22. Vanilla

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Quando le porte si aprirono Camila corse su per le scale, lasciandomi senza parole. Mi toccai le labbra bagnate con l'indice e risi, risi così tanto che se qualcuno mi avesse vista mi avrebbe presa per matta. La sua bocca sapeva di vaniglia, il suo gusto preferito di ogni cosa, e al solo pensiero mi venne da piangere per la gioia.

"Deve salire?"

Quando la voce di un uomo mi interruppe ogni tipo di pensiero, mi accorsi di essere a occhi chiusi e di avere le dita ancora sulle mie labbra.

"No" Scossi la testa velocemente: "Sono arrivata."

Mettendo piede fuori dall'ascensore, ogni cosa mi sembrò completamente strana e a malapena mi ricordai il numero della camera. Aprendo la porta, buttai la chiave sul tavolo, dando velocemente un'occhiata alle ragazze che, curiose, mi guardavano stranite:

"Allora?" Cominciò Ally: "Finito di Filtrare?"

Annuii senza dire niente e feci per andare in bagno. Ma vidi Mani alzarsi e camminare in piedi sul letto, per raggiungermi con una faccia indescrivibile. Dinah e Ally mi guardarono allo stesso modo, aggirando lo scaffale e ritrovandosi entrambe davanti a me. Le tre ragazze mi circondarono contro il muro ed io le guardai corrugando le sopracciglia:

"Vi siete baciate?"

"No" Mentii: "Non ci siamo baciate."

Dinah mi guardò le labbra, passandoci un dito sopra e poi lo fece annusare alle altre:

"Vaniglia" Sbottò: "Porca Puttana! Vi siete baciate"

Le ragazze aprirono la bocca in un modo impressionante, quasi mi apparve che il mento sarebbe caduto  ed io mi accovacciai a terra, strusciando tra Dinah e Mani:

"Mi devi dieci dollari." Disse la nera: "Te lo avevo detto io."

Rialzandomi, mi pulii le mani sui pantaloni usati e inarcai le sopracciglia, dicendo più di due parole da quando avevo messo piede fuori dall'ascensore:

"Cosa? Avevate fatto una scommessa?"

"Certo" Alzò le spalle Ally: "Cosa avremmo dovuto fare altrimenti?"

Le guardai per un secondo e, vedendo che Dinah stava tirando fuori i soldi, mi resi conto che era successo tutto per davvero e che, per altre mille volte, avrei ripreso quel fottuto ascensore.

"Vado a lavarmi" Indicai il bagno: "Preparatevi."

"Dov'è che dobbiamo andare, esattamente?"

"In un parco" Dissi come prima cosa che mi venne in mente: "Mettetevi comode e niente tacchi."

Mi annuirono, stranamente d'accordo, ed io mi chiusi in bagno.

La cosa successa con Camila mi lasciò di stucco: incapace di realizzare davvero il movente della storia. Alcune cose di quella ragazza non mi andavano a genio, ma nonostante questo continuavo a tenere così tanto a lei da non riuscire a capirci più nulla, letteralmente. Odiavo il fatto che fosse stata con Austin, che fosse sempre la più desiderata del gruppo, che fosse sempre così gentile: ma più pensavo che tutto questo faceva parte di lei, più i convincevo che amavo anche tutti i suoi difetti.

Uscii dal bagno una mezz'oretta dopo. Avevo passato la maggior parte del tempo a pensare a quello che era successo e a quello che sarebbe successo dopo: odiavo anche l'idea di non sapere come muovermi.

Afferrai il telefono e mi accorsi che era veramente, veramente presto: erano le otto e ventisette minuti. Calcolando tutto il casino che era successo, come minimo mi ero svegliata alle 6 e mezza. Poco male, visto che il mio risveglio era stato nella stessa stanza della ragazza più bella della terra.

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora