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CAPITOLO 5

La stanza è calata nel silenzio non appena ho chiesto a tutta la famiglia di radunarsi. Per fortuna Rita è con me, e mi incoraggia a parlare. Mamma sta tenendo in braccio Chiara mentre mangiucchia una pesa.

" Allora amore? Di cosa vuoi parlarci?"

Leo annuisce. " Si Cate. Possibilmente annuncia velocemente. Devo andare da Erika!"

Traggo un respiro profondo. " Mi dispiace, mi dispiace veramente tanto" inizio a singhiozzare. Mamma passa Chiara a Leo e mi abbraccia. " Cosa succede Cate?"

Dopo un altro paio di singhiozzi riesco a trovare il coraggio e dico: " Sono incinta"

Il silenzio cala ancora più pesante, se non per qualche parola a caso di Chiara.

Mio padre è fermo immobile e mi guarda, mamma è molto simile a papà, e sta formulando probabilmente cosa dire. Rita continua a sorridermi incoraggiante. È Leo quello che mi spaventa, ha uno sguardo omicida!

" Ok, va bene. Si risolverà tutto" dice mia madre abbracciandomi. " Da quanto lo sai?"

" Due settimane, ma avevo una paura cane a dirvelo" ammetto senza smettere di piangere.

Papà sospira e con mia grande gioia capisco che ha capito. Infondo anche lui è diventato genitore alla mia età.

" Io lo ammazzo" ringhia Leo " Ora vado da lui e lo ammazzo di botte"

Si alza di scatto e mio padre lo afferra. " Leo, no"

" Papà ma come fai a non volerlo uccidere?"

" Lo voglio fare, ma non mi sembra la scelta giusta. Anche Lidia e Giada volevano ammazzarmi quando Simona rimase incinta, ma come vedi sono ancora qui!"

Leo sbuffò. " Bene, io non sono ne zia Lidia che zia Giada"

" Leo, per favore" singhiozzo.

Passiamo l'ora seguente a parlare, del futuro e mia madre decide di prenotarmi una visita medica per la settimana che segue.

" Andrea lo sa?" mi chiede mamma.

Annuisco. " Si, ma gli serve tempo per elaborare"

" Non si è ancora fatto sentire" specifica Rita indignata.

Vedo Leo stringere i pugni e mio padre fare un respiro profondo. Adoro mio padre.

" Digli della visita, magari gli fa piacere venire"

" Mama poio?" chiede Chiara mostrando la scatola di biscotti che ha fregato.

Mia madre annuisce e dopo averla messa sul seggiolino la apre.

***

È il decimo messaggio in un ora che invio ad Andrea. Gli ho chiesto se si era schiarito le idee, come stava, gli ho detto che ho svelato tutto ai miei e gli ho detto della visita medica. Ma nessuna risposta.

Sono disperata, ormai ho finito tutti i compiti e tutto lo studio e non ho più nulla da fare per distrarmi, Rita sta studiando e Andrea non mi risponde.

E poi faccio la cosa più ovvia che mi venisse in mente. Vado davanti allo specchio a parete della mia stanza e mi metto di traverso. Le occhiaie sono leggermente coperte dal fondotinta, di solito non lo uso ma ora ne ho bisogno. Gli occhi azzurri, ereditati dalla parte di mamma, scintillano e i lunghi capelli castani sono raccolti in una coda.

Il seno è più prosperoso, dalla seconda alla terza in meno di due mesi! Mi sollevo la maglietta e guardo il leggero gonfiore. Nessuno direbbe che sono incinta, massimo che sono gonfia. Però tra qualche mese sarà evidente. Sono sempre stata magra e non ci vorrà molto a capire che la pancia non è dovuta al grasso.

Accarezzo la pancia e faccio quello che non avrei mai sognato di fare. Immaginarmelo. Non so il perché, ma se me lo immagino è un maschio, identico ad Andrea. Con i capelli biondi e gli occhi azzurri.

In fondo mi piace l'idea di essere madre. Mi sono sempre piaciuti i bambini. Certo, avrei preferito essere madre qualche anno più avanti, con un lavoro e un marito, che con gli studi ancora a metà e un ragazzo che non mi parla!

Provo a immaginarmi tra qualche anno, con questo bambino che gioca con la zia Chiara. No, non sarei mai in grado di abortire, e ora capisco anche la scelta che ha fatto mia madre diciannove anni fa.

Mi riporta alla realtà la suoneria del cellulare: "Firework" di Katy Perry. Me l'ha cambiata Rita qualche giorno fa.

" Pronto" rispondo, senza guardare il numero.

" Cate?" chiede la voce di Andrea e sento il cuore accelerarmi.

" Si?" istintivamente mi porto una mano al grembo. E pensare che voleva che abortissi. " Hai avuto abbastanza tempo? Hai riflettuto?" chiedo glaciale.

" Mi dispiace. Non dovevo dirti di abortire. Ero spaventato. Ho parlato con i miei genitori e mi hanno fatto ragionare. Voglio esserci. Nessun bambino dovrebbe crescere senza un padre"

Traggo un sospiro di sollievo e mi sento sollevata. " Senti, dopodomani ho un'ecografia alle tre, se vuoi venire"

" Ci sarò. Cate.. ti amo"

Sento l'adrenalina impossessarsi di me. " Anche io" dico prima di riattaccare e scoppiare a piangere per la felicità.

Da quando ci sei teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora