HIRΩ: Omega al comando {BL}

40- Omega

Ogni grande cambiamento della vita di Hiro è stato battezzato nel sangue.

È successo a nove anni, quando sua madre l'ha ricoperto di fango e l'ha nascosto tra le grosse radici di un albero, implorandolo di non muoversi finché non fossero tornati a prenderlo. Minuti che erano diventati ore che erano diventate un giorno intero e solo all'alba di quello successivo lui si era finalmente deciso ad alzarsi sulle sue gambette tremanti per andare a cercarli. Un'inquieta ricerca che si era conclusa con le sue piccole ginocchia a mollo nella pozzanghera di sangue che i corpi dei suoi genitori avevano generato.

Uccisi.

È successo a quattordici anni, quando quei banditi hanno tentato di uccidere Gaston e di rapire Ranael ed Hiro ricorda ancora la forza con cui aveva stretto il manico del pugnale di sua madre mentre per la prima volta lo utilizzava per uccidere un altro essere umano. La carne che cedeva sotto la sua pressione, il sangue caldo che gli imbrattava la pelle, i gorgoglii doloranti ed i respiri mozzati delle sue vittime, la paura e la rabbia di fronte alla possibilità di perdere un altro membro della sua famiglia e l'orrore nel constatare che quei movimenti gli venivano naturali, istintivi, quasi fosse nato per brandire un'arma.

A diciannove, quando ha trovato un cucciolo dentro un barile in un villaggio distrutto e saccheggiato con i suoi abitanti riversi per strada ed il sangue ancora fresco sul terreno e poi dopo a ventuno, quando è toccato al suo di villaggio subire la medesima sorte. Gli è impossibile dimenticare quella visone cruenta ottenebrata dal fumo delle capanne che bruciano e dalle grida della sua famiglia che viene soppressa ed è orribile ricordare che parte di quella distruzione era provenuta dalle sue mani; che la cenere che gli si era incastrata nei ciuffi corvini era stata così diversa e al tempo stesso così simile a quella che aveva inalato settimane prima nell'accampamento nemico.

Eppure quattro macchie, benchè grandi ed impossibili da lavar via senza lasciarne l'alone, sarebbero state anche fattibili da camuffare se non fosse stato per il fatto che il resto della tela era già imbrattata di moltissimi altri spruzzi.

E con l'anima ormai ridotta a brandelli come può impedire al dolore di sommergerlo?

La forza di cui i suoi muscoli si stanno nutrendo per spingerlo in avanti verso il prossimo nemico e quello dopo ancora è pura disperazione e mentre fauci ed artigli prendono il posto del suo pugnale in una danza macabra più istintiva di quanto la sua fedele lama gli abbia mai fatto provare, Hiro si chiede se l'istinto possa fare delle scelte sbagliate.

"Il cucciolo di due cacciatori non può diventare una preda" ripeteva orgogliosa sua madre quando lo allenava ed ora quelle parole sono il propellente dei suoi movimenti che mai prima d'ora sono stati così rapidi e letali.

Lui è un ottimo guerriero e sa di esserlo, con la stessa consapevolezza che il sangue è rosso e che per proteggere qualcosa d'importante si deve sempre sacrificare qualcos'altro di equo valore.

È così che funziona l'universo e la sua legge dell'equilibrio ed è così che i suoi genitori lo hanno immesso nel suo ciclo: la sua vita per la loro, il suo futuro per i loro insegnamenti ed il loro amore, la sua nuova famiglia per quella vecchia.

È una legge dura, inarrestabile ed implacabile.

È la vita. E come ogni cosa ha la sua controparte.

Ma dov'è l'equità quando per proteggere la sua gente Hiro ne deve perdere altrettanta? Perché per garantire un futuro a tutti coloro che lo stanno aspettando deve strapparlo a quelli che stanno combattendo al suo fianco?

È ingiusto.

È meschino.

È oltraggioso.

E allora strappa un altro braccio, perfora un altro petto e uccide un altro uomo. Tutto in un loop meccanico che non richiede raziocinio o pensieri inutili, ma soltanto istinto puro.