Io non piango più.

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🌕 LUNA.

Apro gli occhi controvoglia e allungo una mano fuori dal piumone per spegnere la sveglia che suona _Interstellar Overdive_ dei Pink Floid, sono le 6:40 del mattino.

Prima di alzarmi dal letto, ripenso a ciò che è accaduto ieri sera in quella casa. Poverino Blake, chissà come sta ora il suo naso.
Non dovrei cacciarmi in certi guai, soprattutto in guai che non sono miei.

Farò bene ad alzarmi se non voglio fare tardi al primo giorno di università, dopo essere stata ferma a lungo.
Non so se sono pronta ad affrontarlo.

Sussulto al contatto dei miei piedi caldi sul marmo freddo del pavimento, mi infilo in doccia e ci rimango per un quarto d'ora, è questo il mio momento preferito della giornata.

Finito di asciugarmi, tiro fuori dall'armadio una camicia bianca con un maglione di lana blu a giromanica, ed un pantalone classico bianco.

Indosso l'intimo dello stesso colore dei pantaloni, e poi indosso la camicia senza reggiseno, il mio seno non è prosperoso quindi non si noterà sotto il maglione.
Metto delle scarpette da ginnastica bianche e oro e sciolgo i capelli pettinandoli.
Fortunatamente i miei capelli sono lisci di natura e questo non mi permetterà di ritardare.

Afferro lo zaino ed il mio cellulare e scendo rumorosamente le scale.

"Buongiorno." Mormoro entrando in cucina.
Mio padre è seduto sulla sedia con una tazza di caffè fumante tra le mani ed un giornale.

È sobrio, forse oggi lavorerà di mattina.

"Papà." Lo richiamo per ricevere la sua attenzione, ma non alza gli occhi dal giornale.
Prendo un bicchiere di latte freddo e senza zucchero, lo mando giù gustandomelo.

Credo che mio padre oggi non ha intenzione di fare caso a me. Ma non demordo, devo avere quell'autorizzazione.

"Papà, ho bisogno solo di una firma, io devo .." mi interrompe battendo una mano sul tavolo facendo rovesciare tutto il latte ed il caffè, mi alzo di scatto per evitare che si sporchino i miei pantaloni.

Quest'uomo è completamente fuori di testa.

"Non ho tempo per le tue lamentele, perché non te ne vai?" Dice duramente.
Deglutisco e afferro la borsa che avevo lasciato ai piedi della sedia.

Forse tra i due chi sarebbe dovuto andare via, eri proprio tu.

Ho un padre ma è come se non ce l'avessi.

"Sarei lieta di andarmene, mi serve solo la firma. Io devo studiare." Lo sfido.

"E a me che importa? Hai vent'anni, arrangiati da sola." Torna con gli occhi sul giornale e rimane in silenzio per qualche secondo. "Poi ti chiedi perché ti dico sempre che ci saresti dovuta essere tu al posto di tua madre." Aggiunge.

È stata come una doccia fredda.

Non è la prima volta che tira fuori certe parole, fanno male, anche troppo. Ma non ho mai pianto davanti a lui.

Lui non ha il potere di farmi piangere.

Dopo la morte di mia madre, ho giurato che non avrei mai più pianto per qualcuno.
Non c'è niente di più doloroso al mondo che perdere chi ti ha messa al mondo.
Nessuno merita le mie lacrime, solo mia madre.

"Beh, credo proprio che se tu non fossi stato così stronzo con la mamma, a quest'ora starebbe sorseggiando il suo tè seduta al tavolo con noi." Sputo acida.

Scatta dalla sedia e mi affronta faccia a faccia, non indietreggio nemmeno di un po'.
Mi guarda negli occhi, e mi tira uno schiaffo di quelli pesanti che ha bruciato all'impatto e anche dopo.
Gli sorrido amaramente.

Quanto Kaos sotto questa Luna.©Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora