Quinta parte

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Terzo capitolo

Il micio voltò lo sguardo davanti a sé e se ne andò. Emily invece si fermò. Era impallidita di colpo, tanto che una signora di passaggio le chiese se si sentiva bene.
- Certo, è tutto a posto - la ringraziò, sfoggiando un debole sorriso. Ma intanto si era voltata verso la direzione del gatto, e non l'aveva più visto.
Ebbe un leggero tremito, e se in quel momento non avesse visto l'amica dalla parte opposta della strada, avrebbe fatto marcia indietro e sarebbe tornata di corsa a casa.
- Emily! Che ci fai qui? - la chiamò la ragazzina, sistemandosi il cerchietto color cobalto dietro le orecchie lievemente a sventola.
- Clara! - l'altra ebbe un tuffo al cuore. L'amica attraversò la strada e la raggiunse in quattro e quattr'otto. - Stavo venendo a casa tua - sorrise Emily, già più tranquilla.
- Ah... Ehm, veramente io stavo andando da Sophie. Ma perché non vieni anche tu? - si affrettò a dire, notando la delusione dipingersi sulla faccia dell'amica. Emily esitò: se fossero andate dalla loro compagna di scuola non avrebbe potuto raccontarle un fico secco; perciò rifiutò l'invito.
- Fa niente, non c'è problema. Forse un'altra volta... - mormorò sconsolata.
- Ma no, tu parti domani! - ribatté Clara. Emily non rispose.
Alche, l'amica tirò fuori il cellulare e compose un numero. - Pronto? Senti, perdonami Sophie, ma oggi sono un po'impegnata. Rimandiamo quella cosa ad un'altra volta, okay? - spiegò velocemente. Attese la risposta e poi replicò - Bene, grazie. Ti saluto.
Appena riattaccò, Emily la soffocò in un abbraccio. - Grazie.
- Dimmi, dimmi! - la investì, non appena ebbe sigillato con la chiave di ferro la porta della stanza. Ma quando Emily aprì bocca per cominciare a raccontare, l'altra la bloccò d'improvviso. - Ah, giusto! Devo dirti una cosa. Ricordi quando hai inviato la proposta di lavoro nel bar di mio zio? Be', ecco, lui era disposto a prenderti con sé, perché gli ho parlato molto bene di te e anche perché in questo periodo gli affari al bar vanno piuttosto male, però alla fine io gli ho detto che non ce n'era più bisogno, per via del trasloco... Ho fatto male?
Emily la squadrò con fare solenne: era proprio quello che si era proposta di fare lei. - Hai fatto bene - sorrise.
Poi raccontò all'amica ciò che le era successo, dall'inizio fino alla fine, dal primo incontro con l'ispido gatto fino all'ultimo sguardo di pochi minuti prima, ovviamente con l'intermezzo della lettera. Dieci minuti più tardi, quando tutto fu stato spiegato nei minimi dettagli, Emily sospirò, un po' emozionata.
Clara, durante il racconto, non aveva smesso un attimo di sbarrare gli occhi; oltre a quello, ora aveva anche la fronte aggrottata e la bocca divaricata in una smorfia d'incredulità. - Quello che mi hai appena detto è... è davvero pazzesco - sibilò con un fremito di eccitazione nella voce.
- Io ti avevo avvisata - ribatté Emily. E poi, con voce più ferma, domandò: - Allora, cosa ne pensi?
Clara fissò di nuovo l'amica e vide il suo sguardo agitato e impaziente di conoscere la sua opinione. - Be', ci credo - replicò sedendosi accanto a lei. - Certo che ci credo. Solo, ho qualche timore che la signora della lettera sia una psicotica o cose del genere; le cose che ha scritto, oltre ad essere piuttosto preoccupanti, sono anche irreali. Penso che sia una tipa un po' fuori di testa. Non lasciarti confondere dalla sua storiella sul 'dono' e queste cose varie. Dammi retta, è una stupidaggine.
Emily annuì ridendo dello sconcerto che si era manifestato nelle parole dell'amica.

Anche Sky se la stava spassando con Johnatan. Dal suo arrivo a casa del bambino, non avevano fatto altro che giocare ai videogame: il modo migliore per ammazzare il tempo, sotto il punto di vista di entrambi.
Ad un tratto, mentre stavano affrontando una sanguinosa battaglia tridimensionale, la bambina intimò, cogliendo un po' di sorpresa l'amico: - Bada che se non verrai a trovarmi nella nuova casa, non sarò più tua amica.
- D'accordo - ridacchiò lui, non distogliendo mai lo sguardo dallo schermo.

- Guarda che dico sul serio! - ribadì Sky alzando la voce e mostrando a Johnny tutta la sua serietà.
- Guarda che ho capito, isterica - ripeté Johnny, sapendo che quel nomignolo innervosiva l'amica più di qualunque altra cosa. Ma subito prima che lei potesse tirargli addosso un cuscino, aggiunse astutamente: - Però anche tu dovrai venire qui, qualche volta, se no non è corretto.

I segreti di Borough Road Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora