Capitolo VII

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Inizio novembre.
La sveglia suonò alle 6.30, mi svegliati intorpidita, avevo la nebbia nel cervello, a malincuore mi staccati dall'unico amore della mia vita: il mio dolce letto e andai a farmi una doccia.
Leggins, converse e maglione extra large, zaino in spalla e via verso un' altra giornata di merda! Sì, penso sempre positivo io. L'aria pungente del mattino era piacevole, quel che ci voleva per farmi svegliare a tutti gli effetti, oltre una massiccia dose di caffè.
La stazione era ancora deserta, mi piaceva arrivare presto, infilare gli auricolari e guardare i binari, gli alberi e il cielo azzurrino velato dai colori dell'alba... Sapete, essere un artista è proprio questo, bearsi dei colori del mondo, saper sentirne gli odori, percepirne i sapori... Attraverso gli occhi non si vede e basta, si osserva, e osservare significa essere capaci di cogliere la bellezza nelle più piccole cose, che poi erano quelle le mie preferite, le piccole cose, tutti pensano che non siano importanti ed è per questo che si sottovalutano sempre, nessuno si dimenticavo mai delle cose importanti come i compleanni o gli anniversari, ma tutti si dimenticavano di dirti semplicemente buongiorno al mattino sorridendo, nessuno diceva mai "per favore" o "grazie" , nessuno era capace di farlo, questo era dovuto alla non curanza, alla semplice dimostrazione di chi non osserva ma guarda, di chi sente ma non ascolta. Erano tutti occupati a cercare di "sorprendere" che si dimostravano che a volte basta qualcosa di davvero insignificante per rendere felice qualcuno. Ecco sapete cosa mi rendeva felice? L'aroma del caffè alle sette del mattino mentre il sole salutava il mondo. Le note sofisticate di un piano forte, essere soli a volte non è così terribile, anzi... Io preferivo la mia compagnia a quella della maggior parte delle persone, quei dieci minuti di solitudine mi servivano al mattino.
Verso le 7.10 la stazione iniziava a riempirsi: studenti, impiegati, gente di ogni tipo, io aspettavo i miei amici, quella mattina vidi per la prima volta in stazione Rob e Fiore, mi salutarono molto velocemente ma fu abbastanza per farmi sorridere e se il buongiorno si vede dal mattino...
Le lezioni del giorno erano noiose, se non fosse stato per le ultime tre ore: laboratorio artistico. La mia materia preferita, vedete, spesso non è solo la materia a piacerci o meno, spesso è chi ce la insegna a farci nascere la passione e la curiosità necessaria a renderla tale e il mio professore non avrebbe potuto svolgere meglio il suo lavoro.
Il prof. De Santis era un vero osso duro devo ammetterlo, sembrava parecchio stronzo è spesso lo era davvero, aveva sbalzi d'umore peggio di una donna col ciclo ma era un artista a tutti gli effetti: organizzava mostre ed eventi ed io ero sempre lieta di andarci, coinvolga parecchio gli studenti e da un uomo come lui si poteva solo imparare. Devo a lui ciò che sono ora dal punto di vista tecnico e stilistico, certo ognuno sviluppa una propria tecnica col tempo ma è essenziale avere una buona base.
Quella mattina avremmo dovuto consegnare gli scheletri e quando arrivò il mio turno il prof rimase soddisfatto del mio lavoro, ero orgogliosa, le ore a farmi venire i crampi alle dita avevano dato i loro frutti.
Il prossimo lavoro consisteva in un autoritratto, il soggetto doveva essere truccato come meglio credeva e doveva indossare degli occhiali: larghi piccoli, strani, non importava, ma dovevano esserci, dopotutto sarebbero serviti per una mostra che si occupava di sponsorizzare un'ottica. Ero entusiasta della nuova traccia, e avevo già in mente la persona giusta che avrebbe saputo farmi una foto coi fiocchi.
Quella stessa sera vidi Fiore e gli corsi incontro:
<< Fiore! Fiore! Fiore! >>
<< Hey Sam datti una calmata! >> disse lui sorridendo.
<< Tu sei bravo a fare foto vero? >>
<< Il mio ph è praticamente ovunque! >> disse fiero.
<< Fantastico! Avrei bisogno di un favore... >> gli spiegai tutto per filo e per segno e lui sembrò entusiasta tanto quanto me, addirittura avevamo pensando di truccarci entrambi, usare oggetti di scena come carte da gioco, sembrevamo due bambini impazienti di andare al luna park!
Organizzammo tutto con scrupolosa precisione, era bello lavorare con lui, io e quel ragazzo eravamo esattamente sulla stessa lunghezza d'onda.
Il pomeriggio seguente il mio campanello suonò, alla mia porta non c'era solo Fiore, ma anche Rob, c'era stato un cambio di programma, visto che Rob avrebbe tanto voluto truccarsi per Halloween ma non ne aveva avuto l'occasione Fiore gli aveva ceduto il suo posto, limitandosi a vestire il ruolo di direttore artistico.
Rob e Fiore a casa mia ragazzi... Noi tre, soli... Non so se mi spiego.
Lavorare così era una distrazione continua... mentre preparavo Rob per il trucco osservavo attentamente le sue labbra invitanti mordendomi ke mie, io ero già truccata con jeans e canotta nera, Rob si era portato una camicia bianca e un papillon per fare le foto.
Quando finì di truccarlo portai entrambi in camera per far cambiare Rob, si tolse la felpa poggiando sU una sedia e si sfilò la maglia con lentezza e attenzione per non rovinare il trucco, vedi la sua schiena scoprirsi centimetro dopo centimetro con le scapole che si muovevano flessuose e la linea della spina dorsale che percorsi con gli occhi fino ad arrivare al Signor Culo... Carissimo Signor Culo i miei omaggi! Meritava un inchino quel fottuttissimo culo per la sua fottuttissima perfezione! Rob si voltò e sentii una vampata di calore infiammarmi le gote: il collo era lungo e invitante, le clavicole ben in vista, le spalle dannatamente sexy come le braccia, il petto sembrava dire "toccami Sam'', il suo ventre era piatto con gli addominali accentuati e una sottile scia di peli congiungeva l'ombelico col pube... avrei potuto giocarci parecchio con quella...poi i miei tornarono rapidamente sul suo petto: una macchia più rossastra e biancastra si trovava un po' più in basso delle clavicole, era una cicatrice, aveva l'aria di essere qualcosa di doloroso o per lo meno di esserlo stato... più in basso vicino alle costole ce n'era un altra, ma molto meno appariscente. Notando la mia attenzione rivolta su quei due punti e la perplessità sul mio volto lui mi disse:
<< Mi sono operato un paio di volte. Non è nulla tranquilla. >>
Scossi il capo e domandarsi scusa per la mia indiscrezione, poi fui di nuovo rapita dallo splendore che il suo corpo emanava, era sexy da morire col petto nudo, i jeans che permettevano di vedere l'elastico nero dei boxer e il trucco da mezzo teschio. Con un'eleganza angelica indossò la camicia bianca e gli feci una foto mentre se l'abbottonava: il risultato era un modello Armani nella mia camera più un altro ragazzo irresistibilmente attraente con la fotocamera in mano. Non sapevo chi dei due fosse il più bello. Resistetti alla mia mente perversa e andammo avanti con le fotografie.

Odiavo i girasoli.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora