Era la mattina del 14 febbraio: San Valentino, nonché il compleanno di Rob.
Erano le 7.30 ad io ero seduta su una panchina della stazione ad aspettare che lui arrivasse, gli avevo proposto di saltare la scuola insieme e lui aveva acconsentito. Avremo passato tutta la giornata insieme e avevo tanti programmi per quel giorno speciale: ero grata a qualunque forza esistente al di sopra di noi, che fosse Dio, Budda o semplicemente il destino, di aver fatto nascere un capolavoro e che giuro, più pensavo a lui e più lo guardavo, più mi convincevo di non aver mai visto tanta perfezione in una sola persona.
I suoi genitori avrebbero meritato un premio Nobel.
Controllai che nel mio zaino fosse ancora tutto intatto, e per fortuna lo era... Mentre richiusi la zip vidi Rob arrivare: jeans un po' larghi che gli scendevano lungo i fianchi e una felpa bordeaux dove avremmo potuto starci entrambi. Aveva gli auricolari ma se li sfilò appena mi notò e mi sorrise.
Avevo cercati di essere più carina possibile, perché "bella" per una come me è un po' un' impresa, indossati dei jeans e un maglione bianco intrecciato.
Lo abbracciai forte e gli sussurrai "buon compleanno all'orecchio" anche se gli avevo già mandato un lungo messaggio per fargli auguri a mezzanotte.
<< Colazione? >> chiese lui sempre sorridendomi.
<< Certo! >> risposi con entusiasmo.
Ci incamminammo verso un bar vicino alla stazione.
Una volta arrivati ci accomodammo e ordinammo le nostre colazioni.
Mentre aspettavamo intrapresi una conversazione sul fatti che io odiassi il Rob che diventava quando fumava erba e avrei preferito che smettesse di fumare quella roba che non faceva altro che mandargli in fumo il cervello.
Aprii il mio zaino e tirai fuori un incarto di carta velina bianca a strati, glielo porsi e lo osservati scartarlo.
Si ritrovò tra le mani una piccola bottiglia da collezione di liquore, sull'etichetta c'era un'ancora rossa.
<< Quella non si beve Rob, mi dispiace ma dovrai guardarla con la consapevolezza di non poterla aprire perché non solo è da collezione, ma era di mia madre, è antica e vale anche un po'... Per me significa molto. Ti sto donando una parte di me, ed è un simbolo per ricordarti di lasciar a proprio posto cose come l'erba e l'alcol. Guardare ma non toccare. E poi guarda l'etichetta, cosa c'è sopra? >> gli chiesi.
<< Un'ancora... >> rispose lui senza smettere di guardarla.
Gli presi la mano libera e lui mi guardò, fissai il mio sguardo nel suo:
<< Così ti ricorderai sempre di chi te l'ha regalata. Buon compleanno Rob. >>
Lui mi fissò per un tempo che mi sembrò infinito e riuscivo a sentire i battiti del mio cuore che batteva lento e regolare ma sudavo freddo, quel suo silenzio era assordante. Probabilmente non gli era piaciuto.
Sentì qualcosa stringermi forte la mano e mi accorsi che le nostre dita erano ancora intrecciate, lui si morse le labbra e finalmente parlò:
<< Sam, non posso accettare. >>
<< Rob, tranquillo. Ho scelto io di dartela. >>
<< Ma era di tua madre! >>
<< Adesso è tua. So che è in buone mani. >>
Gli sorrisi per rassicurarlo e gli strinsi le dita attorno alla piccola bottiglietta di vetro.
Continuammo a chiacchierare poi incentrai la conversazione su di lui:
<< Sul serio Rob, non ho mai conosciuto nessuno come te... meriteresti tutto quanto di più bello possa esistere... Come le stelle... Ricordi, quando ti dissi: "ti regalerei le stelle in un barattolo di marmellata vuoto se potessi"?>>
Lui abbassò lo sguardo, sorrise teneramente e annuì.
Aprii ancora il mio zaino e tirai fuori qualcosa.
Lui prese l'oggetto tra le mani e lo osservò attentamente: un barattolo di vetro di marmellata con dentro dei piccoli led Bianchi e gialli saldati a delle piccole batterie piatte incollate nel barattolo, i led bianchi erano un po' più grandi di quelli gialli e molto più luminosi, sembravano vere e proprie stelle, in più all'interno un biglietto arrotolato. Rob estrasse il piccolo pezzo di carta e lo lesse ad alta voce:
<< Ti regalerei le stelle in un barattolo di marmellata vuoto.
Sam. >>
Quando rialzò lo sguardo vidi la gioia illuminargli quei bellissimi occhi e un sorriso più luminoso di tutte le stelle dell'universo risplendere sul suo volto: lo avevo reso felice, e non avevo ancora finito.
<< Sam, non so davvero cosa dire... Nessuno aveva mai fatto questo per me! Grazie. È bellissimo, lo metterò vicino alla bottiglia. >>
Tirai fuori il terzo e ultimo regalo: una piccola scatolina nera.
<< Ancora?! >> chiese lui.
<< Questo è l'ultimo. >>
<< Tu sei pazza! >>
<< Shhh! Meriti il meglio. >>
Lui mi fissò un istante poi la curiosità nei suoi occhi divampò e si concentrò sul piccolo pacco regalo, sciolse il nastrino dorato e sollevò il coperchio poi uscì fuori un cordoncino a cuoio era appeso un ciondolo a forma di cuore umano.
<< E questa dove l'hai trovata?! È bellissima! >>
<< Non l'ho trovata. L'ho fatta io... >>
<< Davvero?! >>
<< Eh già! È di argilla, smaltato e dipinto... c'è una frase all'interno del coperchio comunque... >>
Lesse anche quella a voce alta:
<< Ricordi quando ti dissi: "Mi strapperei il cuore dal petto e te lo donerei con tanto di pacco regalo se potessi"?
Sam >>
Pausa, poi parlò ancora:
<< Questo è il tuo cuore Sam? >>
<< Sì Rob... E ora è tuo. >>
Mi fissò con le labbra schiuse, gli occhi imbambolati e per un attimo ebbi paura.
Lo indossò e poi strinse il ciondolo in una mano.
<< Ne avrò cura. >>
In quel momento fu come se il mio cuore potesse davvero percepire la stretta di quella mano e sentii l'aria mancarmi nei polmoni assieme al rossore che si impadrinova delle mie gote.
Quel ragazzo mi lasciava senza fiato. La sua bellezze indescrivibile, le sue parole, il suo modo di fare, il suo sorriso... Tutto di lui era perfetto e sentivo che il mio cuore non avrebbe potuto essere in mani migliori.
<< Sì Rob... So che lo farai. >>
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