Insostituibile - Capitolo 1

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Christian's pov.
Lancio un'occhiata alle mie spalle, incontrando lo sguardo dei miei genitori e mia sorella Claire che sono in piedi accanto a me.
La chiesa è gremita dei nostri parenti e alcuni amici, impazienti di vedere un altro membro della famiglia sistemarsi definitivamente.
Dall'altro lato aspettano Rose, i fratelli di Abby e Meredith rivolgendomi anche loro un rassicurante sorriso.
Ricambio educatamente, e riporto lo sguardo dinnanzi a me sospirando rumorosamente.
All'interno di me tutto è in subbuglio.
La mia mente è pervasa da moltissimi pensieri, mentre il mio cuore batte ad un ritmo mai provato prima.
Le mie mani non stanno ferme, mentre le gambe non smettono di tremare.
Tremo completamente dannazione.
Metto le mani in tasca ed osservo l'altare, tanto per concentrarmi su qualcosa ed evitare di uscire e trascinare Abby dentro. Ora. E subito.
Vorrei correre, scaricare tutta quest'ansia. Vorrei rifugiarmi in palestra e prendere a pugni il sacco di boxe o addirittura il trainer. Tanto lui è abituato. Ma non riesco a muovermi. È come se avessi fatto le radici qui.
Non saranno trascorsi nemmeno cinque minuti da quando sono sceso dalla mia limousine, e non sono passati di certo altri minuti da quando ho salutato alla cieca Abby nell'altra limousine.
Il mio respiro è accelerato, e l'ansia raggiunge limiti mai testati prima d'ora.
Ho aspettato così tanto tempo per ufficializzare le mie nozze, ma questi pochissimi attimi che precedono la sua entrata in chiesa sono insopportabili.
Questi minuti, apparentemente brevissimi, hanno la durata di un'eternità per me.
''Se dovesse rinunciare a venire?'' penso ''Se decidesse di allontanarsi da me?'' mi rattristo ''Se non dovessi riuscire a donarle la felicità di cui necessita?''.
Mi torturo con mille domande, arrivando a pensare le cose più assurde.
Impazzirò prima del suo arrivo. Ne sono sicuro.
Al limite dell'ansia vorrei mettermi anche a piangere. Sì, piangere.
Non so se è troppa gioia o solo un comunissimo modo per scaricare troppa tensione, e non so nemmeno se è normale nei novelli sposi. Non ho mai provato queste emozioni, e non so se è più opportuno comportarsi in una maniera piuttosto che un'altra. Rimane che io voglio piangere. Anche Christian Ross è capace di farlo.
Ma, tenendo a mente il mio orgoglio e il mio essere uomo, scarico la colpa a questo ambiente così formale.
Magari è la consapevolezza di dovermi sposare qui, dinnanzi ad un ufficiale della chiesa in mezzo alle lacrime di mille donne piangenti mi fa uno strano effetto.
''Ma sì''. Sospiro e continuo a fissare l'uomo che prende posto davanti a me.
“Tesoro?” la dolce voce di mia mamma, anticipata dal suo leggero tocco, per un attimo ha l'effetto di mille calmanti.
Giro lentamente la testa ed incontro il suo sguardo. Due grandi occhi verdi come ai miei, colmi della dolcezza che solo una mamma può dare, mi scrutano con attenzione. Certamente non sarà colpa del ambiente se piangerò dopo aver visto quest'espressione che ha stampato in faccia.
"Mamma". La mia voce sembra incrinata a me stesso. Non ho speranze.
"Tutto bene?" domanda.
"No che non va bene, tuo figlio è sul punto di scoppiare in lacrime se quella donna non entra e non pronuncia quel sì'' vorrei urlare, ma considerando le conseguenze mi limito a fare un cenno con il capo.
"Per quanto ci provi, non sarai mai in grado di mentire a tua madre. Sei ansioso vero?"
Accidenti a questa donna. Non posso mentirle in nessun modo.
“Sì mamma, hai ragione a dire che sono ansioso. In questo momento vorrei uscire e portare dentro Abby e pronunciare questo dannato sì. Anche al costo di costringerla, ma finire questo supplizio” confesso “È straziante quest'attesa. E ho paura che tutto vada a rotoli proprio all'ultimo momento”.
Mi sorride dolcemente e circonda le mie guance con le sue calde mani.
"Tesoro mio" sussurra "Amore di mamma, non farti prendere dall'ansia".
Asciuga una lacrima che tenta di sfuggire al mio controllo, e mi sorride. Dannate lacrime.
"Aspetta solo un altro po'. Non dovrai più separarti da lei. Abby è lì fuori, per l'esatto motivo per cui tu sei qui dentro. È normalissimo che tu ti senta un po' agitato, ma calmati".
Fisso le sue parole in mente, e provo a darmi una calmata.
"Hai ragione" annuisco "D'altra parte non è stata lei a chiedermi una cerimonia formale. Devo essere coerente con le mie scelte. E poi non rinuncerebbe dopo tutto quello che abbiamo passato per stare insieme".
Sono un coglione. Come posso pensare certe cose? È già mia moglie cazzo!
Scuoto la testa e mi schiaffeggio mentalmente, cercando di riprendere possesso dell'autocontrollo.
Sembro un adolescente con i sentimenti in subbuglio. Che diamine mi prende?
''Sono tranquillo. Tu sei tranquillo Ross'' mi ripeto mentalmente queste parole, come se fossero un mantra, distogliendo lo sguardo da mia madre".
"Sembra che qualcuno qui sia ansioso di vedere sua moglie" sussurra mio padre al mio orecchio.
Sbuffo. Non contribuiranno certo a calmarmi con queste domande.
"Posso confessarti una cosa?". Incuriosito gli presto attenzione.
"È necessario per farmi calmare?"
"Qualcosa del genere" fa spallucce "Magari potrebbe esserti d'aiuto. Dopotutto sei mio figlio, e suppongo che certi ragionamenti li avrai fatti anche tu".
"Vai al sodo".
Lancia un'occhiata alle spalle, come se non volesse farsi sentire, e si avvicina ulteriormente a me.
"Trent'anni fa, proprio al tuo posto, ci sono stato anche io. Agitato e confuso come lo sei tu adesso".
"E hai provato delle emozioni non tanto maschili?". Gli faccio cenno di avvicinarsi e, dopo essermi assicurato di non destare l'attenzione dei familiari alle spalle, confesso i miei problemi. "Hai sentito la necessità di piangere? Io non so più come intrattenermi per evitare di comportarmi come un lattante".
Ridacchia. Lo fulmino con lo sguardo.
"Cosa c'è da ridere?"
"È una necessità sentita dalla maggior parte degli sposi" spiega poi.
"È questo posto secondo me" ribatto.
"No" scuote la testa "È la consapevolezza che di qui a breve ti uniranno alla donna che ami".
"E tu lo hai fatto? Piangere intendo".
Annuisce. "Appena ho visto tua madre. È stato impossibile trattenerle".
"Oh".
"Sono andato a prendermi ciò che era mio. La donna che ho sposato. Non potevo più resistere".
"Andato a prendere? È il senso che ho capito io, o sono troppo fissato sul trascinare Abby dentro?"
"Temo che tu abbia capito" ridacchia "Ho mandato a quel paese le formalità, e ho portato tua madre dentro. Prima del dovuto".
"E pensi che dovrei farlo anche io? So che è già fuori, dovrei portarla dentro?".
"Sbaglio o qui è in corso una propaganda per sabotare l'ordine delle nozze?" irrompe mia madre nella conversazione "Ti ha raccontato la sua trovata del millennio vero? Stavo proprio pensando che non lo avesse ancora fatto".
Fulmina con lo sguardo mio padre.
"Sono cose che voi donne non capirete mai" le risponde molto tranquillamente lui "Dovrebbe andare e portarla dentro, proprio come ho fatto io con te".
"Non pensateci nemmeno" lo rimprovera lei "E tu sta' buono" mi ammonisce.
"Ascolta me figliolo, esci".
Per peggiorare la situazione, mi trovo conteso in una lite tra genitori.
Ma alla fine non è quello che voglio? Non voglio far entrare Abby? Perché non posso uscire?
Mi convinco mentalmente di volere Abby al mio fianco ed accenno un passo, ma vengo velocemente interrotto da mia madre e ancor prima dal rumore delle porte che vengono aperte.
Preso dall'impegno di calmarmi e di progettare modi per evadere ed andare a catturare la mia donna, e dalla breve conversazione intrattenuta con i miei genitori, non ho nemmeno fatto caso all'allontanamento, dall'altare, di Trenton e di mio cugino Jason fino a poco fa seduto con la sua famiglia. Adesso entrambi, posizionati uno ai lati delle rispettive metà della porta, tengono tra le mani le maniglie.
Un generoso fascio di luce solare invade l'entrata della chiesa, rendendo l'atmosfera magica e suggestionale.
Tutte quelle emozioni che, in un modo o nell'altro ero riuscito a domare, ritornano a farsi sentire. Questa volta, con mia grandissima preoccupazione, con molta più intensità.
I primi che entrano sono mio nipote Theodhore e mia nipote Madison. Lui vestito con un elegante completo blu, e lei vestita da fatina di un bellissimo vestito a balze rosa confetto. Il primo tiene tra le mani un cuscinetto sormontato dalle fedi, quella più importante è la fascetta d'oro che ufficialmente identificherà Abby come mia moglie. Mrs Abby Ross. Madison, invece, tiene una piccola cesta in vimini con petali di rose che vengono seminati lungo il suo percorso.
Finalmente, nella stessa fascia di luce, vedo entrare l'Angelo. La mia donna.
Dapprima, tra le damigelle con vaporosi bouquet in mano che la precedono, riesco a scorgere solo parte della gonna del vestito nuziale che indossa.
Mi sporgo più in avanti. Risalgo lungo le sue forme e cerco di scorgere il viso.
Automaticamente, nell'esatto momento in cui incontro il suo sguardo, un turbine di emozioni si scatena in me. E come aveva constatato mio padre, mi basta questo piccolo sguardo per distruggere il mio autocontrollo in una serie di lacrime. Recupero rapidamente il fazzoletto che, per prevenire disastri ho messo in tasca, e tampono continuamente gli occhi.
'È una fortuna che gli altri siano catturati dalla presenza della sposa' penso.
In contemporanea con i suoi movimenti parte la marcia nuziale, e la mia attenzione si perde in un sentiero di ricordi.
I ricordi di questo travagliato, ma solido, amore si fanno nitidi nella mia mente.  Ogni suo passo, in questo lento cammino verso la mia direzione e verso la nostra unione, rievoca una differente esperienza vissuta.
L'incontro in ufficio. La sua sfacciataggine nel presentarsi come mia fidanzata. La salda amicizia che è nata tra una conversazione e l'altra. La voglia di vedere il suo sorriso, a costo di contrattare con Quei piccoli momenti di riflessione su strani sentimenti mai provati. La consapevolezza di essermi perso proprio quando pensavo di aver trovato una nuova rotta. La rabbia che montava quando solo l'aria di un altro lambiva le sue membra. Il folle desiderio di essere io, anche se solo per un brevissimo secondo, l'unico autorizzato ad assaporare quelle morbide labbra. Il rammarico per averla ferita, la gioia per averle dato la possibilità di conoscere l'amore lussurioso. Il piacere di essere stato la sua guida nell'inesperienza. La paura di averle rubato il cuore, la paura per dichiararsi. L'amore consumato sotto le coperte. Il dolore della separazione, le speranze covate. L'incredulità nell'averla rivista dopo molto tempo. Il pensiero di poter ricominciare di nuovo da zero. La felicità nel vedere le mie aspettative realizzarsi. Nuovi dolori da incomprensioni. Le preghiere affinché si svegliasse e tornasse di nuovo da me. Ed ora queste emozioni.
Ogni suo passo è una nuova speranza per me. In me.
Arrivati all'inizio delle panche della chiesa, le damigelle si dileguano ai lati, il padre invece aspetta che io mi avvicini.
Prendo una generosa boccata d'aria e cammino verso la loro direzione. Consistenza delle gambe pari alla gelatina.
“Prenditi cura di lei” mormora Trevor, con occhi lucidi e voce tremante.
Prende la mano della figlia e la mia, e finalmente le unisce.
Un solo tocco riesce a cancellare ogni singola forma di nervosismo. Un senso di tranquilli tà e pace pervade il mio cuore.
Senza aspettare oltre ci incamminiamo verso l'altare e il sacerdotr.
Un solo mio sguardo basta a far capire all'uomo la mia fretta nel svolgere rapidamente ogni pratica.
Inizia a pronunciare le varie parole, mentre io rivolgo la mia totale attenzione alla donna al mio fianco.
In mezzo ai bagliori dei flash delle decine di fotocamere sparse per la chiesa, che molto sicuramente stanno immortalando ogni nostro minimo movimento, il mio sguardo è inchiodato sul bel profilo del suo viso. Le ciocche di capelli lasciati sciolti, i semplici ma eleganti gioielli, il pallido rosa delle guance,  gli occhi valorizzati da un delicato trucco ed infine il rossore delle labbra. Farebbe invidia alla perfezione.
“Ehi” bisbiglio richiamando la sua attenzione “Sei bellissima”.
Mi guarda con la coda dell'occhio, sorridendo e arrossendo copiosamente.
Mordo il labbro, scacciando dalla mente diversi pensieri osceni sul suo conto.
L'aver deciso di non intraprendere nessun tipo di attività a letto è stato un duro colpo.
La voglia è cresciuta notevolmente, ed i suoi piani per attirarmi in tentazione non hanno mica aiutato a non pensarci.
L'unico sollievo è che ormai manca poco tempo, e finalmente potrò averla tutta per me. Un recupero di questi due mesi di riposo.
Sorrido sotto ai baffi e penso ad altro, portando rispetto al luogo in cui mi ritrovo.
Il sacerdote si avvicina al momento che ho aspettato da quando mi sono svegliato la mattina.
Ci chiede di prenderci per mano e di pronunciare le promesse.
“Sei pronta?” le domando un ultima volta prima di lasciare al mio cuore il resto del lavoro.
Annuisce. Ed è la risposta che mi conferma l'infondatezza dei miei dubbi
Attento a non inciampare sulle parole, a non balbettare e tremare, pronuncio con sicurezza la mia promessa. Le parole escono automaticamente dalla mia bocca, senza che io mi metta a formularle mentalmente.
Sulle sue labbra aleggia un sorriso di pura gioia. So che non ha bisogno di essere rassicurata ulteriormente, ma sento il dovere di farle vivere ogni emozione cruciale per una donna durante il matrimonio.
Ma all'improvviso diventa cupo. E noto che la sua attenzione non è concentrata su di me.
Avverto la tensione farsi strada nel suo corpo, ed un brivido percorrerla da capo a piedi.
''Che le prende?'' mi chiedo aggrottando le sopracciglia. Non volendo le lancio un'occhiata accusatoria, che riporta sulla terra la sua attenzione.
Senza ulteriori esitazioni abbozza un sorriso ed pronuncia anche lei la sua promessa.
Il mio umore viene sballottato da un polo all'altro. Sentire le sue parole mi rallegra nuovamente, facendomi dimenticare temporaneamente la sua distrazione.
Quando finalmente le metto la fede attorno al dito, il mio animo si mette in pace. E lo stesso lei.
Entrambi abbiamo ottenuto la rassicurazione di cui avevamo bisogno. E le parole del sacerdote sono l'ultimo duro colpo ai nostri dubbi e problemi.
“Mrs Ross, ti amo” mormoro dolcemente. E senza aspettare altro mi appresto a baciarla. Come se fosse la prima volta, come se il bacio fosse tutto ciò di cui ho bisogno.
Circondo le sue guance con le mie mani. Chiude gli occhi quando la mia fredda fede sfiora la sua calda pelle.
Inumidisco le labbra e mi avvicino ad una lentezza straziante. La gola improvvisamente secca, e l'atto della respirazione improvvisamente faticosa. E poi il bacio. Il giusto ritmo, la giusta pressione. La stretta di un abbraccio attorno alla sua vita, e dopo l'intero suo peso corporeo sostenuto dalle mie braccia.
Gli invitati esplodono in un forte boato seguito dagli applausi, mentre noi continuiamo a baciarci. Non preoccupandoci di niente e di nessuno, se non di noi stessi e dei nostri bisogni.

Insostituibile Amore [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora