ragazza per cui mi sarei gettato tra le fiamme pur di salvare, fosse tetro e seducente come la luna. Il cielo che sta iniziando a colorarsi di un blu intenso, è identico a quello delle iridi di mia madre. Era leggermente più scuro del mio.
Consapevole che non riprenderò più sonno, mi sporgo all'indietro e recupero la cartellina dei fogli da disegno abbandonata sul baule.

Poi prendo tra il pollice e l'indice la matita che avevo incastrato dietro l'orecchio poco fa e inizio a tracciare le linee sul foglio, senza un'effettiva idea di cosa vorrei ritrarre. Mentre scarabocchio sulla superficie ruvida alla ricerca della giusta ispirazione, avverto due iridi che si fissano su di me. Alzo lo sguardo presagendo chi possa essere. <<Vorrei pensare che sia una coincidenza il fatto che nessuno dei due ama dormire a quest'ora della notte.>>

<<Perché non dormi?>> Domanda senza distogliere quei pozzi neri e profondi dal mio polso che compie movimenti lenti e calibrati.
<<Perché non ti fai i cazzi tuoi?>> Ribatto con amarezza.
<<Ha parlato il primo che non fa che intromettersi nelle situazioni che non lo riguardano.>>
Mi sfugge una risata isterica <<Se non fosse stato per me, David ti avrebbe fatto il culo alla festa.>>
<<Ti consiglio vivamente di limitare il tuo ego spudorato.>>
<<Senti chi parla.>>
Non sembra badare minimamente alla mia provocazione.

The Darkness of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora