Venticinquesima parte

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Ventiduesimo capitolo

Un feroce mal di testa fece barcollare Emily, che con la faccia bianca come un lenzuolo aveva mormorato: - È... è m-morta?
Samantha scosse la testa.
- Non è più in camera sua. Non c'è più - ripeté, con il cuore in gola.
La ragazzina tirò un veloce sospirò di sollievo, ma subito dopo esclamò furiosa: - Non è possibile. Era svenuta quando l'ho lasciata. Non può essersi volatilizzata da sola.
Improvvisamente le vennero in mente le parole della sorella quando, pochi minuti prima, nella stanza, aveva detto: "Dovevo leggere ad alta voce, così avresti capito. E avresti potuto decidere di fare qualcosa, anche adesso che non c'è più tanto tempo."
Anche adesso che non c'è più tanto tempo... Voleva forse dire che Sky era consapevole di ciò che le stava per accadere? Al solo pensiero, mille brividi le salirono lungo la schiena e la fecero tremare.
- Dobbiamo chiamare la polizia - stava affermando in quel momento Samantha in panico. - Oh mio Dio. Hanno rapito la mia bambina...
- Mamma... - sibilò Emily.
Samantha alzò gli occhi gonfi di lacrime verso la figlia.
- Mamma, sono state le domestiche - proseguì con un forte tremore nella voce.
La madre s'irrigidì di colpo. - Che cosa dici, Emily?
- Dovevo dirvelo prima - abbassò gli occhi la primogenita, disperata.- Il giorno in cui siamo arrivati qua, ho sentito le domestiche che parlavano di strani esperimenti che volevano fare su Sky...
La madre la guardava sempre più sbigottita, incapace di trovare un senso logico alle parole della figlia.
- Le ho sentite discutere di magia... Le domestiche sono delle streghe.
Samantha mandò giù un boccone di saliva e aprì e chiuse gli occhi un paio di volte.
- Emily, questo è troppo - disse infine, fissandola con uno sguardo di rimprovero. - Tua sorella è scomparsa e tu ti metti a criticare le uniche persone che, in questo momento, potrebbero esserci di enorme aiuto?
- Ma ti sto dicendo la verità, mamma, giuro! - gridò la ragazzina, alterata.
"La mamma non crederebbe mai a cose come queste senza una dimostrazione... sembra stupido persino a me, d'altronde; neanche io crederei alle mie stesse parole. Ma che cosa posso mostrarle per far sì che mi creda?". I fastidiosi ronzii nella testa ripresero a darle il tormento.
- Ora vado a telefonare a tuo padre - disse Samantha. - Poi chiamo la polizia. Tu vedi di non startene con le mani in mano e vai a chiamare Amanda, o una di loro.
Così dicendo, si allontanò dal piano superiore e scese più turbata che mai le grandi scale.
Emily rimase ferma in mezzo al corridoio. Chiamare le domestiche. Ma per piacere!
Lentamente si accasciò sul pavimento, schiena appoggiata alla parete, ginocchia contro al petto, testa affondata tra le gambe, e iniziò a piangere afflitta. Continuò così per una decina di minuti, e non le importava se la testa le doleva sempre di più.
Aveva udito Josh entrare in casa; la madre gli si era buttata addosso e aveva iniziato a parlare a raffica.
D'un tratto alzò il viso sciupato e voltò lo sguardo verso le porte chiuse delle domestiche. Pensò di entrare dentro e controllare se magari c'era qualche prova che le potesse tornare utile; ma quando si avvicinò alla camera di Beth e tentò di intrufolarsi al suo interno, scoprì con amara delusione che la porta era chiusa; forse a chiave, o forse...
- Accidenti - mormorò abbattuta. Tentò con la porta accanto, quella di Amanda, notò che anche in quella non c'era modo di entrare.
Trovandosi al centro del corridoio, si guardò attorno pensierosa. Non sapeva cosa fare; non sapeva come rendersi utile; non capiva come avrebbe mai potuto salvare Sky dal destino meccanico che la stava aspettando; non sapeva come spiegare ai genitori che cosa stava accadendo senza passare per una pazza.
Con gli occhi velati rimase a guardarsi intorno con un vago senso di vuoto nello stomaco.
- Non ti devi preoccupare. Sistemeremo tutto insieme - disse d'un tratto una voce melodiosa alle sue spalle. La ragazzina si girò di scatto e, rabbrividendo letteralmente come un'oca, fissò la figura che aveva di fronte con il fiato sospeso. Era una persona alta, dal fisico invidiabile, con i capelli ricci e castani che le scendevano fino alle spalle, gli occhi mansueti e verdi come i ciuffi d'erba illuminati da un sole non troppo forte, la bocca aperta in un sorriso quiete e una tunica candida addosso che le dava l'aria di un angelo.
Emily rimase per qualche secondo estasiata, facendo uscire sì e no dei mezzi suoni dalla bocca colmi di perplessità.
- Chi... chi... ? - non riuscì a completare la domanda, ma la donna capì ugualmente.
- Sono la strega Sorani - la donna s'inchinò, facendo scivolare lungo i fianchi gli strascichi della veste immacolata.
Il respiro della ragazzina si bloccò per qualche attimo.
- Una... strega? - deglutì poi, indietreggiando terrorizzata.
- Non avere paura, non sono cattiva - la signora parlava con uno sguardo solenne.
Emily continuò a guardarla in silenzio, guardinga, incapace di dire o fare qualcosa.
- Devo spiegarti alcune cose, Emily - proseguì Sorani, avvicinandosi alla ringhiera. Diede una rapida occhiata al piano di sotto, poi si voltò di nuovo verso la ragazzina, ancora più scioccata.
- Come sai il mio nome? - corrugò la fronte sempre più spaventata.
- Seguimi. Ti spiegherò tutto quanto, ma dobbiamo fare in fretta; non abbiamo molto tempo.
Alche la donna si spostò a passo silenzioso verso le scale, convinta che la ragazzina le stesse dietro. Emily però era ferma al suo posto, smarrita. Era sicura che da un momento all'altro la sua testa sarebbe esplosa dalla baraonda che le si era formata dentro.
Sorani scese le scale senza voltarsi. La ragazzina inghiottì palle di saliva, sempre più scombussolata, ma mosse un primo passo verso le scale."Mi sembra tutto così irreale". Si sporse oltre la balaustra, scorgendo Sorani: stava imboccando il primo corridoio di sinistra. Aguzzò l'udito e non sentì né la madre né il padre parlare.
"Saranno usciti? Magari sono andati a denunciare la scomparsa di Sky", ipotizzò. Scese i primi due gradini, indecisa. "Muoio dal terrore", e questo pensiero se lo portò infisso nel cervello per tutta la discesa.
Quando fu al pianoterra, si guardò diffidente intorno, ma non scorgendo anima viva, corse a raggiungere il corridoio in cui era entrata la signora.
Troppo intenta a raggiungere Sorani, non si era accorta che ambedue stavano dirigendosi nella cucinetta di cui Sky aveva il terrore.

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