Ventottesima parte

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Venticinquesimo capitolo

Lory se ne stava inginocchiata sopra a una sedia di pelle affacciata alla finestra di camera sua, e fissava incerta il cielo scuro. I suoi occhi vitrei brillavano davanti alle ante aperte della finestra, e la pelle poco coperta era tratteggiata da una sfilza di puntini sporgenti; aveva freddo, ma non voleva scollarsi dal davanzale. Stava riflettendo indecisa su un pensiero che la tormentava, e che non la faceva dormire.
I genitori, nella stanza accanto, si erano da poco addormentati. Suo padre, alle quattro del mattino, avrebbe dovuto svegliarsi per andare a lavorare; manteneva una promettente ditta di giornali, e se tutto rientrava nella norma lavorava dieci ore al giorno. La madre invece si sarebbe dovuta svegliare con lui per preparagli la colazione, e poi, dopo che lui fosse uscito di casa, sarebbe tornata a stendersi sul letto e avrebbe continuato la sua dormita fino alle otto e mezzo; Lory continuava a pensarci.
Sospirò per l'ennesima volta senza nemmeno accorgersene, poggiò i gomiti sul davanzale umidiccio e fece cadere stanca la testa fra le mani. Non pioveva ancora, anche se il meteo aveva previsto pioggia per tutta la notte. Fuori, nelle strade di Londra, non s'intravedeva anima viva; l'aria era ferma, proprio come il suo respiro. Le strade di Borough Road si liberavano sempre presto.
Gli occhi si spostarono verso i caseggiati di fronte a lei e, scrutandogli ad uno ad uno, finì per concentrare lo sguardo sulla porta di casa Perkins. Era sigillata, le finestre chiuse e coperte da spesse tende giallastre; le luci erano tutte spente.
Fece una smorfia, poi si decise a scendere dalla sedia. Levò le braccia in alto e si stiracchiò, facendosi scappare uno sbadiglio. Quando però si piegò in avanti per chiudere la finestra, udì il suono di un motore provenire dal fondo della strada. Sporse il collo in avanti e girò il capo verso destra. Con sua grande sorpresa, vide correre lungo il viale la macchina di una polizia; la sirena era spenta perché a quell'ora il traffico non disturbava.
Non appena l'auto scura si fermò e le persone al suo interno furono scese, Lory non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta: erano i genitori di Sky ed Emily.
Affiancati ad un robusto poliziotto dall'aria austera, si misero a mormorare qualcosa che la bambina non riuscì a recepire, pur essendosi sporta il più possibile dalla finestra. Ora, infatti, si trovava sopra al davanzale bagnato, e i pantaloni, dal ginocchio fino alla caviglia, si erano già inzuppati.
I suoi occhi seguivano la scena che si stava svolgendo davanti a casa Perkins con maniacale concentrazione. Poco dopo vide Samantha annuire con il capo al poliziotto e poi entrare in casa, lasciando la porta semiaperta. Josh e l'uomo in divisa continuarono a parlare.
Lory tirò su col naso che aveva cominciato a colare, poi scese dal davanzale e rimase immobile di fianco alla sedia. Sospirò di nuovo. Non smetteva di pensare alla sua domestica, che prima di uscire per raggiungere il Bosco, ormai quattro ore prima, le aveva imposto di rimanere chiusa in casa.
"Per nessuna ragione devi uscire di qui. Intesi?", le aveva detto con uno sguardo minaccioso. Naturalmente non le aveva spiegato nulla, ma la frenesia che le si era letta in faccia aveva lasciato intuire a Lory il motivo per cui stava uscendo.
E poi pensava ai suoi genitori, che dopo qualche ora si sarebbero svegliati e, non trovandola in casa, si sarebbero preoccupati moltissimo.
La bambina rifletté bene sul da farsi. Aveva paura di Torney. Temeva che se avesse disubbidito ai suoi ordini, l'avrebbe punita ancora una volta. Ciò nonostante, scosse la testa aspirando con le narici: la curiosità e i sensi di colpa verso quelle due ragazzine andavano oltre tutte le regole imposte.
Si avvicinò quindi all'armadio, tirò fuori dei vestiti pesanti e si cambiò rapidamente. Dopo aver infilato gli scarponi, piegò il pigiama bagnato e andò a posarlo ordinatamente sulla piccola scrivania. Uscì dalla stanza, poi dalla casa.
Non appena mise piede sul suo fedele pianerottolo, notò in lontananza che la signora Perkins era tornata, e teneva due buste fra le mani. Le stava porgendo al poliziotto con spiegazioni confuse.
Lory corse verso di loro e li chiamò da lontano: - Signori Perkins!
Josh e Samantha alzarono lo sguardo stupiti. La bambina li raggiunse e si fermò davanti alla madre di Sky ed Emily.
- Lory! Che ci fai ancora in giro a quest'ora? - la madre delle ragazzine rimase senza fiato.
- Ciao, Samantha - salutò con un cenno di mano l'altra. - Che succede?
La donna scosse la testa e sibilò con una voce roca: - Sky ed Emily sono scomparse.
Josh le mise una mano sulla spalla; la bambina notò chiaramente la sua esasperazione. Tornò a guardare le buste, leggermente scossa ma non troppo sorpresa: - Quando?
Josh disse: - Sky è sparita poco dopo essere tornata da scuola. Siamo usciti per avvisare la polizia, e quando siamo tornati non abbiamo trovato nemmeno Emily in casa... Probabilmente è uscita a cercare sua sorella, ma da questo pomeriggio non abbiamo notizie né su di lei, né su Sky.
Lory annuì comprensiva e, sempre con lo sguardo fisso sulle buste, chiese di nuovo: - E quelle a che cosa servono?
- Dentro ci sono foto di Emily e Sky. Le diamo all'agente, in modo che si faccia un'idea sulle loro facce e gli riesca più facile il compito di trovarle. E noi confidiamo nella polizia, dunque presto rivedremo le nostre ragazzine. Non è vero, cara?
Dicendo questo, accarezzò il viso di Samantha e le rivolse un sorriso rassicurante.
Lory tacque. A quel punto sopraggiunse il poliziotto, che dopo aver aperto le buste e dato un'occhiata alle foto, replicò con una voce tonante: - Okay, direi che queste fotografie vanno bene. Ora le porto al commissariato e vediamo cosa possiamo fare. Se avete bisogno di qualcosa, o avete qualche altra informazione che potrebbe tornarci utile, chiamatemi pure.
Tenendo le buste tra il dito indice e il dito medio della mano sinistra, avvicinò l'altra mano al taschino della divisa e tirò fuori un biglietto da visita ben stirato.
Samantha sospirò e poggiò una mano intorno alla vita di Josh, che allungò un braccio e prese il biglietto: - La ringrazio, agente.
Dopo che il poliziotto se ne fu andato via, la madre delle ragazzine si rivolse a Lory quasi con un tono di rimprovero: - Lory, ma si può sapere perché sei ancora in piedi? Sono le nove passate, fila a casa.
La bambina arrossì, non sapendo bene che cosa inventare.
- Mi... mi ero alzata per aprire la finestra prima di coricarmi, quando vi ho visti qua fuori con un poliziotto e mi sono preoccupata... - mentì. E anche bene.
Samantha arricciò il naso, poi le diede una pacca sulla spalla e disse: - Sei stata molto carina a rimanere in pensiero, ma vedrai che la polizia troverà presto le mie ragazze e le riporterà a casa in men che non si dica. Perciò ora rientra in casa e va' a dormire, che domani c'è scuola. D'accordo?
Lory annuì, e con un gesto della mano salutò i signori Perkins. Attraversò la strada a passo insicuro e, dopo aver camminato per qualche metro, si voltò e si guardò le spalle: Josh e Samantha erano già rientrati in casa, e le luci erano rimaste spente.
Svelta, riattraversò la strada e stavolta si fermò davanti alla casa di fianco alla villa di Emily e Sky: era quella di Nick.
Guardò dapprima ogni finestra, assicurandosi che nessuna stanza fosse illuminata. Poi si piegò per terra e, stringendo gli occhi vitrei per vedere meglio, cercò un piccolo sasso in quel buio incombente. Dopo averne trovati un paio, si raddrizzò e cercò di prendere la mira, riponendo tutta la sua fiducia nel vecchio amico. Dopo aver tirato un lungo sospirò, lanciò il primo sassolino, che andò a scagliarsi con un tonfo sulla finestra chiusa di Nick. Nessuna reazione. Lory ritentò, e questa volta tirò con più forza. Il rumore del sasso che picchiettò sul vetro fu questa volta molto più udibile. La bambina attese impaziente che qualcuno si affacciasse alla finestra. Nessuno uscì.
Lory sospirò abbattuta, e si ripiegò in avanti per cercare nuovi sassi, finché non sentì una voce parecchio famigliare sussurrare dall'alto: - C-chi va là?
La bambina rialzò subito gli occhi e guardò speranzosa la finestra della camera di Nick, ma con grande stupore notò che era rimasta chiusa. Eppure qualcuno aveva parlato, lo aveva sentito con le sue orecchie!
Percorse con lo sguardo ogni finestra di quella casa, fino a quando non notò un batuffolo scuro spuntare dalla facciata del bagno.
- Nick! Nick! Sei tu? - mormorò guardando in quella direzione.
Silenzio tombale, il batuffolo scuro non si muoveva.
- Nick! Ascoltami, sono Lory - riprovò la bambina.
Il batuffolo si mosse all'improvviso. - Lory chi... ?
La bambina sospirò alzando gli occhi al cielo.
- Scemo, sono Lory Chemporn! Scendi, ti devo parlare.
- Non scendo.
- Perché? Tranquillo, stiamo qua sotto - e fra i suoi pensieri aggiunse sadicamente: "Per ora".
- Ho... ho paura. Sai che ho paura del buio.
- Ti prego, scendi. Sono scomoda a parlarti da quaggiù, mi verrà il torcicollo.
Nick si tolse dalla finestra e chiuse l'anta piastrellata. Lory attese per un paio di minuti, seduta sugli scalini del pianerottolo di casa Chaquez, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Finalmente Nick aprì la porta di casa. In piedi sul pianerottolo, con una giacca pesante addosso, fissò la bambina in modo diffidente: - Che cosa vuoi? La gente, a quest'ora, vorrebbe anche dormire.
Lory fissò l'amico e sogghignò strafottente: - Perché sei ancora in pigiama?
Nick osservò allora l'espressione della bambina incredulo.
- Perché avrei dovuto cambiarmi? Hai detto che mi devi solo parlare - valutò dubbioso.
- Niente, niente. Andrà bene anche così. L'importante è che sei coperto: stanotte fa freddo.
- Lo vedo che fa freddo, ma tu hai detto che rimarremo qua sotto. E ora dimmi perché mi hai chiamato - ripeté calcando il tono di voce. Alzò lo sguardo e si guardò attorno titubante: - E perché non accendono i lampioni? È buio pesto, qui.
- Non preoccuparti, farò un salto a casa mia e mi procurerò una torcia - fece Lory. - E ora ascoltami, devo spiegarti alcune cose. Però promettimi che mi crederai e mi seguirai senza fare storie. Non c'è tempo per queste cose, ne sono sicura.
Il bambino si sistemò allora gli occhiali rossi sul naso e mormorò: - Seguirti? Seguirti dove, scusa?
Lory prese un lungo respiro; sapeva bene quanto fosse ottuso Nick, perciò decise di buttarla lì.
"Come viene, viene", pensò fra sé e sé allargando le spalle.
- Sky ed Emily sono sparite - replicò seria.
Nick sobbalzò e, prima ancora di dare tempo all'altra di dire qualcos'altro, cominciò a balbettare a vanvera: - Che cosa? Sparite? Non è vero. Cos'è successo? Chi te l'ha detto?
Agitandosi sul posto, fece innervosire assai la bambina, che si alzò dagli scalini e lo prese per le spalle, iniziando a scuoterlo terribilmente.
- Non fare rumore - lo riprese aggressiva. - Sta' calmo, ti spiegherò tutto.
Nick cercò di tornare in sé, ma la notizia travolgente della scomparsa delle sue vicine di casa lo aveva scombussolato.
- Ascoltami, non è facile dirti ciò che so, ma da sola non potevo andare a recuperarle: avevo bisogno di qualcuno che mi facesse da cavia, per questo ti ho chiamato. Ora, se mi stai a sentire in silenzio, posso raccontarti tutto in poco tempo, e poi potremo andare. Okay?
Il bambino non capiva perché l'amica continuasse a ripetere la parola 'andare', ma fece cenno di sì con la testa e invitò la bambina a sedersi al suo fianco con un gesto della mano.
- Vedi, c'è un grande gruppo di persone che possiedono... come posso dire? Poteri soprannaturali... - non appena pronunciò le ultime due parole, Nick trasalì. - Soprannaturali, sì, ovvero sono capaci di fare magie. È una raduna di streghe che fanno cose che non dovrebbero fare. Dunque, c'è anche questo grande manuale contenente più di mille regole, chiamato Regolamento Stregonesco, che proibisce un sacco di cose; una di queste è per esempio il fatto che una strega non può mai interagire direttamente con i bambini. Mai.
La spiegazione della bambina stava diventando sempre più confusa, e Nick, poverino, iniziava a perdere il filo del discorso.
- Eppure - proseguì Lory, incurante dell'espressione del bambino che rivelava tutta la sua perplessità - queste persone hanno trasgredito a molte di queste regole e, soprattutto, hanno mancato d'importanza ad una delle più pericolose, e cioè quella appunto di interagire direttamente con i bambini.
Nick scosse la testa, quasi infastidito: - Alt alt! Non ho capito niente di quello che hai detto, le tue spiegazioni non stanno né in cielo né in terra. Streghe, regolamenti magici, trasgressioni.. Ma ti ha dato di volta il cervello?
- Nick, concentrati! Non è facile spiegare queste cose ad un babbeo come te - si adirò Lory. Subito dopo però si tappò la bocca, perché si accorse di aver alzato troppo il tono di voce.
Il bambino fece una smorfia e si impermalì: - Bene, allora cavatela da sola, dato che io sono tanto stupido per i tuoi 'grandiosi' ragionamenti.
Dicendo ciò, si alzò in piedi e salì fino al pianerottolo. Quando fu pronto per aprire la porta di casa, Lory lo bloccò con una punta di odio nella voce: - Sei un codardo, Nick. Pensavo che Emily e Sky ti stessero a cuore.
Il bambino rimase fermo immobile con la mano attorcigliata intorno al pomello tondo della porta.
La bambina fece dietrofront, scese i gradini e, bofonchiando imprecazioni contro l'amico, si allontanò dal giardino dei Chaquez. Nick lanciò un'occhiata dietro di sé per vedere dove andava, poi aprì la porta ed entrò in casa. (21,30)

Buenos dìas, chicos y chicas! Questo capitolo, come promesso, l'ho incentrato sui due amici di Sky ed Emily.
Lory era in pensiero per le due ragazzine, strano ma vero. Sembra che la sua tenebrosità e la sua freddezza questa volta abbiano lasciato posto a un cuore caldo (... più o meno). E' andata addirittura a chiedere aiuto a Nick! Facciamo progressi, eh U_U Ma come mai proprio ora ha cominciato a cambiare atteggiamento?
Votate e commentate :D

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