10. Like Sun

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le giornate a casa mia passarono abbastanza in fretta: stavo con mia sorella e mio fratello, andavamo a cena, a pranzo, in giro. Insomma, era stata una bella cosa ritornare per un po'. Ma vedere mia nonna malata, non fu il massimo delle mie aspettative: mi dispiaceva non poterle essere più vicina, ma lei lo sapeva e mi chiedeva di non preoccuparmene. Dopo aver preso l'aereo per andare dalla nonna, che viveva in un'altra città, invece che andare a Los Angeles direttamente, presi l'aereo per Miami, per raggiungere Camila a casa sua.

Sofia era una bambina carinissima e molto semplice, e farle un regalo non fu per niente un problema. Camila mi aveva detto di lasciar perdere: ma una festa non era una festa senza una sorpresa, no?

Mi ritrovai nell'aeroporto, dopo 45 minuti veloci di viaggio, a giocare col mio telefono mentre aspettavo la mia amica. Bradley mi mandò un sms e cominciammo a parlare per qualche minuto:

"Tesoro, tutto bene?"

"Hey. Sono stanchissima, ma si, va tutto bene."

"Tua nonna?"

"Oh, non sta benissimo."

"Mi dispiace, Lo. Credi che potremmo vederci?"

"Non sono ancora a L.A., torno tra qualche giorno."

"Ottimo, verrò a prenderti all'aeroporto."

"Che principe."

Bloccai lo schermo, sapendo che Camila sarebbe arrivata a momenti, e mi alzai in piedi per andarle incontro verso l'entrata. C'erano molte persone e per cercarla dovetti mettermi in punta di piedi, osservando bene tra una testa e l'altra. Sbuffai, capendo che non riuscivo a vederla, ma poi vidi i suoi occhi spuntare tra le persone, il suo sorriso diventare enorme come una casa. E sospirai, sollevata di rivederla. Camila mi corse in contro, lasciando cadere tutto il suo peso tra le mie braccia. Barcollai, impreparata al salto, ma rimasi in piedi, stringendola forte:

"Che bella accoglienza, signora Cabello."

"Lo so" Rise: "Volevo portare il cartello con il tuo nome, ma Sofia me lo ha impedito."

Misi un braccio sulle sue spalle, ringraziando a voce alta la sorellina che mi aveva sottratto ad una figura poco carina, e poi ci dirigemmo fuori, verso l'auto della mia amica. Camila mi aprì lo sportello, afferrando prima le mie borse per metterle dietro, e poi mi raggiunse davanti, mettendosi al volante. Prima di partire mi guardò sospirando e mi sorrise felice, come se non ci vedessimo da anni. Vederla al volante la fece sembrare più grande di quanto tutti avrebbero detto che fosse: io e lei non potevamo fare quel genere di cose durante il tour. Non avevo guidato la mia macchina per un anno intero e lei sembrava aver fatto lo stesso, data l'eccitazione presente nei suoi occhi:

"Tutto bene?"

Scosse la testa per tornare in sé e mi sorrise annuendo:

"Sono felice di averti qui, Jauregui."

"Lo sono anche io, Camz."

Camila accese la macchina, mettendo la prima, ed io sospirai osservandomi intorno.

Mentre guidava cominciò a parlare a raffica, facendomi l'elenco delle cose da mangiare che ci sarebbero state, di come ci saremmo divertite e di quanto sarebbe stato divertente. La stavo ascoltando, quello era ovvio: ma non riuscivo a staccare gli occhi dal sui viso fine, dalle sue labbra di un rosa stupendo. E quando si girava per assicurarsi che stessi ascoltando, mi limitavo ad annuire, convinta del fatto che persona più bella non sarebbe potuta esistere.

Camila svoltò nel vialetto di casa sua, scendendo per prima per aprire la mia portiera, e poi si diresse nel cofano, dove io la raggiunsi di fretta:

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora