La mia carnefice.

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|3 Mesi dopo.|

🌕 LUNA.

Ho passato un mese e mezzo a Cuba con i miei nonni, mentre mio padre è dovuto partire la settimana dopo aver scoperto della mia gravidanza.

Mi piaceva stare con mia nonna, ma volevo più che altro che mio padre mi stesse vicino ed era difficile dividersi tra me ed il suo lavoro.
Così sono tornata a casa mia, a casa con mio padre.

Ho evitato di uscire studiando online, eccezione fatta solo per andare dalla mia ginecologa.

Quando mio padre è venuto a riprendermi alla clinica mentre stavo per abortire, all'uscita mi sono detta che per tutta la durata della gravidanza avrei tenuto lontane le persone che sarebbero potute essere nocive per me e per il mio bambino.

Kaos compreso.

Non lo vedo da tanto tempo, mi sono limitata a spiare i suoi social, a vedere le sue storie in cui ogni sera è in un locale diverso circondato da donne.

È così devastante vedere tutto ciò, fa così male far parte della sua vita da dietro le quinte.

Lo amo ancora, da morire.
Forse più di prima, perché è questo cuoricino che batte insieme al mio a ricordarmi che Kaos sarà per sempre l'amore della mia vita, anche se io non sono il suo.

Quando mi manca, vado a guardare le sue foto.
Anche se sbaglio, perché non la dimentichi una persona così.

Scendo in cucina per andare a sgranocchiare qualcosa, ma con mia grande sorpresa la dispensa è vuota.
Com'è possibile?

Chiamo mio padre e dopo tre squilli risponde.

"Ciao tesoro, è successo qualcosa?" Mi chiede, in sottofondo si sentono troppi vocii. Sarà indaffarato per il lavoro.

"Papà, la dispensa è vuota."

"Certo che è vuota, tesoro. Ho fatto la spesa nemmeno quattro giorni fa ed hai già finito tutto." Mi dice.

"Mi stai dicendo che mangio come un bue?" Mi sento offesa.

"No amore, solo che la dispensa è vuota perché io tuo pargoletto ha deciso di diventare un bue." Dice divertito. "È mia figlia, è incinta, si." Lo sento ridacchiare.
Sta parlando con qualche suo collega.

"Lascia stare, a che ora ti liberi?" Domando, ed il mio stomaco brontola.

"Ne ho per le lunghe, riesci ad andare al supermercato da sola oppure ti mando l'agente Bryant?"

"No papà, grazie. Non voglio fare la spesa dentro una pattuglia." Alzo gli occhi al cielo e sospiro. "Tranquillo, ci vado io."

"Non stancarti e non correre." Mi dice.

Dopo altre lunghe raccomandazioni, riattacco e vado di sopra.

Non correre? Come se la spesa si potesse fare correndo.
Certe volte mio padre è così buffo e inopportuno.

Sfilo il mio pigiama di pile e mi avvicino allo specchio, i miei occhi si posano sul mio dolce pancino che ha iniziato a prendere appena una forma rotonda, oramai si inizia a vedere la sporgenza e mi piace.

Non vedo l'ora che diventi ancora più grande, così potrò anche sentirlo scalciare.

"Ciao pesciolino, o forse pesciolina." Accarezzo il mio ventre con i polpastrelli, ormai passo il tempo a coccolare la mia pancia.
Mi fa sentire bene, come se in qualche modo quell'amore che gli do, mi ritorna indietro cento volte meglio.

Mi dirigo verso l'armadio, prendo una felpa più grande di tre taglie ed infilo un leggins largo, in modo che mi stia comodo sulla pancia.

Ci metto poco a darmi una sistemata. infilo scarpe, giacchetto, e afferro il cellulare e i soldi per poi uscire di casa.

Quanto Kaos sotto questa Luna.©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora