38. Worse

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Le luci erano poche ma abbastanza da poter vedere il volto contratto di Camila. Stava sorridendo crudelmente e non a me, ma ad Alex. Mi sembrava più che ovvio che a me lui non interessava: ma vederla gelosa mi entusiasmava ed io avrei continuato a vedere i suoi occhi arrabbiati per tutta la sera.

Ci sedemmo al tavolo riservato e ci sistemammo mettendoci il più comode possibile. Dinah scattò subito una foto del locale arredato come una barca pirata ed io mi guardai attorno sorridendo alle persone che ci guardavano.

Come già sapete, lo spero, non eravamo così tanto famose da dover avere gli accompagnatori: ma posso confessare che ci piaceva avere gli occhi addosso. Quegli occhi in cui leggi l'indecisione di chi vuole salutarti ma che ha paura di sbagliare e, nonostante la fama piacesse a tutti, a me andava bene anche così.

Camila era davanti a me e mi guardava atterrita:

"Cosa?" Mi sporsi verso di lei: "Cos'ho fatto?"

"Non mi piace."

Mi guardai attorno, cercando di capire a chi si stesse riferendo, e poi schioccai la lingua:

"Ma chi?"

"Non farmi essere sgarbata, Lo. Alex, chi altro?"

Risi leggermente e la cosa la turbò a tal punto da farle contrarre la mascella. Camila-persona, anche se non sembrava, poteva essere un mastino delle volte:

"Camz, ti prego." Afferrai la mano davanti a me: "Non hai bisogno di preoccuparti più di tanto: ho speso l'ultima metà dell'anno a trovare un modo per stare con te."

"Le persone cambiano idea molte volte."

Rimasi in silenzio e corrugai le sopracciglia, lasciando la sua mano, e guardai Normani, che ci fissava impietrita:

"è vero." Annuii freddamente: "Tu lo sai molto bene."

"Questo che significa?"

Alex tornò in men che non si dica, con le mani piene di vassoi di cibi e bevande varie. Guardai la cubana e scossi la testa evitando di risponderle: mi morsi i pugni, non dandolo a vedere, e fissai la botte appesa sopra la testa di Ally.

"Allora..." Ci spiegò: "Ho portato tutto quello che avevamo nella cucina: c'è un Bronx, un Cosmopolitan, un Gin Fizz, un B52 e un Martini Dry."

"Cavolo." Ridemmo tutte: "Vuoi farci fuori."

Il ragazzo rise e mi chiese di farmi un po' più in là, sedendosi accanto a me. Vidi Camila sussultare, ma non ci feci tanto caso e tornai con gli occhi sulle bevande che ci stava elencano. Ricominciò a parlare:

"Innanzitutto, non suonerò stasera. Inizialmente doveva essere un altro locale: questo è troppo piccolo per fare musica dal vivo. Però, in compenso, avrete l'onore di sballarvi e ubriacarvi quanto vi pare: sarò pronto a prendermi la responsabilità con i vostri fan. Io e Matt, il mio amico lì giù, passeggeremmo per i tavoli fingendo di essere interessati al nostro lavoro di camerieri."

Alex si alò, sistemandosi la stretta maglietta nera, e ci sorrise a tutte:

"Chiamatemi quando volete: soprattutto tu." Mi guardò: "Scioglierò quel cuore di ghiaccio."

Non mi mossi, ma aspettai che se ne fosse andato per vedere gli occhi schizzati di Camila. Tutte rimanemmo ferme, attendendo un cenno minimo della cubana, che mi guardava immobile.

"Cazzo." Si alzò il piedi: "Stasera lo ammazzo."

Normani la ributtò giù ed io mi portai le mani sulla faccia, socchiudendo poi gli occhi e mettendo le mani a mo' di preghiera:

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora