Ottavo capitolo
- Alanna è molto gentile: mi piace. Però la mia preferita resta Amanda, con il suo fare buffo e divertente - osservò Sky enfatica, non appena furono entrate entrambe in camera sua.
- Ah sì? - Emily annuiva, ma era distratta: ora che si trovava difronte alla sorella, non sapeva proprio come iniziare a parlarle.
- Ma si può sapere che accidenti hai? Sei strana, oggi - disse labambina sospettosa. Emily si rese conto che avrebbe dovuto smentire alcuni suoi pensieri per non fare spaventare la sorella inutilmente.
- Niente... È che ora che siamo in una nuova casa, mi sarebbe piaciuto giocare insieme; e invece tu sei andata a fare amicizia con altre persone, scordandoti della nostra tradizione. Non ricordi? Un nuovo posto si deve inaugurare con un bel gioco. Che ne dici di nascondino, il tuo preferito? Nell'altra casa non c'era molto spazio, ma qui ce n'è in abbondanza: sarà bello, fidati - finse, mostrando un sorriso un po' fiacco.
Sky cascò nel tranello e smise di guardare Emily con circospetto.
- E va bene, ma conti prima tu - si affrettò a dire.
Emily annuì e, con mestizia, si alzò dal letto della sorella. Non smise di pensare neanche un attimo a quella misteriosa faccenda delle signore che stavano elaborando un pericoloso piano che avrebbe coinvolto la piccola Sky, ma finalmente giunse a una soluzione che le sembrò abbastanza opportuna: decise di non dire niente alla sorella per il momento; anche perché, conoscendola, non ci avrebbe mai creduto. Ma si era ripromessa di scoprirne di più riguardo a quella storia, per il suo bene e per quello di Sky.
- Ti rendo il gioco più semplice: mi nasconderò solo in questo piano della casa, così ti sarà più facile trovarmi - annunciò la bambina, strappandola via dai suoi ultimi pensieri.
- E dove mi metto a contare? Qui, sulla ringhiera? - chiese Emily, una volta uscite dalla stanza della bambina. Lei fece una smorfia con la bocca per indicare che era d'accordo: - Va bene. Però guai a te se sbirci - la avvertì poi, agitando il dito indice. Emily fece cenno di sì con la testa e si accostò alla balaustra: - Io inizio.
- Sì, sì.
- Uno... due... tre...
Sky iniziò a guardarsi intorno euforica. Scelse velocemente il suo nascondiglio e sfrecciò come un fulmine in quella direzione.
- Cinque... Non potresti correre più piano? Guarda che ti sento... Sei... sette...
Quando arrivò a venti, Emily si voltò, dando così le spalle alla ringhiera. - Arrivo - dichiarò ad alta voce. Si guardò intorno ragionando sul nascondiglio della sorella. Perlustrò con gli occhi stanza per stanza, fino a che... il suo sguardo non cadde sulla porta – ora socchiusa – della stanza dove aveva avuto luogo la riunione delle domestiche circa dieci minuti prima. Un terribile pensiero le ronzò fastidiosamente in testa: e se Sky fosse entrata a nascondersi proprio là dentro?
In effetti, mentre stava contando, aveva udito i passi pesanti della sorella girare verso est...
Iniziò a correre verso la stanza e, com'era accaduto precedentemente, sentì l'oscurità incombente invadere il suo corpo appena fu più vicina alla porta. Il cuore le pulsava forte. Appoggiò la mano dominante sulla fredda porta e la spinse all'indietro utilizzando poca forza. Varcò la soglia adagio.
- ... Sky? - disse con un filo di voce.
Nessuna risposta.
Emily stette per fare un passo indietro e uscire da quella stanza dall'atmosfera accaldata, ma qualcosa la fermò all'istante. Erano delle fotografie, appese sulla parete sinistra della stanza. Delle bellissime foto, alcune che inquadravano suo zio Harry, altre di alcune donne, tra cui Emily poté distinguere Amanda e Alanna. E infine c'era una foto che mostrava le cinque donne attorno allo zio. Due di loro sembravano piuttosto giovani di aspetto in confronto alle altre e a Harry. La ragazzina vide la sua ansia scivolare via lentamente come se si stesse scrollando della polvere di dosso. Solo allora si accorse che i muri erano colorati di un rosa molto delicato che le rilassava le pupille. Dopo aver osservato attentamente la parete di sinistra, spostò il suo sguardo verso quella di destra. L'unica cosa che vide appesa al muro era un quadro di piccole dimensioni dalla cornice liscia e nera. Raffigurava un semplicissimo bastoncino di ferro di colore grigio. Non capì cosa mai potesse rappresentare quel piccolo cilindro poco più lungo di una matita nuova, perciò spostò gli occhi altrove, verso il basso, dove c'erano i mobili. Si accorse con una nota di divertimento che molte cose, in quella camera, davano la buffa sensazione di essere state costruite sul modello di un cartone. Dopo aver osservato il mobilio della camera, scorse le sedie dove avrebbero dovuto essere state sedute le domestiche poco prima. Ora che le aveva sotto il naso, Emily poté vedere con che stranezza erano state ideate. Innanzitutto, quando le sfiorò con il dito, notò che erano fatte di metallo, e quello bastò per farle accapponare di nuovo la pelle. Sembravano tanto scomode che pensò che se si fosse seduta là sopra, il suo didietro avrebbe finito per raggrinzirsi.
Decise di provare, comunque, solo per dare libero sfogo alla sua incontentabile curiosità. Quello che però non notò, era che sulla cima di ogni sedia c'era sparsa della polvere luminescente...
Non appena si sedette, un innato desiderio di dormire la pervase. In pochi secondi sentì le palpebre pesanti e chiuse gli occhi. Si addormentò.
Dopo qualche minuto, qualcuno entrò nella stanza e le sfiorò il braccio destro con una mano gelida. La ragazzina si svegliò di colpo e si trovò davanti la faccia di una sconosciuta.
- Ah! - gridò con il cuore in mano.
- Chi le ha dato il permesso di entrare qua dentro? - disse la donna dai tratti gioviali.
Emily squittì dalla paura e, non sapendo cosa dire, cercò di defilarsi. Ma il terrore che era penetrato in lei sembrava averle disegnato un invisibile corda che le stringeva il bacino contro lo schienale. Iniziò a sentire dei ronzii nella testa.
- Lei deve essere Emily - disse la donna d'un tratto. La ragazzina la guardò perplessa. Finalmente riuscì a dire qualcosa: - Come fa a saperlo?
La donna si lasciò scappare una risatina irritante: - Come lo so, si chiede?
Emily si sentì salire un groppo alla gola. Guardandola meglio, si accorse che quel viso non le era affatto sconosciuto.
- Davvero crede che non abbia avuto la decenza di informarmi sui nomi della famiglia che dovrò servire per i prossimi trent'anni? Ma immagino che lei non conosce il mio nome. Mi chiamo Beth.
Emily si sentì una stupida per quella, effettivamente, stupida domanda. Ecco chi era: una delle cinque donne della fotografia.
Si alzò in piedi e notò in quel momento che era alta quasi quanto la signora. - Prima di andarmene, posso farle una domanda? - mormorò intimorita.
- Avanti - le concesse Beth, evidentemente seccata.
- Per quale motivo fuori dalla porta c'è scritto che è una stanza guasta? A me non sembra di notare nulla di guasto, qui dentro.
Beth storse lievemente la bocca, infastidita, ma Emily non ci fece caso.
- Lo era fino a qualche giorno fa. Io e le mie colleghe l'abbiamo sistemata e ci siamo scordate di togliere il cartellino. Capita.
- E allora per quale motivo non posso entrare qua dentro, nonostante questa ora sia casa mia?
- La domanda era una e una sola, e io una risposta mi sembra di averle dato.
Touchè.
- Fuori, ora - aggiunse placida.
La ragazzina si sentì in qualche modo offesa dall'atteggiamento lucido della donna, ma non aggiunse altro. Beth attese che uscisse dalla stanza, poi tirò un sospiro e si avvicinò ad un comò scuro all'angolo della stanza. Aprì il primo cassetto, infilò la mano dentro e rovistò tra una miriade di oggetti, come per accertarsi di qualcosa che la turbava. Tirò fuori una scatola di latta rettangolare. La aprì e sfilò delicatamente il bastoncino di ferro che custodiva gelosamente al suo interno; era lo stesso del quadro di cui Emily non aveva capito il significato. Lo avvicinò agli occhi e lo scrutò attentamente, per vedere se c'erano impronte visibili. Poi lo ripose nuovamente nella scatoletta di latta e lo infilò nel cassetto.Sky aspettava spazientita davanti alla balaustra. Quando vide arrivare la sorella sbuffò: - Amy, sei proprio una frana a nascondino.
- Dove ti eri nascosta? Credevo che fossi entrata in quella stanza: ho visto la porta semiaperta e credevo di aver sentito i tuoi passi - ribatté l'altra, tentando di giustificarsi.
- Ancora non mi conosci - scosse la testa Sky, altezzosa. - Volevo confonderti le idee facendoti credere che mi ero nascosta là dentro. Però, devo dire che è simpatica l'idea di dipingere la porta dello stesso colore della parete; se non avessi visto la maniglia sporgente, non me ne sarei accorta.
Emily grugnì. - Be', comunque sia, per ora basta giocare. Me ne torno incamera mia.
Quando si chiuse in camera, la ragazzina si avvicinò alla finestra. Erano le dieci passate. Quando era pensierosa, o stufa, e non sapeva cosa fare, guardava oltre i vetri della finestra: pensava che ciò la faceva rilassare. Appoggiò i gomiti sul davanzale e rimase a fissare il cielo, oramai nero.
Mentre i suoi occhi, lucidi a causa degli sbuffi di vento, erano rivolti verso l'alto, ripensò a ciò che aveva udito nascosta dietro la porta.
"Dunque, se non mi sbaglio, Alanna ha detto di aver ricevuto una telefonata dalla domestica di Lory, che le ha comunicato che Lory si è accorta del mio atteggiamento diffidente di questa sera. Accidenti, che rabbia! E io non mi sono resa conto di niente. Anzi, ho addirittura pensato che avesse qualche handicap, ma ora ho capito che è molto furba... Quindi anche Lory è coinvolta in qualcosa di losco. Ma cosa? Cosa vogliono fare con mia sorella, quelle domestiche psicotiche?", rifletté sempre più perplessa e nervosa. "Quando ci siamo separate, Lory ha detto che prima di tornare a casa doveva fare una cosa. Significa che in quel momento ha approfittato della nostra assenza per chiamare la domestica e avvertirla dei suoi sospetti verso di me, ne sono più che certa. Oh, maledizione, mi scoppia la testa!"
La ragazzina scosse il capo e respirò a fondo.
- La lettera! - esclamò improvvisamente tra sé e sé, ricordandosi della lettera ricevuta a Philadelphia che le avvertiva che Londra era una città pericolosa. - Ma cos'è che diceva, esattamente? Non ricordo... - mormorò cercando di rimembrare qualcosa. Quando si accorse che i ricordi non volevano tornare a galla, decise di cercarla; era sicura di averla messa nel suo zaino, prima di partire. Nel momento in cui l'aveva fatto, non capiva perché aveva quell'istinto di portarsela nella nuova casa, ma adesso capiva. Capiva che a Philadelphia aveva avuto un presentimento fondato.
Per fortuna trovò quasi subito il foglio che cercava. Con soddisfazione lo spiegò e iniziò a rileggerne il contenuto.
"Fidatevi poco della città in cui state per venire. Londra, seppure conosciuta come un ambiente lussuoso, ospita nei suoi angoli più nascosti una società di streghe, che necessita dell'arrivo della Famiglia per compiere il Sacrificio, e per mettere finalmente in atto il piano, creato dalla mente diabolica del più potente, e pronta in qualsiasi momento a regnare sul Bene. Solo Colei, portatrice del grande Dono, riuscirà a stabilire il giusto equilibrio."
La rilesse una terza e una quarta volta, quasi aspettandosi che di lì a poco il contenuto della lettera cambiasse. Con il respiro affannoso, ripiegò il foglio di carta e lo ripose nella tasca esterna dello zaino. Dopo averla serrata con la cerniera, andò a sedersi sul letto e si prese la testa fra le mani, stanca di pensare.Eccomi qui! Avete già qualche idea sul bastoncino di ferro che Emily ha trovato nella stanza "guasta"? Perché Lory, secondo voi, ha fatto la spia? E perché sembra così assente, così persa? Emily si deciderà ad indagare di più sulla faccenda? E dirà qualcosa a Sky? Fatevi le vostre ipotesi, commentate e votate se questo capitolo vi è piaciuto.
Saluti!
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I segreti di Borough Road
FantasyLa settimana successiva alla morte del ricco zio Harry, la famiglia Perkins riceve una lettera che enuncia il testamento del famigliare. Egli, prima di morire, lascia in eredità ai suoi parenti la sua casa in Europa e una grossa cifra di soldi. I Pe...