Trentesima parte

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AVVISO: ULTIMO CAPITOLO DELLA PRIMA PARTE DELLA STORIA.

Ventisettesimo capitolo

Dopo essere scesa piangente dal soppalco, Emily si era ripiegata su se stessa e aveva cominciato a vomitare. Poggiò nervosamente le braccia sulle gambe piegate e cercò di trattenere un secondo conato di vomito.
- Emily... - la strega si avvicinò di qualche passo e allargò le braccia, forse in un vano tentativo di calmarla.
La ragazzina scosse la testa. Cercò di calmarsi, ma le scene vissute come se fossero presente le erano rimaste maledettamente impresse nella testa.
- Il... il rapitore di mia sorella quindi è... è mio... - Emily si bloccò.
- Sì - confermò con un tono raccapricciante la donna.
La ragazzina guardò lontano, verso i cespugli piantati nella penombra del Bosco, e cercò di non piangere più. Se non avesse avuto le mani sporche di vomito, avrebbe volentieri asciugato le lacrime che non smettevano di scendere e che, secondo lei, la rendevano ancora più ridicola.
- Mi sento uno schifo - mormorò tornando a fissarsi.
- A questo riesco a rimediare - le promise Sorani.
L'altra fissò la strega negli occhi e singhiozzò.
- Quella stoffa... era un regalo da parte di mia madre - farfugliò riferendosi alla poltrona sul soppalco.
La donna rimase ferma ad ascoltare.
- Ero piccola, ma me lo ricordo. È stata quella l'ultima volta che sono stata dallo zio: sette anni fa. Mia madre voleva portargli qualcosa in regalo e, dato che detestava il colore di quella poltrona, aveva pensato di portargli un nuovo rivestimento. Per questo, quando l'ho rivista qui, sono rimasta scioccata... Non poteva essere altri che quella, perché la mamma, aveva ricavato dai nostri abiti smessi tanti pezzi di stoffa diversi e li aveva uniti insieme per renderla più "simpatica e originale", diceva lei. Ci impiegò più di due settimane, e ci dedicò molto del suo tempo per... per niente!
Abbassò gli occhi e fece per guardare il terreno macchiato, quando la strega attirò la sua attenzione parlando: - Sapevo che tutto ruotava intorno a quella poltrona. Sei diventata pallida quando l'hai vista, e allora ho capito che avevi iniziato a comprendere. Penso che ora che sai l'origine dei fatti, tu sia più motivata, e la brama di salvare Sky dalle grinfie di un uomo che un tempo chiamavi zio è di sicuro aumentata. Dico bene?
- Certo! - gridò Emily con grinta.
Sul volto della donna comparve un sorriso pieno d'orgoglio.
I dintorni tornarono silenziosi, la brezza si fece sentire più calcata di prima, e il fruscio delle foglie diede una sonora intonazione al vento.
La strega sollevò le braccia, puntò una mano verso la ragazzina e una mano verso la pozzanghera, poi sussurrò qualcosa. In pochi attimi, il corpo di Emily tornò pulito, il volto si levò le lacrime di dosso e la chiazza di vomito sul suolo rimase solo un ricordo.
L'espressione della ragazzina tornò più pacifica: - Grazie. Mi sentivo qualcosa del tipo "l'abominevole donna del vomito".
La donna rise forte e, con un gesto delle dita, fece segno all'altra di seguirla. Ripresero quindi a camminare, inoltrandosi ancor più nel Bosco. (21,40)

L'aria greve e il terreno lercio di foglie sembrarono quasi confondersi agli occhi esausti di Harry, che non appena era giunto col fiatone davanti al letto di metallo – non aveva mai corso così velocemente in vita sua –, ci aveva posato sopra Sky e si era girato imprevedibile verso Cannaby, uscita allo scoperto. Entrambi si rivolgevano sorrisi elettrici e pieni di determinazione. (22,20)
- Devo ammettere che, ancora una volta, mi hai sorpreso: non mi aspettavo che, data l'affabilità che provavi mentre correvi, ti fossi accorto della mia presenza - parlò Cannaby, fermandosi anche lei con il fiato pesante.
- Sai, ormai ho imparato a riconoscerle, le presenze sporche. Che cosa avevi intenzione di fare? Attaccarmi alle spalle? Non ti facevo così sleale - Harry si fece scappare un ghigno canzonatorio.
La donna si passò una mano sopra la veste scarlatta e si mise a ridere procace, facendo innervosire l'uomo.
- E ora per cosa stai ridendo, si può sapere? - fece una smorfia di disgusto Harry.
- Rido perché sei ingenuo - continuò con tono provocatorio l'altra. Una scarica elettrica partì dalla sua mano e andò a colpire come un fulmine il braccio sinistro dell'uomo, che lanciò un debolissimo gemito di dolore.
- Niente preavviso, eh? - senza perdere il suo atteggiamento strafottente, Harry scagliò di rimando una potente sfera emanante scintille da tutti i minuscoli pori, che però fu evitata dalla donna dai riflessi prontissimi.
- Non scherzare col fuoco, Cannaby! - urlò con tutto il fiato che aveva in gola l'uomo, che non si smuoveva dalla sua postazione: dietro di lui c'era Sky, e Cannaby si rese conto che non avrebbe potuto attaccarlo, se rimaneva fermo al suo posto. Rimase immobile a pensare.
- Che succede? Hai deciso di tirarti indietro? - intimò Harry, che nel frattempo stava inviando impulsi furtivi alla gabbia di metallo rimasta aperta, per prepararla al lunghissimo processo che avrebbe seguito.
La donna stava studiando un piano per attaccare l'uomo, ma nessuna idea sembrava prendere il sopravvento. Doveva pensare in fretta, però.
Dunque alla fine prese la decisione di combattere col nemico corpo a corpo, senza più usare alcun incantesimo. Piano piano si avvicinò e, senza perdere i suoi movimenti sensuali, in un attimo si trovò faccia a faccia con l'uomo. I loro respiri quasi si toccarono, sotto a quel tetro e oscuro cielo.
Harry squadrò la sua avversaria da cima a fondo, poi sogghignò; lei, con le labbra increspate, guardò l'uomo con profondo disprezzo.
- Sapessi che gran errore feci, quella volta - sussurrò lui, avvicinatosi d'un tratto all'orecchio rabbrividito di lei.
Cannaby sapeva bene di cosa stava parlando.
- Ti offrii la mia proposta di alleanza, ma tu la rifiutasti - continuò Harry, la cui fredda voce si era all'improvviso riscaldata e, la donna ne rimase perplessa, persino addolcita.
- Naturalmente. Mai avrei potuto accettare una così sporca proposta - ribatté la donna irritata, sentendosi all'improvviso con le spalle contro al muro.
Harry fece spallucce: - Oh be', così sporca non doveva essere stata, dato che ci pensasti su per un bel po'.
Cannaby si scaldò: - Ma non raccontiamo fesserie! Avevo ben chiare le idee appena me lo domandasti.
L'uomo allontanò la faccia da quella di lei e, mostrando i suoi occhi bruni e limpidi accesi di rabbia, gridò facendo disperdere la voce nell'aria: - Qualcuno qui ha un vuoto di memoria. Vorresti rivivere quella scena?
- Non ho intenzione di abbassarmi al tuo livello - rifiutò seccata lei.
- Lo stai già facendo.
Cannaby divaricò le narici e iniziò a soffiare l'aria. L'uomo interpretò questo gesto come un "sì" di conferma, quindi le porse le mani. Lei gliele diede inquieta e, serrando entrambi gli occhi, in pochissimo tempo entrarono in una fase di trance, dove le loro menti poterono incrociarsi.
"Adesso ti mostrerò di avere ragione, dolce Cannaby", Harry inviò un pensiero telepatico alla donna. Non vi fu risposta.
Tutt'attorno ridivenne silenzioso, finché a un tratto la scena si materializzò dinanzi a loro. Com'era già successo precedentemente con Sorani e Emily, sul fondo si presentò una scritta che introdusse l'avvenimento.

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