Capitolo 36

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Don't underestimate me, darling

I'm a ticking time bomb

I can make Sally fall in love

I Can Make Sally Fall In Love, Joy and Grief

Rob sentiva gli occhi di Phoenix puntati addosso.

Era da quando avevano messo piede sullo yacht che lo fissava da lontano, senza mai avvicinarsi. Il sangue gli ribolliva nelle vene, come scaldato dal suo sguardo color whiskey.

Con la coda dell'occhio, lo vide portarsi il drink alla labbra corrucciate in un adorabile broncio. Non sopportava di vederlo assieme a Eric, il ragazzo che stava flirtando con lui da tutta la sera.

Rob aveva imparato che non era mai una buona idea andare in giro con Joel, attirava le attenzioni di tutti. E di conseguenza, le attirava su di lui.

Eric si avvicinò ancora di più. Rob mal tollerava il dopobarba che si era spalmato sulla pelle, sapeva di mirra ed era stomachevole. Per non parlare del suo taglio di capelli, che sicuramente si era fatto da solo con le forbici da cucina.

Sbirciò nella direzione di Phoenix ancora una volta. Era inutile. Dopo l'International Rose Test Garden di Portland, i suoi sentimenti per il demone si erano riaccesi e si erano fatti roventi. Provava al contempo un gigantesco senso di colpa nei confronti di Danny. Non aveva aspettato molto prima di cercare conforto nelle braccia di Phoenix.

La sera aspettava con ansia che lui bussasse alla porta per continuare la loro nuova lettura, gentilmente procurata da Addie: Fahrenheit 451.

Il mattino non vedeva l'ora di fare colazione con lui, osservando le sue labbra arricciarsi attorno alla tazza colma di latte e caffè.

A ogni concerto, cercava i suoi occhi per mantenere la calma. Lo faceva anche prima che Danny lo lasciasse, e già quello doveva essere un indizio importante sulla situazione tra i due.

Rob venne attirato di nuovo nella conversazione da Eric. Controvoglia, gli fece un sorriso e rispose fintamente contento. Dal canto suo, il ragazzo decise di essere più ardito e di allungare una mano verso di lui, sfiorandogli la pelle esposta del gomito.

Rob rabbrividì, e non per il piacere.

Prima che se ne rendesse conto, delle dita si erano strette attorno al suo gomito, scostandolo dal tocco invasivo di Eric.

«Ehi», salutò il gruppetto Phoenix. La sua mano non aveva ancora lasciato il gomito di Rob. Lui cercò di divincolarsi, non perché non lo volesse vicino, ma per non destare sospetti. L'ultima cosa che voleva era sembrare intimo con il rosso, visto che tutti sul web lo pensavano già. Liberandogli il braccio, Phoenix avvolse il suo attorno alla vita, stringendolo contro il suo corpo caldo, che conosceva come le sue tasche per tutte le volte che l'aveva sognato. Quella era la peggiore tra tutte le cose che aveva fatto: sognarlo ogni notte, sperando di ricevere altri baci e altre carezze nella vita reale.

«Gentile da parte tua unirti a noi, Phoenix», disse Joel, sollevando il drink nella sua direzione.

«Questo gruppetto mi ha incuriosito. Vi conoscevate già per caso?»

«No, in realtà ci siamo appena incontrati», chiarì subito Joel, posando una mano sulla spalla del ragazzo. «Eric è un nostro grande fan ed è stato alle nostre due ultime tappe del tour».

«La canzone che avete cantato a sorpresa a Portland è una delle mie preferite», intervenne il soggetto in questione. «So che molti preferiscono i nuovi album al primo che avete pubblicato, ma per me è esattamente il contrario».

How to love Phoenix Kant [Trilogia How To #2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora