Sedicesimo capitolo
Nick guardava le sorelle Perkins con occhi ansiosi: voleva giocare con loro. Sky se ne accorse e, mentre i suoi genitori parlavano e scherzavano con i signori Chaquez, si alzò in piedi e gli andò vicino; lui se ne stava seduto sul divano, perciò lei dovette piegarsi per bisbigliargli sottovoce: - Ti va di giocare?
Lui si illuminò e fece un ampio sorriso: - Oh, sì, mi piacerebbe - mormorò, cercando di fare notare alle due ragazzine la perfetta pronuncia inglese.
Sky lanciò un'occhiata alla sorella, che aveva ascoltato tutto; quindi si alzò in piedi anche lei e annunciò: - Mamma, papà, possiamo uscire in giardino a giocare con Nicky?
I genitori acconsentirono.
Emily corse a prendere la sua palla di gomma, rimasta rinchiusa nello scatolone degli indumenti, mentre la sorella accompagnava l'amico all'ingresso. Si misero addosso il necessario per uscire, poi varcarono la soglia della porta.
- Mi piace molto il soprannome 'Nicky'... anche se non è variato di molto - affermò sincero il bambino, una volta superati i gradini del pianerottolo.
- Invece per il mio nome è impossibile trovare un nomignolo carino - borbottò Sky, sedendosi sull'ultimo gradino assieme all'amico. Il freddo era pungente e il suo nasino si colorò quasi subito di un vermiglio acceso. Se lo strofinò ripetutamente, cercando di scaldarlo con i guanti, seppure già umidicci.
- Proverò a pensare a un soprannome per te, allora - sorrise goffamente Nick.
Sky apprezzò l'interesse dell'amico; poi gli domandò: - Di dove sei, Nicky?
- I miei genitori sono di origini argentine, però io sono nato qui a Londra - rispose lui, contento che la bambina si fosse accorta di quanto parlava bene la lingua. - E tu, invece? Non hai un accento inglese.
- Sì, infatti. Mi sono trasferita ieri dall'America.
Emily li raggiunse in quel momento, con una palla grigia fra le mani: - Eccomi.
- Bleah - fece Sky disgustata. - È tutta sporca. Ma davvero la tenevi fra i tuoi vestiti?
- Di cosa ti preoccupi? Tanto hai i guanti, non ti sporcherai le manine - la canzonò la sorella, scendendo a due a due i gradini del pianerottolo.
- Coraggio, scendete e venite a giocare - li invitò Emily, tirando un paio di pacche alla palla per far scendere un po' di sporcizia.Nick fu il primo ad alzarsi, entusiasta. La bambina lo seguì subito dopo, tirando su col naso congelato.
Quasi trenta minuti dopo si trovavano ancora a giocare, anche se tutti e tre battevano in continuazione i denti per il freddo, che era aumentato.
- Tu vai spesso al parco? - chiese Sky a Nick, passandogli la palla.
- Sì, quasi ogni giorno - rispose lui, lanciando il pallone ad Emily.
- Anche tu vai al Kennington Park? - gli domandò la ragazzina, mancando vergognosamente il tiro ma facendo finta di nulla.
- Sì - confermò il bambino.
- Per caso conosci Lory? - disse a quel punto Sky.
- Certo - disse Nick, con un lieve mutamento nella voce. - Quando l'avete conosciuta?
- L'abbiamo incontrata ieri pomeriggio per la prima volta, e oggi è venuta a casa nostra - dichiarò la bambina.- Ah - mormorò soltanto il bambino, fermando un attimo la palla e sistemandosi gli occhiali, che stavano lentamente scivolandogli giù per il naso.
- Okay, per oggi basta così. Sono stanca di giocare - annunciò Emily, buttandosi a sedere sopra a un cumulo di foglie ammucchiate sotto ad un albero; in un attimo distrusse tutto il lavoro che aveva svolto Alanna quella mattina, ma non se ne curò più di tanto.
Nick era diventato cupo tutto d'un tratto, e le sorelle Perkins se ne resero conto solo poco dopo, quando l'atmosfera divenne taciturna.
- Che ti prende, Nicky? - attaccò bottone Sky.
- Nulla - disse lui, ma dal suo tono di voce sembrava che stesse per continuare una frase. Infatti subito dopo disse: - È che prima avete menzionato Lory...
Emily e Sky si guardarono in faccia con stupore.
- E allora? - chiesero.
- Be', ecco... Lory è diventata strana da qualche tempo - sospirò Nick triste, vagando con la mente dietro a lontani ricordi.
- Strana? In che senso?
- Ehm... vedete, prima noi due eravamo molto amici; giocavamo sempre insieme. Però, è da un po' che è cambiata. È diventata molto misteriosa, zitta zitta.
Le due sorelle stettero per fare altre domande per saperne di più, quando i genitori del bambino uscirono di casa, accompagnati dai signori Perkins.
- Dai, Nick. Es ora de andar - disse Sheryl, facendogli un cenno con la mano.
Il bambino rivolse un timido sorriso a Sky e ad Emily, poi mormorò loro: - Spero che i vostri genitori vi facciano uscire, domani. Voglio giocare di nuovo con voi.
- Anche noi. Cercheremo di convincerli. Se noi non possiamo, però, tu puoi passare qui? - disse Emily, pensando subito a ciò che sarebbe realmente accaduto.
- Credo di sì.
Le due sorelle si alzarono in piedi e andarono a salutare i vicini di casa. Poi rientrarono tutti quanti in casa.
- Ragazze, dobbiamo parlarvi - annunciò Samantha. Le figlie si voltarono verso di lei, curiose.
- Che cosa c'è? - chiese Emily, rabbrividendo per il freddo.
- Ci abbiamo riflettuto bene - continuò Josh, annuendo insolitamente; - Per questa volta, e soltanto per questa, sia chiaro, io e vostra madre abbiamo deciso di sciogliere la vostra punizione.
- Vuoi... vuoi dire che io e Sky non siamo più in castigo? - urlò incredula Emily.
Samantha annuì. Le due sorelle si guardarono entusiaste e, senza pensarci un attimo, si rimisero addosso i cappotti e i cappellini ed uscirono di casa prorompenti.
- Libere! - urlò moderatamente Sky. - I genitori di Nicky hanno avuto una buonissima influenza su mamma e papà.
Emily si fermò subito, esitante: - Credo che questa cortissima punizione ci abbia insegnato qualcosa, - ammise - o almeno, a me sì. E cioè che dobbiamo avvertire mamma e papà quando andiamo da qualche parte: non voglio proprio rischiare di beccarmi un altro castigo.
Così dicendo, la ragazzina si girò e tornò in casa. I genitori si stavano ancora togliendo le scarpe; quando videro la primogenita rientrare in casa, la loro faccia si illuminò.
- Volevo soltanto informarvi che io e Sky andiamo al Kennington Park. Non preoccupatevi: la strada ce l'ha mostrata proprio ieri Lory, quindi non dovremmo rischiare di perderci.
- Oh, Emily, siamo orgogliosi di te - replicò commossa Samantha, facendole una carezza sulla spalla. Poi la ragazzina uscì di nuovo e raggiunse la sorella, che la aspettava già in fondo al vialetto.
- Credi che ci sarà qualcuno al parco? - chiese la bambina, riprendendo a camminare.
- Spero di sì - si augurò la ragazzina.
Per il resto della passeggiata, non spiccicarono una parola di più. Sky trascorse il tempo a fissare le sue stesse ciocche volteggiare nella fredda brezza, mentre Emily si guardava intorno per familiarizzare con l'ambiente.
A pochi passi dal cancello del parco, le due sorelle sentirono delle urla e delle risate, e un sacco di chiasso proveniente dall'interno.Subito si eccitarono e corsero fino a raggiungere le imponenti sbarre grigie. La porta del cancello era socchiusa, ma era anche tanto pesante, e le ragazzine fecero molta fatica a spalancarla quanto bastava per entrarci.
Quando i ragazzini che giocavano vicino all'entrata videro sbucare Sky ed Emily, interromperono tutti i giochi e rimasero a fissarle con lo sguardo di chi esamina bene un oggetto prima di metterlo sotto processo.
Le due sorelle si sentirono a disagio, e a un certo punto Sky stette per uscire di nuovo dalla porta faticosamente aperta del cancello, pur di non stare al centro di quella inquietante attenzione. Ma proprio nel momento in cui affondò un piede all'indietro, dentro l'erba scivolosa, un ragazzino più alto di Emily di almeno una mezza testa si avvicinò a loro e disse, quasi su un tono di guerra: - Chi siete voi?
Emily, impallidendo, cercò di farsi coraggio e avanzò di un passo: - Io sono Emily Perkins, e lei è mia sorella Sky. Ci siamo trasferite qui ieri pomeriggio.
Di nuovo tutti rimasero in silenzio, e se non fosse stato per il rumore delle prime gocce di pioggia che caddero in quel momento, nell'aria si sarebbero uditi i forti battiti delle timide sorelle.
- Piove... ? Non ci posso credere. Fino a un attimo fa c'era il sole - sussurrò Emily sbigottita alla sorella.
- Be', a questo punto torniamo a casa, - disse Sky - e non veniamo più qui, okay? - aggiunse, sempre più intimidita da quegli sguardi insistenti.
Emily bofonchiò e disse al ragazzino che stava davanti a loro: - Ma si può sapere perché ci guardate tutti in quel modo? Non siamo mica delle aliene!
Il ragazzino indietreggiò di un passo e scoppiò a ridere: - No no, avete frainteso. Non vi stavamo guardando di sbieco, vi stavamo solo osservando: di solito in questo parco noi ci conosciamo tutti, e vedere delle nuove facce ci ha incuriosito. Comunque io mi chiamo Jerry. Ora vado, perché il tempo si è fatto schifoso. Ci si vede in giro.
E corse via, esattamente dalla parte opposta del cancello.
- Ma dove va? La porta per uscire è da questa parte - disse Sky.
- Magari ce n'è un'altra, in fondo al parco - rispose Emily, stringendosi nelle spalle. - Dai, ora andiamo, se no ci becchiamo un raffreddore.
Anche loro uscirono dal parco, che in pochi secondi rimase deserto, e si precipitarono rapidamente verso casa.Anche Nick trova la nostra Lory un po' strana... però solo da qualche tempo. Ha ammesso che prima erano amici, ma da un po' le cose sono cambiate nei loro rapporti d'amicizia. Che cosa sarà successo a questa misteriosa bambina dagli occhi spenti?
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I segreti di Borough Road
FantasyLa settimana successiva alla morte del ricco zio Harry, la famiglia Perkins riceve una lettera che enuncia il testamento del famigliare. Egli, prima di morire, lascia in eredità ai suoi parenti la sua casa in Europa e una grossa cifra di soldi. I Pe...