~Diciottesimo capitolo~

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Diciottesimo capitolo

Louis'pov

Andai a casa di Brook anche nei giorni seguenti, lei si trovava ancora a letto, la maggior parte del tempo la passava a dormire oppure appoggiava la testa sulla mia spalla e ascoltava come era andata la mia giornata o le cantavo qualcosa all'orecchio mentre si addormentava e così dopo averle lasciato un bacio sulla fronte uscivo dalla stanza trovando la signora Fearmoon in cucina o in salotto cercando di ricacciare le lacrime indietro anche se più delle volte non le riusciva molto bene e dopo averla salutata e augurandole buonanotte uscivo di casa, trovandomi nelle notti tiepide di un'estate imminente.



Il telefono squillava interrompendo il mio sonno tranquillo, così dopo aver acceso la luce sul comodino al mio fianco risposi al numero sconosciuto che mi stava chiamando alle 3.00 di notte "pronto?" "Louis!" mi chiamò una donna all'altra parte del telefono, dal suo tono sembrava che stesse piangendo "sono Annabeth, la mamma di Brook" continuò la signora al telefono e solo quando sentii il nome della mia fidanzata mi resi conto che fosse successo qualcosa "è successo qualcosa?" chiesi subito alla donna, sentii solo dei singhiozzi e il mio cuore sprofondò "Brook.." iniziò la madre della mia ragazza senza però finire la frase e mi alzai dal letto per prendere i primi pantaloni che trovai sul pavimento "Brook cosa?" le domandai quando sentivo solo piangere "Brook..è morta" singhiozzò la signora, a quelle parole sentii il mondo cadermi sotto i piedi, il telefono cadde dalla mia mano destra mentre anche i pantaloni che avevo appena preso caddero sul pavimento, la testa era piena di pensieri ma al tempo stesso così vuota, mi sedetti per terra appoggiando la schiena al letto, i rumori fuori dalla casa erano ovattati e l'unica cosa che sentivo erano le lacrime che scendevano sulle mie guance, coprii il volto con le mani "no,non può essere" ripetevo tra me e me "non può essere morta" continuai mentre mi dondolavo sui talloni "Louis? Louis?" sentivo chiamarmi da qualche parte ma non capivo da dove provenisse quella voce e solo dopo aver guardando alcune volte intorno a me, capii che la madre di Brook mi stava ancora chiamando dal telefono che si trovava per terra poco distante da me, allungai un braccio per prenderlo, poi chiusi la chiamata e scagliando il telefono al muro davanti a me continuai a piangere al pensiero della mia ragazza morta.




Mi svegliai completamente sudato tra le coperte e le lenzuola aggrovigliate al mio corpo, i capelli sulla nuca fradici di sudore e le guance bagnate dalle lacrime che avevo versato nel sonno, mi misi subito seduto e guardai l'ora sulla sveglia al mio fianco, erano le 7.00 del mattino e il pensiero di tornare a dormire non mi allettava per niente, così mi alzai dal letto prendendo il cellulare dal comodino e vidi che nessuno mi aveva scritto e dopo aver preso anche il pacchetto di sigarette che si trovavano vicino me ne accesi una mentre aprivo la finestra per far passare un po' d'aria, chiusi gli occhi prendendo la prima boccata di fumo, sentii i nervi poco più rilassati e dopo aver aspirato altre due o tre volte la nicotina dalla sigaretta riaprii gli occhi e mandai un messaggio a Brook:

<<Buongiorno, oggi penso che arriverò più tardi, non preoccuparti! Come stai?

L.xx>>

Posai il telefono con il pacchetto sulla scrivania e mi diressi in bagno per fare una doccia calda, mi spogliai dei pantaloni del pigiama e dopo aver controllato l'acqua entrai nella cabina e cominciai a lavarmi, passai il bagnoschiuma sul mio corpo e poi lavai anche i capelli, mi sciacquai alzando il viso verso il getto dell'acqua e rimasi così per diversi minuti pensando agli ultimi avvenimenti.

Brook stava male e io non potevo fare molto, il mio lavoro mi toglieva tempo da passare con lei, ero nervoso e così rispondevo male a molte delle persone che mi stavano accanto, passavo il più tempo possibile a pensare che tutto si sarebbe sistemato ma la notte arrivava insieme ai miei incubi dove in ognuno di loro scoprivo che Brook era morta e io non potevo fare nulla per salvarla, quindi dormivo poco per paura di vivere di nuovo tutto quello ma la paura vera era quella che mi prendeva ogni volta che la guardavo e pensavo se non ce l'avesse fatta cosa sarei diventato io.

We are strong || Louis Tomlinson (#wattys2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora