Una giornata da dimenticare.

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🌀 KAOS.

Arrivo direttamente a casa invece di passare dal mio locale, ho bisogno di farmi una doccia e di mangiare qualcosa.

Non vado a casa da tre giorni e sono stanco morto, stasera c'è una serata al mio locale e devo riposare per essere carico.

Lascio l'auto nel vialetto della villa e salgo le scale velocemente.

"Ciao tesoro, ti sei deciso a tornare a casa."  Dice sarcasticamente mia madre.

"Ciao mamma." Entro tranquillamente non alzando nemmeno gli occhi per guardarla, chiude la porta e mi segue mentre raggiungo la cucina per sedermi a tavola, è già ora di pranzo.
Ma da quanti giorni non dormo?

"Ciao mamma? Sul serio vuoi dirmi solo questo dopo tre giorni che non ci vediamo e non ci sentiamo?" Chiede in preda ad una crisi isterica.

È cambiata troppo da quando è arrivato mio padre qui, spero tanto che non ci torni insieme perché è già abbastanza difficile così.
Non mi sopporterei di nuovo insieme, sarebbe un massacro.

"Hai litigato con il tuo ex marito?" Inarco un sopracciglio e inizio a tagliare la carne che ho nel piatto.

"Kaos, non ti permetto." Si siede a tavola accanto a me e mi guarda insistentemente. "Hai messo incinta una ragazza." Batte la mano sul tavolo, arrabbiata.

"Non una ragazza, ma Luna." Puntualizzo, provando a spazientirla di più.

Fa parte del mio carattere, ma poi non aveva detto che le piaceva?

"Ah, già. Luna. Questo non rende la situazione diversa." Si avvicina di più a me e ora ci troviamo occhi negli occhi.

Sento la tensione che si è creata e mia madre è furiosa.

"Non volevi diventare nonna? Ti ho dato ascolto." La prendo in giro.

"Tu non vuoi prenderti la responsabilità di quel bambino, come hai potuto metterla incinta se la tratti da schifo e non la vuoi, ma sei scemo?" Gesticola con le mani e diventa rossa in viso, evito di prenderla in giro ancora altrimenti potrebbe sentirsi male.

Ed io non voglio questo.

"Cosa farà quella povera ragazza? Me lo spieghi?"

"È una donna, saprà cosa fare. Non è un problema mio." Rispondo mandando giù un pezzo di carne.

"Ah già, proprio come ha fatto tuo padre. Ho passato anni a crescere una sua fotocopia." Appoggia la lingua sul suo labbro inferiore, lo fa sempre quando è incazzata.

Ma l'esempio di mio padre avrebbe potuto evitarlo.
Lancio le posate nel piatto e picchietto le dita sul tavolo, mi sto agitando.
Io non sarò mai come lui.

"Devo parlare con lei." Si alza di scatto andando avanti e indietro per la cucina.
La sta facendo più tragica di quello che è.

"Perché dovresti parlare con lei? Non entrare nelle faccende che non ti riguardano." Mi alzo e mi appoggio al ripiano della cucina incrociando le braccia al petto.
Non so dove ci porterà questa discussione.

Ci manca solo questa, poi magari me la ritrovo a mangiare qui a tavola la domenica come un'allegra famiglia.

"Che non mi riguarda? Non mi riguarda dici? Si tratta del figlio di mio figlio, e della madre di mio nipote, cazzo." Si porta una mano sulla fronte, è abbastanza provata da questa situazione e da questa conversazione che sta andando a degenerare.

"Mamma, il linguaggio." La rimprovero.

Non l'ho mai sentita dire una parolaccia in ventisei anni, mi meraviglio di lei.

Quanto Kaos sotto questa Luna.©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora