Diciassettesima parte

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Quattordicesimo capitolo

Quando ormai le due sorelle si erano dimenticate di Lory, qualcuno suonò alla porta.
- Ragazze - urlò Samantha dall'ingresso. - Ci sono visite per voi.
Loro fermarono il gioco e uscirono dal soggiorno. Erano ormai le quattro e mezzo.
- Lory! - Sky le andò incontro, seguita da una lenta e svogliata Emily.
La bambina, nonostante gli occhi vitrei, rivolse loro un sorriso caldo come il sole: - Scusate se ho tardato tanto. Il fatto è che la mia domestica mi ha trattenuta in casa proprio quando dovevo iniziare a vestirmi.
Sky sgranò gli occhi: - Ma come? Allora anche tu hai una domestica - esclamò sinceramente sorpresa.
Lory abbassò gli occhi e cercò di non badare all'osservazione della bambina.
- In ogni caso, non ti preoccupare: l'importante è che sei venuta - si affrettò ad aggiungere l'altra, notando il forte disagio che si era dipinto sulla faccia dell'amica. - Guarda: lei è nostra madre - disse, tamburellando sulla spalla di Samantha.
- Piacere, cara - sorrise calorosamente lei.
- Salve, signora - la salutò la bambina, con un misto di timidezza e tersezza nella voce.
- Chiamami pure Samantha.
Lei annuì e Samantha se ne andò.
Emily fissò Lory con uno sguardo guardingo, ma non replicò nulla. Sky invece, troppo contenta per l'arrivo della nuova amica, disse: - Ascolta, Lory, io e mia sorella siamo in punizione per una settimana, perciò la mamma ci ha proibito di uscire.
- Ah - mormorò la bambina.
- Però, puoi entrare in casa nostra, se ti va. Giochiamo qui.
- Va bene. Mi piace la casa. Sembra molto accogliente.
Emily notò con stupore una nota di sollievo materializzarsi nella voce della bambina, ma non riuscì a spiegarne il motivo.
Sky fece entrare l'amica in casa, poi irruppero tutte e tre nel salotto. La ragazzina si sedette sul divano e osservò per tutto il tempo le bambine giocare con la play station.
- Dai, vieni a giocare anche tu, Amy - la invitò più volte la sorella.
- E come faccio? Ci sono solo due controller - rispose la ragazzina, che in realtà usava quella storia solo ed esclusivamente come alibi per rimanersene rintronata sul divano a spiare i movimenti di Lory.
- Se vuoi giocare, lascio il controller e mi metto da parte - intervenne placida e fredda la bambina dagli occhi di vetro.
- Non disturbarti, sei tu l'ospite - chiuse la conversazione Emily.

- Dov'è il bagno? - chiese la bambina, dopo aver trascorso i primi venti minuti incollata allo schermo della televisione.
- Esci dal salotto, prendi il primo corridoio a sinistra. È la stanza al centro - le spiegò Sky.
- Ti accompagno, se vuoi - si offrì Emily.
- No, credo di riuscire a trovarlo da sola - rispose prontamente Lory. Emily ebbe per un attimo la tentazione di seguirla, ma riuscì a trattenersi in tempo per non far sospettare la sorella.
Quindi Lory uscì dal salotto e richiuse la porta alle sue spalle. Tese bene le orecchie, per sentire se c'era qualcuno nei dintorni; quando fu sicura che i genitori delle ragazzine non si trovavano nei paraggi, percorse il primo corridoio a destra. Camminò silenziosa, guardandosi scrupolosamente intorno. Le pareti laterali erano ornate di un susseguirsi di quadri, rappresentanti perlopiù paesaggi di montagna; il pavimento, a ogni piccolo spostamento, scricchiolava terribilmente, e il suono stonava di gran lunga contro quel silenzio spaventoso. Il corridoio era molto lungo. Lory tremava. Aveva paura lei stessa per ciò che stava facendo. I suoi occhi si spostavano abilmente da una parete all'altra, diffidenti.
- Io... non voglio - mormorò all'aria, con una vece spezzata. Una lacrima le scese rapidissima lungo la guancia, poi la seguirono tutte le altre. Subito i suoi occhi si illuminarono di un colorito più opaco, più tendente al blu mare.
In quel momento andò a strusciarsi contro le sue gambe un gatto. Lory si abbassò istintivamente e sorrise tra le lacrime: - Ciao, gattino... Oh, mi ricordo di te... - si bloccò e iniziò a tempestarlo di carezze rassicuranti, più per lei che per lui: - Io non so più che devo fare. Continua a controllarmi. Mi sta usando.
Il gatto dal pelo levigato le gettò le zampe intorno al collo, come per consolarla. Si guardarono entrambi dritti nelle pupille: lei con gli occhi gonfi e umidi, lui con le pupille gialle dilatate.

I segreti di Borough Road Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora