Capitolo XXII

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Mi incamminai verso il vicolo dai miei amici, faceva un freddo cane, io indossavo dei jeans, una maglia nera con il loco Jack Daniel, una giacca di pile nera con motivi geometrici bianchi e le mie comodissime e calde DC, ma avevo gli zigomi e il naso rossi dal freddo e le mani secche e congelate.
Il tatuaggio fresco mi pizzicava un po', forse era il reggiseno stretto a darmi fastidio nonostante la pellicola e il gel lenitivo.
<< Allora?! Lo hai fatto?! È stato doloroso?! Dov'è?! Posso vederlo?! È in rilievo?! Posso toccarlo?! >>
Guardai Chiara come se fosse una pazza poi lei si calmò permettendomi di parlare.
<< Innanzitutto buonasera anche a te. E comunque, sì l'ho fatto, è stato doloroso, in alcuni punti atroce, è rilievo dato che è appena fatto, puoi vederlo ma non puoi toccarlo. Pazza. >>
Chiara aspetterò con impazienza che mi alzassi la magliette, così con molta delicatezza sollevati la maglia e scostai il reggiseno facendo particolare attenzione e non rovinare la pellicola e a non farmi male soprattutto.
Una folla si accalcò attorno a me: Chiara per prima (ovviamente) poi Anna, Federica, Lara e Giorgio, solo Rob era ancora seduto (probabilmente troppo pigro o sballato per alzarsi) ma con un'espressione incuriosita sul volto, poi come se si fosse appena svegliato di domenica mattina, ossia cin tutta la calma e la lentezza del mondo si alzò e si avvicinò alla folla.
Strabuzzò gli occhi alla vista del tatuaggio e scostò le altrè con un braccio per farsi spazio e osservare meglio:
<< Ti sei fatta un tatuaggio?! >>
<< Eh già! >>
<< È un' ancora. >>
<< No, tu dici?? >> lo presi in giro io.
<< Bello, mi piace! >> rispose lui sorridendo mettendosi le mani in tasca con aria soddisfatta.
<< Anche a me! >>
<< Ha fatto male? >>
<< Sì abbastanza. Soprattutto il cerchio di sopra e la punta sinistra. Ma io sono grande e forte! >> dissi mostrando i muscoli (ciccia).
Lui mi scompigliò i capelli:
<< Oh non avevo dubbi! >>
Poco dopo eravamo di nuovo seduti sui grandini del vicolo, Giorgio e Lara erano in piedi e stavano dando spettacolo della loro ilarità: Lara cantava e quando intonava le note più alte i sollevava anche sulla punta dei piedi e tirava il mento su aggrottando le sopracciglia e Giorgio allora le dava qualche colpo dietro la testa o sotto il metto guadagnandosi urla isteriche che mettevano a dura prova la mia pazienza e mazzate che non gli provocavano nessuna reazione se non un sorriso a trentadue denti.
Anna rideva e la sua risata era terribilmente contagiosa, Chiara aveva il cappuccio grigio della felpa tirato su e non riusciva a chiudersi una sigaretta a causa delle risate, Fede cercava di non lacrimare dal ridere.
Io e Rob eravamo seduti sul gradino più alto e lui fumava mentre gettava la testa all'indietro e strizzata gli occhi ridendo, e per me non c'era suono più bello.
Risi anch'io, perché con loro era impossibile non ridere.
Mentre gli altri erano intenti ad osservare ancore il teatrino di Lara e Giò mentre dicevano qualche stupidaggine.
Una mano si posò sulla mia e poi mi pizzicò il dorso facendomi sussultare.
Rob rideva e io lo guardavo con finta arrabbiatura massaggiandomi il punto dove mi aveva pizzicato poi cercai di ricambiare il pizzico ma lui mi bloccò:.
<< Hai le mani fredde. >>
<< Grazie al cazzo, si gela. >>
<< Ti voglio bene anch'io! >> disse ironicamente.
Poi mi abbracciò e io mo accomodai nella sua giacca matusa calda. Mi sentii a casa. Per me ovunque lui fosse era casa.
Gli diedi un baciò sulla guancia e lui cambiò dandomene uno sulla fronte e regalandoci un sorriso.
Sentii il calore diffondersi dentro di me e non avevo più freddo, ma io tatuaggio fresco mi pizzicava un po'.
<< Sam posso farti una domanda? >>
<< Ma certo. >>
<< Perché ti sei fatta un tatuaggio? >>
<< Perché ne avevo bisogno Rob... Io sono del parere che i tatuaggi vadano fatti in momenti ben precisi della propria vita, quando segni un passaggio e devono avere in significato, altrimenti è inutile.. io avevo bisogno di questo. >>
Rob sembrò contemplare le mie parole nel breve silenzio che precedette la successiva domanda, come se volesse capire ogni singola parola al meglio, infine parlò:
<< Perché un' ancora allora? >>
<< Perché l'ancora è segno di stabilità, fermezza, e io ho sempre mantenuto con fermezza ogni mia promessa e decisione, poi perché unisce le iniziali di due nomi: Veronica e Cara. Se vedi l'ancora in verticale è un V, in orizzontale è una C. Veronica è il nome ni mia madre, è morta quando ero molto piccola e così sono stata cresciuta da mia zia Cara che mi ha sempre sostenuta, mi è stata vicino come di solito fa una madre, e se oggi sono così è solo grazie a lei. Volevo qualcosa che le unisse, perché entrambe fanno parte di me e sono dei pilastri fondamentali della mia vita. Così un'ancora era proprio ciò che ci voleva. Stabile nonostante mille viaggi in mare e con due punte che faranno sempre parte di essa e l'aiuteranno a restare stabile. >>
Rob mi fissò intensamente, quasi come se volesse capire se le mie parole corrispondessero alla verità o meno.
Schioccai le dita davanti ai suoi occhi:
<< Hey? C'è nessuno in casa? >>
Lui mi prese il polso.
<< Eri seia? >>
<< Vorrei poterti dire di no, e che mia madre mi sta aspettando a casa, ma è la verità purtroppo. >>
<< Mi dispiace... >> disse lui.
Chiusi con forza gli occhi. Odiavo quella maledetta frase: "mi dispiace"... Frase del tutto priva di senso, detta per consolare qualcuno ma che II realtà vuol dire "mi fai pena". La pietà della gente era la cosa più squallida che esistesse. Odiavo profondamente quelle due parole insipide e che facevano più male dell' accaduto stesso.
<< Ah sì? E di cosa esattamente? Non dispiace a me, figuriamoci a te. >> dissi in tono tagliente.
Rob mi guardò amareggiato.
<< Scusa non volevo... >> dissi io.
<< Tranquilla, scusami tu. Non volevo... >>
Sorrisi tristemente.
<< Com'è morta? >>
<< Tumore al cervello. >>
Rob mi strinse la mano, prima con incertezza, poi più forte e io mi strinsi a lui.
Avevo iniziato ad aprirmi e a fidarmi di lui.

Odiavo i girasoli.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora