Ventitreesima parte

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Ventesimo capitolo

- Padrone, prima di discutere della Pulverem Argentum dovrei comunicarle una cosa molto importante - Cassedee era finalmente giunta al Bosco e, inginocchiata davanti al trono dell'uomo, parlava ansimando.
- Che sia veloce - esordì lui, seccato per l'arrivo ritardatario della donna. Sedeva, come al solito, sulla sua sedia in cima al soppalco, e ticchettava innervosito su una delle due braccia di legno.
- Ecco, come dire... mi sono vista con Strabukki - confessò a bassa voce.
Lui alzò un sopracciglio, impassibile: - Vuoi dire che sei andata a trovarlo in carcere? E dunque?
Cassedee scosse la testa amaramente.
- Voglio dire che è uscito dal carcere; quindici giorni fa - sottolineò, abbassando gli occhi timorosa.
Il padrone aggrottò allora la fronte e si piegò in avanti con la schiena, tuonando: - Che cosa hai detto?
- È così... Non so come diavolo ci sia riuscito, ma sono intenzionata a scoprirlo. Non si deve preoccupare, padrone.
L'uomo, però, aveva smesso di ascoltarla, e aveva invece iniziato a borbottare fra sé e sé: - Uscito di prigione così presto... ! Nemmeno una settimana intera passata lì dentro, che subito la situazione ci crolla di dosso e lui evade? Voglio informazioni il più presto possibile.
- Le avrà, le avrà - disse Cassedee senza aggiungere altro. Passarono alcuni minuti dentro a un silenzio preoccupante.
Il padrone agitò la testa d'un tratto, si schiarì la voce, poi disse franco: - Voglio che facciate delle ricerche. Voglio che andiate ai carceri e interroghiate chiunque possa darvi spiegazioni utili. E ora veniamo al dunque. La Pulverem Argentum: il vero motivo per cui ti avevo convocata.

Nel tardo pomeriggio la campanella di fine lezioni suonò e in pochi minuti la scuola si svuotò.
Sky aspettava lo scuolabus con il faccino imbronciato, davanti al muretto dell'entrata. Se ne stava tutta sola, a braccia conserte; lei e Lory, non appena erano uscite dalla classe, si erano perse di vista; Nick invece era alla fermata piena del bus, con un gruppetto di amici maschi, e si era completamente scordato delle sorelle Perkins.
Emily, circa tre minuti dopo, si presentò fuori dalla scuola. Era in compagnia di Karen, ed entrambe commentavano la giornata appena trascorsa.
Quando scese i gradini, la ragazzina alzò lo sguardo verso un mucchio di bambini alla sua destra, ma non vide sua sorella. Chiese quindi all'amica di aiutarla a cercarla: - Non ti preoccupare - annuì Karen. - Descrivimela e te la trovo all'istante.
- Dunque, è più bassa di me più o meno di una mezza testa, ha i capelli rossicci scuri, lunghi, leggermente mossi sulle punte. Ha un giubbotto nero e... - ma non fece in tempo a finire la frase che l'amica la interruppe: - È quella lì? - con un dito indicò la bambina giusta, che se ne stava ancora appoggiata al muretto.
- Vi assomigliate molto - spiegò, notando lo sguardo perplesso di Emily.
- Sky - la chiamò, correndo verso di lei. La bambina si voltò e mostrò uno sguardo offeso.
- Ehi, ti ho trovata - sorrise Emily, dandole una pacca sulla giacca per scherzo. Lei, per tutta risposta, le diede le spalle.
- Ma cosa ti prende? - le chiese stranita.
- Non sei venuta! - sbottò allora Sky.
- Venuta? E dove?
- Per la ricreazione! Avevi detto che facevamo la pausa merenda insieme...
- Ah! Oh... - sibilò la ragazzina pentita. - Scusami. Me ne sono dimenticata; il fatto è che ero impegnata a conoscere i miei compagni e... Piuttosto, come è andato il tuo primo giorno?
In quel momento il bus si accostò davanti al cancello e lo stesso autista di quel mattino invitò i bambini a salirci sopra con un paio di colpi secchi al clacson.
Sky, senza badare alla domanda della sorella, s'incamminò spedita.
- Dai, aspettami, Sky! - le urlò dietro la ragazzina, che era rimasta al suo posto per salutare l'amica. La bambina non la degnò più di un'occhiata. Emily sbuffò indispettita, poi, rivolta verso Karen disse: - Tu non sali con noi, vero?
- No - fece l'altra. - Abito un po' più lontano di voi, e il bus della scuola non prevede soste dalle mie parti.
- Capisco.
- Be', ti saluto, allora. Ci vediamo domattina; mi raccomando, fa' pace con tua sorella, la vedo molto offesa.
Emily fece un mezzo cenno con la testa, rassegnata. Poi corse verso il bus. Con suo grande stupore, notò la sorella seduta vicino ad un bambino della sua età.
"Ma come? Di solito ci sediamo sempre vicine..."
A quel punto non poté proprio evitare di impermalirsi anche lei. Si guardò attorno e vide un paio di posti liberi, in un angolo del bus. Si sedette in quello più vicino al finestrino e con una faccia innervosita guardò oltre i vetri il paesaggio, che aveva lentamente cominciato a spostarsi sotto i suoi occhi accesi di rabbia.
Circa venti minuti dopo, il bus fece la sua ultima fermata esattamente di fronte alla casa di Nick. Erano rimasti solamente lui, le sorelle Perkins e due bambini, uno dell'età di Sky, l'altro sui tredici anni, come Emily. Scesero, la bambina per prima, camminando svelta verso casa sua. Emily le stette dietro, girandosi rapidamente per salutare l'amico.
- Ci sei al parco, oggi pomeriggio alle cinque? - chiese lui, intrufolandosi dentro alla recinzione di casa sua.
- Penso di sì - confermò la ragazzina un po' dubbiosa. Poi si fecero un cenno con la mano e ognuno entrò nella propria casa.
Non appena varcò la soglia, Emily notò con un'occhiataccia le scarpe della sorella piantate vicino alla scarpiera. Se le tolse pure lei e filò dritta in cucina, dove Amanda stava preparando del caffè.
- Ciao, cara - le sorrise come sapeva fare solo lei.
- Mamma e papà?
- Suo padre dovrebbe rientrare a momenti dal lavoro, dal momento che oggi aveva la giornata dimezzata, mentre Samantha, se la memoria non m'inganna, è in salotto.
Lei annuì e, con uno sguardo torvo, chiese: - E Sky?
- Sky? - ripeté con stupore la domestica. - Ma come? Non avete viaggiato sullo stesso autobus?
- Sì, ma... abbiamo litigato - ammise con qualche esitazione Emily, e pentendosi subito dopo: perché lo stava raccontando proprio a lei?
La domestica mostrò un'espressione di chi ci è già passato tante altre volte, e per rassicurare la ragazzina aggiunse: - Sono sicura che entro il tardo pomeriggio avrete già risolto. Gradisce un po' di caffè?
Emily scosse il capo con una smorfia, poi lasciò la cucina per salire in camera sua. D'istinto lanciò una piccola occhiata curiosa alla porta della sorella: con amarezza vide che era serrata.
Fece un lungo sospiro, poi entrò nella sua stanza e si buttò sul letto, pensando adirata a Sky e alla scenata di poco prima. Se la raffigurò ora sul letto, con una faccia imbronciata e impegnata a leggere con furia un libro, tanto per scaricare la tensione.
In realtà, la bambina in quel momento aveva tutt'altro che un viso imbronciato; ma su una cosa Emily aveva ragione: Sky teneva in mano un libro.
Le sue mani delicate tremavano, e lo sguardo lacrimante era concentrato con maniacale interesse sulle pagine rovinate di un libro che fino a quel giorno poteva giurare di non aver mai visto in casa sua; quando era entrata in camera brontolando, lo aveva trovato appollaiato sulla parte inferiore del letto, e con la copertina rilegata in pelle e alcune tracce di macchie sul posto di un titolo inesistente, lo aveva afferrato e aveva cominciato a sfogliarlo, in piedi di fronte al letto. Le sue pupille dilatate e spente si spostavano da una riga all'altra con una rapidità da lasciar senza fiato. La bocca era leggermente aperta, e le labbra rosee e asciutte accompagnavano quello stato di trance in cui era entrata. Passò alla pagina successiva, e finalmente le uscì dalla bocca un verso, anche se incomprensibile.
Trascorsero più di quaranta minuti, e Sky, ancora ferma e immobile vicino al letto, continuava a leggere senza mai fare una sosta.
Emily uscì dalla sua stanza. Per tutto quel tempo trascorso in solitudine era stata indecisa se andare a chiarire con sua sorella o meno. E ora finalmente aveva preso la sua decisione. In fretta uscì dalla camera lasciando la porta aperta dietro di sé. Lei e Sky non litigavano spesso, ma quando succedeva, rimanevano ad evitarsi per ore intere.
- Perché piangi? - si avvicinò velocemente alla sorella e la scrutò meglio: - Gli occhi! I tuoi occhi, Sky! Sono quasi... trasparenti - esclamò fissando le limpidissime iridi della bambina. Fu allora che diede un'occhiata al libro. Non appena guardò cosa c'era scritto, sentì una forza insopportabile stringerle lo stomaco: - Che... che cosa vuol dire tutto questo, Sky? Questo libro è scritto in latino! E tu nemmeno lo conosci...

Colpo di scena! O quasi... be', vi assicuro che nel prossimo capitolo ci sarà un vero e proprio colpo di scena, perciò preparatevi. 
Vi avviso che fra qualche capitolo concluderò questo libro, ma ci sarà un continuo; semplicemente, mi sono resa conto che se continuassi tutto in questo libro, uscirebbero fuori davvero troppi capitoli! E quindi ho deciso di dividere la storia in due parti.
Ora, passando alle domande... Chi ha messo il libro in camera di Sky? E, ancora più importante, di che cosa parla? Come fa la bambina a leggerlo se la sorella afferma che è scritto in latino?


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