Il lunedì successivo mi ritrovai davanti all'ingresso della caserma della polizia internazionale, pronto per affrontare la mia prova personale. Entrare in quel luogo e rivedere quelle facce, che sembravano incapaci di esprimere empatia, fu come un doloroso tuffo nel passato.
Virgil mi aveva accompagnato fino all'entrata, poiché non potevo spostarmi autonomamente. Dopo un rapido saluto, varcai la soglia con il cuore in gola e lo stomaco stretto in un nodo di ansia. La luce del mattino rimase alle mie spalle, mentre mi addentravo in quel mondo di ombre e sguardi sospettosi. Ogni passo sembrava una sfida: la mia fama mi aveva preceduto, e l'ostilità si percepiva nell'aria.
Giunto nell'aula della prima lezione, notai che era già parzialmente piena. I presenti erano un gruppo eterogeneo di aspiranti poliziotti locali, membri della polizia internazionale, vigili del fuoco e futuri soccorritori come me.
«Guarda chi si è unito alle nostre file...» disse un corsista con un sorriso sarcastico, facendosi notare dal resto della classe.
Le sue parole innescarono una serie di battute.
«Adesso abbiamo anche i terroristi tra le forze dell'ordine?» commentò un altro.
«A quanto pare, le voci in città erano vere» aggiunse un terzo, alimentando quel clima di tensione. «Il figlio di Ghecis è tornato in città.»
Mi ritrovai al centro di un vortice di mormorii e sguardi pungenti. Cercai di ignorarli, mantenendo un'espressione neutra, e mi sedetti in fondo alla sala, sperando di passare inosservato. Tuttavia, il dirigente Ross notò la mia posizione e mi invitò—o meglio, mi costrinse—ad avanzare nelle prime file.
Con riluttanza, obbedii. Sentii addosso gli sguardi pesanti di chi mi circondava, mentre cercavo di concentrarmi sulla lezione. Si parlava di legislazione, e presi quanti più appunti possibile, cercando di ignorare il mal di testa che si insinuava a causa del clima ostile. La giornata si protrasse a lungo, dalle otto del mattino fino alle sette di sera.
Quando finalmente l'orario si concluse, mi alzai dalla sedia per stiracchiarmi. Avevo appena afferrato il bicchiere d'acqua sul tavolo, quando una spinta improvvisa alla sedia accanto fece rovesciare il bicchiere sugli appunti, bagnandoli completamente. Mi voltai verso il colpevole, che aveva chiaramente agito di proposito, e tentai di mantenere la calma.
«Posso sapere il motivo di questo gesto?» chiesi, cercando di sembrare sereno.
Il ragazzo, un tipo arrogante con un sorriso beffardo, reagì alzando la voce per attirare l'attenzione degli altri corsisti.
«Stai insinuando che l'abbia fatto apposta?» disse, avvicinandosi minacciosamente.
La sua mossa attirò un piccolo pubblico. Altri corsisti tornarono sui loro passi per osservare la scena.
«L'ho visto chiaramente» risposi, cercando di mantenere il tono pacato, anche se il cuore mi martellava nel petto.
«Problemi di vista, signor terrorista? Anche se fosse vero, che cosa pensi di fare? Vuoi mandarmi i tuoi Pokémon? Vuoi risolvere la questione qui fuori?» replicò, aumentando il tono e spingendo il mio blocco appunti fino a farlo cadere sul pavimento.
Mi chinai per raccoglierlo, ma lui ci mise un piede sopra, bloccandomi.
«Non sono qui per litigare» dissi, cercando di trattenere l'ira. «Ho chiuso con certe cose».
Ritirai il blocco bagnato con una certa difficoltà, scostando il suo piede, e feci un respiro profondo per calmarmi. Il ragazzo tuttavia non mollava.
«Oh, certo! Non puoi farlo, vero? Dimenticavo che hai il coprifuoco. Certo che ormai i criminali li trattano bene al giorno d'oggi» aggiunse, rivolgendosi ai compagni che ridevano.
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Per sempre mio fratello ~ Pokémon Nero e Bianco ~
FanficQuando i destini di due persone desiderose di rialzarsi, le quali tuttavia non trovano la forza s'incontrano, ecco che tutto può cambiare. Due vite opposte e tormentate, due anime in fuga possono essere l'una rifugio dell'altra nelle avversità che i...