48. So sad.

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Camila si tirò su e si allacciò la camicetta, sorridendomi timidamente:

"Adesso avrai davvero qualcosa da raccontare a Taylor."

"Avevo già qualcosa da raccontarle." Risi: "Non ti ricordi?"

La cubana si mise in piedi e si toccò i capelli, socchiudendo gli occhi per la voglia di ridere:

"Ne avresti davvero tante di cose da raccontarle." Mi raggiunse: "Ma non so quanto le convenga saperlo."

Annuii, stringendola ancora a me, e le baciai la fronte coperta dai capelli scompigliati. Rimanemmo petto contro petto per qualche secondo ed io, sorridendo sul suo collo, rimasi immobile senza dire niente.

Sentire i nostri cuori battere a tempo, attaccati come se fossimo un a sola persona, mi fece chiudere gli occhi. In quei secondi, che mi sembrarono eternità, nella mie testa passarono veloci tutti i momenti che, più o meno positivamente, ci avevano unite fino a quel momento: non avevo né rimpianti né rimorsi: tutte le sofferenze erano diventate ostacoli superabili ed io,più felice che mai, mi convinsi di essere nel posto giusto al momento giusto.

"Hanno suonato."

"Oh." Mi staccai: "Alla porta?"

Camila annuì e si sedette sull'isola di marmo, afferrando un pezzo di pane dalla busta e mozzicandolo. Io le baciai velocemente le labbra e corsi all'ingresso:

"Ciao sorellona."

"O mio Dio." Risi: "Ti serve qualcosa?"

Taylor salutò la ragazza alle mie spalle che mangiava e si diresse in camera, correndo:

"Cosa hai scordato esattamente?"

"Il pigiama!" Urlò: "Ne avevo comprato uno nuovo e..."

"Devi fare bella figura col ragazzo che ti piace?"

"Si." Alzò la voce: "Esattamente."

Dopo essere tornata nel salotto, sospirò guardandomi:

"Allora?" Dissi io: "Non vai?"

"Oh si." Rise: "Ma tu ricordati di allacciarti i pantaloni la prossima volta."

Camila cominciò a ridere ed io, abbassando gli occhi sui pantaloni slacciati, diedi una botta alla porta per chiuderla. Alzai le mani al cielo e raggiunsi la cubana, scuotendo la testa per la vergogna:

"La cena era davvero buona."

"Ti ringrazio: nel bus non abbiamo mai la possibilità di sfruttare le nostre abilità culinarie."

"Le mie si fermano al microonde."

"Lo so." Risi ancora: "Ma ti amo lo stesso."

Con un salto scese dalla base e circondò la mia schiena con le sue mani, poggiando la testa sul mio petto.

"Che vuoi fare?"

"Quello che vuoi."

Guardai fuori, dove il mare di Miami scrosciava contro la spiaggia bianca, e poi sorrisi alla ragazza davanti a me:

"Facciamo due passi?"

"Certo." Annuì: " Vado a darmi una sistemata."

**

"Va bene." Posai la tavola a terra: "Anche se è sera e non si vede nulla, andare sullo skate sarà facile."

"Mi terrai la mano, non è vero?"

"Certo." Risi: "Ti starò attaccata per tutto il tempo."

Camila, prima di mettere il piede sulla base di legno, mi lanciò un'occhiata per essere rassicurata. Mi piegai per allacciarle una scarpa e poi la presi per i fianchi e le dissi di darsi una piccola spinta:

The fault of the moon || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora