21. Can't Wait

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Aprendo gli occhi, un enorme mal di testa mi invase in un modo assurdo: ero vestita nello stesso modo della sera precedente e questo mi fece ricordare che non ero nella mia camera. Mi tirai su per i gomiti, arrancando faticosamente, e mi guardai attorno socchiudendo leggermente gli occhi: la stanza era illuminata dal sole mattutino e Camila non era più accanto a me.

Misi una mano davanti agli occhi per coprire il raggio che mi veniva dritto in faccia e poi voltai la testa verso il bagno sentendo la maniglia abbassarsi:

"Buongiorno" Sorrise: "Non sapevo ti saresti svegliata così presto."

Mi chiesi che cosa intendesse per 'presto', visto che ero totalmente confusa di qualsiasi cosa, compresa dell'ora. La guardai meglio, aprendo gli occhi del tutto e togliendo la mano da davanti il viso:

"Wow" Le sorrisi indicandola: "Dovresti metterti più spesso così."

Camila rise, stringendosi nell'accappatoio, ed io mi sistemai sedendomi per bene. La porta risuonò di qualche colpo e, quando sentii la ragazza dire 'grazie', mi accorsi che non dovevo preoccuparmi di nulla, perché non era nessuna delle tre ragazze.

La cubana apparve con un enorme vassoio pieno di prelibatezze per la prima colazione e scattò, quasi lanciandomi il tutto, quando il laccio che teneva chiuso l'accappatoio diede segno di slacciarsi. I suoi occhi si spalancarono e lei mosse il corpo cercando di fermare la corda; ma era in difficoltà ed allora mi alzai velocemente, afferrando la cintura di spugna per poi deglutire rumorosamente e sorriderle:

"Ecco fatto" Le presi poi il cibo dalle mani: "Puoi rilassarti."

Dopo aver posato le cose sul letto, sospirai guardando verso la ragazza e Camila si sedette sul letto tranquillamente, come se nulla fosse accaduto. Forse davvero non c'era da tener conto delle nostre azioni, ma posso giurare che non allaccerei mai l'accappatoio a Dinah o alle altre in quel modo.

"Devo proprio piacerti" Dissi scherzando: "Nessuno mi ha mai portato la colazione a letto."

Si sentì evidentemente onorata, visto che sorrise abbassando leggermente la testa, vergognosa. Io afferrai il cappuccino e ne bevvi un sorso, continuando a guardare i suoi occhi marroni:

"Ricordi di cosa abbiamo parlato ieri?"

"Certo" Annuì: "Non ero ubriaca."

Cazzo, avrei dovuto baciarla. Ma il fatto è che avevo paura: insomma, chi è che bacerebbe la propria migliore amica così, da un giorno all'altro? Io, e va bene. Probabilmente non avevo scuse, avrei dovuto fare quello che mi sentivo, seguire il mio istinto:

"A cosa pensi?"

Alla sua domanda  la guardai alzando le sopracciglia, segno che prima non stavo seguendo e poi le sorrisi, tenendo la tazza tra le mani:

"A niente" Dissi sorridendo: "Niente di importante."

Camila mi squadrò il viso, guardandomi sorridendo, come se ne sapesse più di me e poi si bagnò le labbra, per togliere via la schiuma bianca della stessa bevanda:

"Mi consideri poco importante?"

"Scusa?"

"So che pensi a me." Sorrise di nuovo, dolcemente: "Quando parli di me o mi pensi,  tendi sempre a battere gli occhi troppo velocemente e a guardare in aria. Come se guardando me potesse scoppiarti la testa."

Misi il cappuccino sul vassoio ed incrociai le gambe, sospirando come se avesse davvero centrato il punto:

"Non ti ho mai detto niente di me, Camz. Eppure come fai a conoscermi così bene?"

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora