33. Rise

5K 267 26
                                    

                 

Afferrai la forchetta, sorridendo alla tavolata, e finii il mio piatto di pasta. Ci avevano portate in un ristorante di Las Vegas per festeggiare la fine del tour e c'erano tutti, davvero tutti, da Big Rob alle nostre stiliste. Io e Camila, ovviamente, non eravamo sedute vicine: per tutta la tavolata, io e lei non eravamo altro che semplici colleghe. Avevamo trovato il modo, pero', di ritrovarci sedute una davanti all'altra.

"E quindi..." Iniziò Steph: "è stato davvero un anno duro per voi. Avete faticato, imparato cose nuove, fatto sacrifici: siete davvero una bella squadra, ragazze."

Io e le altre ci guardammo velocemente, sorridendoci per le belle parole. Camila poi, masticando il suo pezzo di carne, avvolse le sue converse bianche attorno alle mie vans, facendo in modo che avessimo un contatto, anche se davvero molto limitato.

Big Rob osservò i miei occhi bassi sul piatto e sorrise, segno che voleva parlare di qualcosa che mi comprendesse:

"Allora, Lauren. come va con Bradley?"

Tossii un attimo: Big Rob non parlava mai di queste cose. Come primo pensiero, mi venne in mente che lo avesse detto per mettermi in difficoltà; ma Rob non conosceva tutta la storia, ed allora capii che lo stava facendo solamente per introdurmi  nella conversazione.

Posai la forchetta sul piatto, pulendomi poi la bocca, e sentii la ragazza davanti a me ritirare il piede:

"Va bene" Mentii: "Non lo sento da un po', ma direi che va bene così."

"E sei felice?"

Rimasi un attimo in silenzio, incrociando le mani sul tavolo, e guardai tutti: dal primo all'ultimo. Camila mi toccò un'altra volta, segno che mi avrebbe compresa qualsiasi cosa avessi detto, ed allora sospirai, con gli occhi puntati su Steph:

"Per ora procede come doveva procedere."

"Non è questa la domanda che ti hanno fatto." Disse il manager: "Rispondi come si deve."

Tentennai un attimo, sfogliando il manuale delle risposte nella testa, e poi sbuffai lanciando un'occhiata davanti a me. Abbassai lo sguardo sul tavolo, ma poi non ce la feci, e lo rispostai su Steph:

"No." Dissi tranquilla: "Non sono affatto felice, se proprio vuoi saperlo, Big Rob. Cioè, ovviamente sono soddisfatta per il mio lavoro, ma se qualcuno mi avesse detto che per sopravvivere avrei dovuto nascondermi, diciamo che ci avrei pensato due volte."

Camila spalancò la bocca, comprendo con le mani la risata che stava per essere buttata fuori, ed io le feci un occhiolino veloce per poi tornare a sorridere al manager. Stephan si guardò attorno e piegò la testa verso di me, per non alzare la voce:

"Ti prego di smetterla."

"No." Scossi la testa in modo calmo: "Devi smetterla tu."

Era evidente che il tavolo, ragazze a parte, non sapesse che cosa stesse accadendo:

"Stai solamente facendo sacrifici, Lauren."

Mi sporsi verso di lui, sorridendo furbamente:

"No" Puntualizzai: "Fare sacrifici vuol dire un'altra cosa. Significa allenarsi due ore al posto di una, bere acqua invece che Coca Cola, mangiare roba sana ogni giorno, non sgarrare le diete, vestirsi come salami e non riuscire neanche a sedersi, per quanto scomodi siano i vestiti. Fare sacrifici non vuol dire crearsi un'altra vita e mentire, mentire, mentire e mentire. Mentire alle nostre famiglie, alle ragazze che ci seguono: questo non è fare sacrifici."

"Lo stiamo facendo per il vostro bene."

"Certo." Annuii sporgendomi verso di lui: "Non lo metto in dubbio. Ma il problema è stato non informarci delle decisioni, delle alternative: ci è stato detto di fare una cosa. Ci è stato ordinato, non chiesto. Magari avremmo potuto fare altrimenti, avremmo trovato altre soluzioni: avete scelto voi, che fine farci fare."

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora