Prima parte

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Primo capitolo

Era da poco più di un'ora passata l'alba. Il cielo si era colorato di uno scarlatto intenso. Le nuvole galleggiavano nell'aria fresca del mattino, anch'esse di un arancione fumante; una vista molto gradevole. La luce rifletteva intensa sui giardini di ciascun viale, rendendo l'atmosfera più piacevole. Eppure, nonostante ciò, il giardino di casa Perkins rimaneva l'abituale stantio vivaio, malgrado il riverbero sgargiante.
Nessuno poteva dire con esattezza perché Emily fosse già sveglia a quell'ora del mattino, in piedi vicino al suo letto. Era affacciata ai vetri, coperti in parte da un sottile strato di brina, della finestra che dava al loro piccolo giardinetto, e rifletteva pensierosa su qualcosa. I suoi fulgidi occhi assorti fissavano il vuoto, la sua mente viaggiava lontano.
Al passaggio di uno strano gatto dal pelo grigiastro, però, il suo sguardo si ravvivò di colpo. Lo osservò. L'animale, di cui poteva solo vedere la coda perché girato di spalle, si stava avvicinando silenzioso alla loro buca delle lettere, che non veniva controllata da almeno tre giorni. Lo vide alzare la zampa e agitarla su qualcosa che, dalla postazione di Emily, pareva sporgere dalla casella postale. È una lettera, pensò continuando a seguire con lo sguardo quell'ispido gatto dal pelo levigato che aveva rapito la sua curiosità. Infine si girò, allungò una mano per afferrare la giacca di camoscio scuro appesa all'attaccapanni, si infilò le pantofole di lana, poi scese le scale frettolosamente, cercando di provocare il meno rumore possibile; in pochi attimi si trovò fuori casa.
- Ehi! - gridò avvicinandosi al micio, - giù le zampe dalla nostra posta!
Il gatto fece un salto all'indietro, spaventato. Poi fuggì via, emettendo versi confusi. La ragazzina raggiunse la buca delle lettere, incuriosita da quella busta prominente. Aprì lo sportello, sperando che dentro a quella lettera ci fosse scritto ciò che aspettava di leggere da quasi un'intera settimana. Con sua grande delusione però, sulla facciata della busta ci trovò solamente le seguenti parole: 'Testamento, Harry Longvord'. Si trattava del ricco zio londinese, perito qualche giorno prima a causa di un brutto incidente stradale. Una perdita non molto tragica, per lei, dato che lo conosceva a malapena.
Sbuffò indispettita rientrando in casa. Gettò la lettera sul tavolo della cucina, poi fece ritorno in camera sua e, levatasi le pantofole, si accucciò infreddolita sotto le coperte, con la giacca ancora addosso.




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