lucciole come stelle

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I ragazzi si guardavano attorno, ancora sotto shock per tutto ciò che avevano visto e vissuto. L’aria, per una volta, non era densa né pesante, e non c'era il solito silenzio opprimente. In quella radura, immersa in un verde sbiadito che ricordava i colori dell'autunno, c'era una sensazione nuova. Sembrava che anche quel mondo distorto comprendesse l’importanza della loro prima vittoria.

Come in una notte di fine estate, piccoli grilli intonavano la loro canzone, un frinire sottile che celebrava il trionfo. Attorno a loro, le lucciole danzavano nell’aria come piccoli spiriti, accendendosi e spegnendosi in un gioco di luci gentili, come per omaggiare il loro cammino.

Poi, con un balzo e una risata acuta che spezzò la dolcezza di quel momento, apparve il Giullare.

"Ecco i miei vincitori!" esclamò con una voce stridula, il sorriso folle che gli allargava le labbra. "Lo sapevo… ihih… sapevo che ce l’avreste fatta! E adesso," disse, inclinando la testa in un gesto teatrale, "mostratemi le carte rimaste. Forza, non siate timidi!"

Lily, Leo e Aria si scambiarono un’occhiata. C’era tensione nei loro sguardi, ma anche un senso di unità, come se la vittoria li avesse legati in modo indissolubile. Lentamente, Aria estrasse il mazzo che stringeva tra le mani tremanti, ma con una nuova determinazione negli occhi.

"Oh, vedo che avete usato il 7 di Cuori… ihihihi," rise il Giullare, con gli occhi fissi sulle carte. "E anche una… Regina di Fiori, se non sbaglio!" La sua risata si fece sbeffeggiante, disturbando per un attimo la quiete della radura.

"È stata una nostra scelta," disse Leo con voce ferma, anche se un leggero tremito gli percorreva le mani. "Non siamo pentiti di averle usate."

"Oh, non siete pentiti?!" Il Giullare si avvicinò a Leo, sorridendo con uno sguardo indagatore. "E cosa vi rende così sicuri, mio caro? Avete appena sacrificato due delle vostre risorse più preziose, eppure…" Si girò verso Aria, inclinando la testa come se stesse studiando i suoi pensieri. "…i vostri volti raccontano una storia diversa. Sei sicura di essere felice della tua scelta, Aria?"

Aria abbassò lo sguardo, stringendo le carte come se fossero l’unico appiglio rimasto. "Non c’era altra scelta," sussurrò. "Dovevamo salvarci."

Lily si fece avanti, con lo sguardo infiammato. "Basta giochetti," sibilò. "Abbiamo superato la tua sfida. Dicci cosa dobbiamo fare ora."

Il Giullare sorrise compiaciuto, quasi come se avesse atteso quel momento. "Oh, Lily… così impaziente, così impavida… eppure, non hai idea di quanto tu sia ancora intrappolata." Sorrise con un ghigno, iniziando a danzare attorno a loro come una figura disturbante fuori dal tempo. "Ma non abbiate fretta," concluse. "Ogni cosa a suo tempo… e ricordate, cari miei, ogni vostra decisione ha un prezzo."

Quando il Giullare scomparve, lasciando dietro di sé solo l’eco della sua risata, la radura tornò a riempirsi di una calma irreale. I ragazzi si guardarono attorno, ancora scossi, chiedendosi se tutto questo avrebbe mai avuto fine.

Improvvisamente, Lily portò le mani al corpo, come spinta da un istinto inconscio. "L’orologio di Tommy!" esclamò. Gli sguardi degli altri si posarono su di lei mentre tirava fuori l'orologio da tasca, e per la prima volta premette il piccolo pulsante sopra il rubino che spiccava sulla sommità.

Con uno scatto, l’orologio si aprì. Incisa al suo interno, come un sussurro dal passato, c’era una frase semplice ma potente:

Familia ante omnia

Lily fissò quelle parole, rapita dal loro significato. "La famiglia prima di tutto…" mormorò, e in quell’istante la sua mente volò ai suoi bambini. I loro visi sorridenti, le loro risate, riempirono il suo cuore, e sentì un nodo stringersi al pensiero della loro assenza. Poi pensò a suo marito, l’uomo a cui aveva dato tutta se stessa. Il desiderio di tornare da loro la invase con una forza assoluta. Voleva uscire. Doveva tornare da loro. E sarebbe stata pronta a tutto per farlo.

Leo osservava Lily, e il suo sguardo si posò sull’orologio, leggendo quelle parole che gli scossero qualcosa dentro. Familia ante omnia. La sua mente andò ai suoi stessi ricordi, a ciò che aveva perso. Chiuse gli occhi, stringendo i pugni fino a farsi male. "Sono stanco," sussurrò, con la voce spezzata da una decisione che si rafforzava in lui. "Ho già perso metà della mia vita dietro queste maledette voci… ma ora basta. I miei genitori, intrappolati in quella macchina, non torneranno. Ma sono sicuro che non vorrebbero vedermi così, perso, annientato." Alzò lo sguardo, deciso. "Devo sistemare tutto questo. Questa volta voglio davvero provarci."

Aria ascoltava in silenzio, ogni parola era come un colpo al cuore. Una lacrima le scivolò lungo la guancia, e coprì il viso con le mani, lasciando che il dolore trovasse sfogo. "Mi vergogno da morire," disse, con un filo di voce spezzata. "Voi avete vissuto cose che io non riesco nemmeno a immaginare… e io sono qui a farvi da peso, a causa di questa… stupida depressione." Scosse la testa, lottando contro le lacrime. "Non so davvero come facciate a starmi accanto. Mi odierei, fossi in voi."

Lily e Leo si scambiarono un rapido sguardo, poi si avvicinarono ad Aria, avvolgendola in un abbraccio. Leo le accarezzò la spalla con dolcezza. "Non dire così, Aria. Se non ci fossi stata tu, forse saremmo già morti." Si fermò un attimo, cercando le parole giuste. "Quelle persone che ti hanno fatto sentire così piccola, che ti hanno spinto a dubitare di te… non erano amiche, Aria. Ti odiavano perché tu eri tutto ciò che loro non potevano essere."

Lily annuì, la voce carica di una determinazione tenera e ferma. "Quelle persone ti hanno ferita perché dentro erano marce, consumate dall’invidia. Tu… tu sei bellissima, Aria. Non solo fuori, ma nel profondo. Hai una luce che loro non potevano sopportare. E noi… noi non saremmo arrivati qui senza di te."

Aria pianse apertamente, lasciando che il peso si sciogliesse in quell’abbraccio inaspettato. "Non merito tutto questo," sussurrò, con la voce spezzata e una sfumatura di speranza. "Ma… grazie. Davvero."

Rimasero lì, stretti l’uno all’altro, uniti dalla forza delle loro sofferenze e dal desiderio di superarle. Attorno a loro, i grilli continuarono il loro canto, e sopra di loro le lucciole danzavano come stelle in un cielo notturno, portando con sé una promessa di speranza.

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