Cap. 44 La differenza

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Durante la terza settimana di sospensione dal lavoro, mi sentivo completamente alla deriva. Era la seconda volta che mi trovavo costretto a interrompere il mio lavoro e l'inattività forzata mi stava consumando. Ogni giorno era sempre uguale: i pensieri m'invadevano ed io li seguivo come un naufrago su una zattera alla deriva. Anche mentre lavoravo al ranch, mi ritrovavo spesso con lo sguardo perso nel vuoto, finché qualcuno non mi richiamava bruscamente alla realtà.

«Terra chiama Virgil... Terra chiama Virgil!» gridò una voce.

«Eh? Cosa?» balbettai, scrollandomi dai pensieri.

«I Bouffalant hanno rotto la staccionata e si stanno sparpagliando per il bosco!»

«Cosa? Dove??» domandai scattando in piedi e cercando con lo sguardo l'area incriminata.

Natural mi osservava con un sorriso trattenuto. «Tranquillo, stavo scherzando. Sei completamente assente, Virgil. Sembra che tu viva in un mondo tutto tuo.»

Sospirai, sapendo che aveva ragione. Le sue parole colpivano nel segno. Da quando ero tornato dalla grotta, il peso di quell'esperienza continuava a tormentarmi. Mi sentivo debole, incapace di difendermi. Ero stufo di essere l'ombra di qualcuno più forte. Per quanto Natural commettesse errori, era comunque diventato un agente brillante. Il suo talento come soccorritore era ormai leggendario, e mio padre non perdeva occasione per elogiarlo. Ed io? Io mi sentivo un peso, un elemento anonimo in una squadra di eccellenze.

«Va tutto bene, agente Evan?» chiese Natural, accorgendosi della mia espressione abbattuta.

«Oh, sì. Certo. Perché non dovrebbe?» cercai di dissimulare.

«Non mentirmi. Non dirmi che le punizioni di tuo padre ti sfiancano così da farti perdere il senso della realtà.»

Mollò martello e chiodi, appoggiandosi alla staccionata che stavamo riparando, e mi fissò con interesse.

«No, figurati. Alle sfuriate di mio padre sono abituato,» cercai di minimizzare.

«Allora cosa c'è che ti turba? Magari posso darti una mano.»

Lo guardai per un attimo, esitando. Poi decisi di provarci. «Beh... in effetti, c'è qualcosa che potresti fare.»

Natural si illuminò. «Bene, siamo già un passo avanti. Dimmi, cosa vuoi che faccia per te?»

Esitai ancora, imbarazzato. Sapevo cosa volevo chiedergli, ma le parole sembravano rifiutarsi di uscire. «Non so come dirtelo... ma... potresti allenarmi?»

«Allenarti?» chiese alzando un sopracciglio. «Intendi nella lotta Pokémon?»

«Sì, anche quello,» ammisi. «Ma non solo. Voglio diventare bravo anche nella lotta corpo a corpo. Tu sei un esperto di tecniche di autodifesa. Potresti insegnarmele?»

Natural parve colto alla sprovvista dalla mia richiesta. «Vuoi che ti insegni le arti marziali?»

«Sì, ti prego!» risposi con convinzione.

Natural incrociò le braccia, riflettendo. «Uhmm... potrei farlo...»

«Ma?» anticipai, percependo il suo tono esitante.

«Il fatto è che serve una motivazione seria per iniziare un percorso del genere. Non è solo questione di allenamento fisico. È un impegno mentale, Virgil. Devi essere davvero motivato.»

«Lo sono!» insistetti. «Desidero davvero migliorare, e tu sei la persona perfetta per insegnarmi. Allora? Accetti di diventare il mio maestro?»

Natural scosse la testa con un mezzo sorriso. «Non credo che ti farebbe piacere allenarti con me.»

Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora