Una luce bianca mi colpi in pieno viso, erano le nove del mattino, aprii gli occhi lentamente stropicciandoli, la sensazione del bel calduccio che mi stava dando il mio piumone soffice era la cosa ideale per un dolce risveglio. Guradai verso la finestra che dava sul balconcino della mia camera: era bianco, completamente bianco, innevato. Non riuscivo più neanche a vedere il battiscopa e la ringhiera era coperta da uno spesso strato di neve bianca e soffice che rifletteva la tenue luce del sole di dicembre.
Scesi dal letto come una furia, corsi verso la finestra e ci spiaccicai il naso e le mani contro: Non vedevo la neve da anni. Aprii la finestra e la toccati con l'indice, era soffice e fredda.
Corsi in cucina e quando aprii di nuovo la finestra avevo in mano una ciotola e un cucchiaio: raccolti la neve più in superficie fino a colmare la ciotola, tornai in cucina e aggiunsi zucchero, cacao in polvere e un goccio di latte, mischiati il tutto e mi gustai la mia dolce colazione.
Mio padre entrò in cucina accompagnato da mia sorella: << Buongiorno Sam, tanti auguri piccolina! >> Disse mio padre abbracciandomi.
<< Buon compleanno! >> mia sorella mi diede un paio di baci sulle guance. Ebbene sì, era il 31 dicembre, ed era il mio compleanno.
Mi vestii alla svelta, volevo camminare sulla neve e non vedevo l'ora, mentre liberavo i miei lunghi capelli rossi freschi di tintura dalla felpa il mio telefono vibrò, sbloccai lo schermo e trovai una foto che ritraeva Fiore in modalità: voglio sputtanarmi autonomamente. Aveva il folto ciuffo nero costretto all'indietro da un pinzone verde, un sorriso stupido e le sopracciglia innarcate, attorno alla foto c'erano coriandoli e festoni e una scritta gialla che diceva: "Auguri!". Risi portandomi una mano alle bocca gli risposi ringraziandolo di tutto cuore, felice che se ne fosse ricordato.
Quando scesi di casa stava nevicando, mi godetti per qualche secondo la sensazione dei fiocchi di neve sul viso e sui capelli, poi aprii l'ombrello e mi incamminai verso il bar per raggiungere i miei amici sentendo il rumore della neve sotto i miei passi.
Rob, Giò, Anna, Fede, Chiara e Lara erano seduti al tavolo giallo del bar mentre mangiavano cornetti caldi e sorseggiavano caffè e cioccolata. Mi sedetti accanto a Chiara ordinando una cioccolata calda, la mia amica mi rivolse un sorriso abbagliante a trentadue denti: << Auguri Sam! >> così dicendo mi saltò al collo rischiando di far ribaltare la sedia su cui ero seduta e farci cadere entrambe all'indietro con triplo salto mortale all'indietro.
Successivamente ricevetti un abbraccio/attacco triplo: Anna, Lara e Federica mi stavano soffocando, il profumo di Fede aveva preso possesso dei miei polmoni, le nostre risate mi sfioravano le orecchie:
<< Tanti auguri Sam! Buon compleanno! Auguri auguri!! >>
<< Ragazze non respiro! >> dissi soffocata anche dalle nostre sciarpe tra una risata e l'altra. Si attaccarono da me e tornarono ai loro posti permettendoci finalmente di assaporare la mia deliziosa cioccolata calda.
Giorgio mi guardò con gli occhi verdi sorridenti, mi prese la mano e mi disse:
<< Auguri Sam! >> ricambiai sinceramente il sorriso e lo ringraziai. Guardai Rob, era concentrato a bere il suo caffè macchiato, non mi aveva fatto gli auguri... Lo guardai aggrottando le sopracciglia, perché non mi aveva neanche rivolto la parola? Fissai la mia tazza mezza vuota poi finii di bere. Pagando il conto e usciamo dal bar, mentre aprii l'ombrello una mano lo afferrò e sentii un braccio sulla mia spalla poi un bacio sulla guancia e una voce che sembrò quasi un sussurro << Auguri Sam. >> quando mi volati incrociati lo sguardo di Rob che mi guardava tenendo la testa bassa, data la notevole differenza di altezza. Sentii le guance riscaldarsi e capii di essere arrossita, gli feci uno dei miei migliori sorrisi: << Pensavo non me li avresti fatti... Ti ringrazio. >> mi aggrappati al suo braccio sotto l'ombrello e lo ci incamminammo assieme agli altri.
Durante il tragitto io e Rob ci eravamo più volte messi lo sgambetto a vicenda ma sorreggendo l'altro per non farlo cadere, poi lui aveva lasciato il mio braccio per iniziare una guerra di palle di neve con Giorgio e Lara, una palla di neve mi colpì la schiena, mi volati e vidi Rob fischiare con le mani dietro la schiena. Ah sì? Raccolsi una bella manciata di neve e gliela lanciati contro con goffaggine, lo mancai, lui non dovette neanche scomodarsi per evitare il colpo, scoppiò a ridere prendendolo in giro e io misi il finto broncio. Lui corse verso di me cingendomi la spalle con un braccio e scompigliandomi i capelli con l'altra mano, quel tocco mescolato al suono della sua strabiliante risata mi fece irrigidire tutti i muscoli, per poco non mi si fermò anche il cuore. Lo fissati con la bocca spalancata, come se avessi visto un angelo, effettivamente non c'era poi molta differenza, e la neve bianca come sfondo dava la perfette idea di paradiso: il mio paradiso, e lui ne custodiva le chiavi.
Mi divincolai da quella specie di abbraccio, non dovevo assolutamente abbracciarlo. Lui mi lasciò andare poi disse:
<< Sei scarsa sai? >>
Feci la linguaccia e corsi via verso Chiara.
La villa comunale era uno spettacolo mozzafiato: gli alberi spogli erano innevati, l'erba era ricoperta da un soffice velo bianco e il viale era pieno di impronte di passi incise nella neve. Rob e Giorgio si sedettero su una panchina, si sfilavano i guanti cercando di rollarsi una sigaretta, le ragazze erano intente a scattarsi fotografie tra le neve, io mi rannicchiai per terra e iniziai a realizzare un pupazzo di neve. La neve era fredda, troppo fredda, non avevo i guanti a le mani mi erano diventate rosse e fredde, mi facevano male. Rob mi aveva fissata tutto il tempo, si alzò dalla panchina e si avvicinò a me, poi si sfilò i guanti e me li lanciò, si rannicchiò accanto a me e iniziò ad aggiungere neve a mani nude dove avevo già creato il corpicino del pupazzo. Lo guardai sorpresa, quel gesto mi aveva colpita... gli porsi un guanto:
<< Facciamo uno è uno? Non reggerai a lungo fidati. >> Rob mi sorrise teneramente poi si infilò il guanto. Continuammo insieme l'opera, poi lui si alzò e staccò due rametti da un albero posizionandoli come braccia per il nostro pupazzetto. Il risultato non era male, era un pupazzo di neve un po' tozzo è piccino, ma era carino solo perché Rob mi aveva aiutato offrendomi anche i suoi guanti a costo di lavorare congelandosi le mani. Gli porsi l'altri guanto: << Grazie Rob... >> sorrisi timidamente.
<< Figurati... >>
Era ora di andare e mentre lo salutavo gli dissi: << Non stai dimenticando qualcosa? Tipo un regalo che dovevi farmi "magari al mio compleanno"? >>
Lui sospirò: << Pensavo te ne fossi dimenticata piccola stronza! >> scossi la testa.
Lui mi prese il volto tra le mani:
<< E va bene... >> si avvicinò a mi diede un bacio, un bacio semplice e stampo, le sue labbra erano calde e morbide, un po' umide e mi scaldarono fecendomi dimenticare del freddo è della neve che ci circondavano.
Si staccò da me, poi sorrise facendomi ancora gli auguri e si allontanò con gli altri mentre io mi incamminai verso casa con un sorriso che non voleva saperne di andare via.