Insostituibile - Capitolo 6

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Una coppia di felici e novelli  sposi, e un viaggio di nozze.
Dopo la mia esplosione di gioia causata dalla scoperta della meta del nostro viaggio di nozze, ho dovuto aspettare un altro paio di ore prima di mettere piede in Italia.
Attesa di cui, ogni singolo minuto, ne è valso la pena.
Italia.
Il solo pronunciare a voce alta il suo nome, fa perdere ripetutamente diversi battiti al mio cuore.
Ho sempre amato e desiderato con tutta me stessa visitarla, ma non ho mai pensato di prendere i bagagli e partire. Così, su due piedi senza pensarci troppo.
Poi arriva lui, mio marito, che mi organizza un viaggio proprio lì facendomi perdere la testa. Letteralmente.
Mi trascina a bordo del suo bolide e mi porta in paradiso.
Forse è stato un bene non averlo fatto precedentemente. Partire intendo.
È stata una delle tante esperienze di cui non potrò mai dimenticarmene.
Un'esperienza che ti incide il cuore, che ti macchia a vita.
Sono scesa dal jet con un raggiante sorriso sulle labbra, ispirando a pieni polmoni la fresca aria invernale italiana. E sono risalita su di esso con altrettanti raggianti sorrisi.
Christian all'inizio mi ha spiegato che il nostro viaggio sarebbe durato per quasi un mese.
Un mese in Italia!
Appena ho sentito quelle poche parole, per poco non sono svenuta dalla gioia.
Non avrei passato una o due settimane in quella nazione, ma quasi un mese. In Italia.
E non solo, sarebbero state incluse diverse mete. Di cui, la sottoscritta, non ha preferito conoscere il nome.
Il giro più significativo dell'Italia in un solo mese. Così mi ha detto lui.
Non so dire per certo chi era più felice. Io per essere qui, o lui per avermi portata qui. Per vedermi sorridere e gioire di fronte alla più banale delle situazioni.
Io lo ero di sicuro. E anche troppo.
Ho da sempre ascoltato con molta dedizione i racconti di Meredith sulla sua nazione d'origine.
Madre delle Alpi e sorella del Mare.
È questa l'Italia.
Così la definisce mia cognata.
E io non potevo far altro che concordare con lei. Era praticamente come l'aveva sempre descritta, se non più bella.
È stato Christian stesso, in seguito, a svelarmi l'itinerario del nostro viaggio:
Roma, Verona e Venezia.
Non ho capito il motivo per cui aveva scelto quelle tre città, fin quando non mi sono trovata nelle circostanze adatte per potermene capacitare.

Roma: 1å settimana.
L'aeroporto di Fiumicino, gremito di persone che provengono da altrettanto differenti luoghi, è un ampio e caldo ambiente.
Premetto che odio le pratiche di sicurezza negli aeroporti, ma questa volta sopporto in silenzio. La mia attenzione è integralmente focalizzata a quando sarò fuori da questo dannato edificio, con il naso incollato al vetro del finestrino dell'auto ad osservare affascinata Roma che sfila davanti ai miei occhi.
L'auto noleggiata da Christian attende di fronte all'ingresso del terminal T5, che è quello dedicato ai voli delle compagnie aeree americane e dei voli intercontinentali.
Mi ha spiegato che l'aeroporto, con i vari terminal, è suddiviso in ben 4 sezioni: divisi in base alla tipologia dei voli e alle compagnie di aerei che atterrano.
Ascolto come se mi stesse raccontando la più interessante delle storie.
Per mio marito è forse il quinto o il sesto viaggio in l'Italia, parla l'Italiano e conosce abbastanza bene i luoghi che visiteremo. Una scoperta.
Mi spiega con cura ogni minimo dettaglio, annunciando che l'hotel da lui scelto è nel pieno centro della città; precisamente sulla Via Nazionale che è vicina a Piazza Spagna, famosa per la sua storia e la possibilità di fare shopping.
Musica per le mie orecchie.
Come previsto, il mio naso e il vetro del finestrino hanno stretto una salda amicizia.
L'autista della nostra auto ha percorso le strade che ospitano le principali attrazioni, permettendoci di familiarizzare con il luogo ma soprattutto garantendomi una prima visuale di alcune delle meraviglie di Roma.
E che meraviglie.
Una città non ha bisogno di palazzi di lusso e attrazioni fuori dal normale per essere bella. Basterebbe anche sfoggiare tutto ciò che ha fatto la sua storia per renderla unica agli occhi di chi l'apprezza.

L'Hotel Artemide è, come preannunciato da Christian, vicinissimo ai luoghi che l'autista ci ha fatto vedere.
Nella mia mente si materializzano diversi pensieri.
Non ci starebbe male una scappatella per le vie di Roma, sola.
Christian sarebbe capace di spezzarmi le gambe se solo lo scoprisse, ma troverò il modo di convincerlo.
Dopotutto io detengo il potere, e non intendo lasciarmi scappare nessuna delle possibilità che mi si presenteranno davanti.
Nessuna.
Ho una questione molto importante da sbrigare a Fontana di Trevi, e non sarà di certo lui ad impedirmelo.
Grande Abby.
Sghignazzo mentalmente come se avessi progettato il più malefico dei miei piani, e mi affretto a scendere dall'auto ormai ferma da troppo tempo.
Sulle mie labbra si stampa un raggiante sorriso quando mi ritrovo davanti una scena del tutto inaspettata.
Niente più risata malefica, un semplice sorriso di pura gioia.
Dalla macchina che ha appena accostato dietro alla nostra scendono delle persone a me all'inizio del tutto sconosciute, ma di cui realizzo rapidamente l'identità.
Rebecca la moglie di Gillian, e una graziosa bambina dai folti riccioli d'oro.
Tutta sua madre, se non fosse per il modo di atteggiarsi del padre.
La osservo stringere con affetto suo padre, rimproverandolo anche per mancare spesso di casa.
Come faceva il padre con me, quando stupidamente scappavo in cerca di guai.
Un'amore di bambina.
Christian scende dall'altro lato, per poi raggiungermi da dietro.
Il suo sguardo segue rapidamente il mio, permettendo alle labbra di incurvarsi in un sorriso mozzafiato.
Il sorriso di un uomo pronto ad essere padre.
''Ma cosa ci fa qui la famiglia di Gillian?'' chiedo nonostante abbia già capito la risposta.
''Dopo tutto quello che ha fatto per te e anche per me, ho pensato di regalar loro una vacanza'' spiega facendo spallucce ''Ho sbagliato?''.
''Per niente Christian'' sorrido soddisfatta del suo gesto ''Hai fatto una cosa giustissima. Sono pienamente d'accordo con te''.
''Sono Christian Ross, la perfezione fatta persona'' si loda ''Non sbaglio mai un colpo''.
''Non ho mai detto che tu fossi imperfetto. Anche i tuoi difetti sono così tanto corretti che non sembrano nemmeno errori'' ribatto sicura.
Mi guarda torvo per poi scuotere la testa. ''Non hai proprio intenzione di darmi soddisfazioni vero?''.
Scoppio in una fragorosa risata e scuoto la testa. ''Ora che so quanto la vuoi, farò di tutto per non dartela mio dolce marito'' ammicco.
''Cosa non mi darai?'' domanda malizioso ''La soddisfazione o...?''.
Gli do un' affettuosa sberla sulla nuca e lo guardo con gli occhi chiusi a fessura, facendo durare molto poco la mia ripugnanza per le sue parole.
''Non te la do tanto Ross'' rispondo ridendo ''Né la soddisfazione né quella cosa che pensi tu''.
''Dopo tutte le volte che me l'hai data, adesso non puoi più?'' domanda ridacchiando ''Oh bambina mia, non sai che io potrei anche prendermela con le cattive maniere. Sono un uomo tanto cattivo, ma tu me la daresti subito. Vuoi scommettere per caso?''.
Oh no che non voglio!
Dopo tutti questi anni passati accanto a quest'uomo ho imparato una cosa: mai, e ribadisco mai, scommettere con Christian Ross perché sarebbe come firmare in partenza la sconfitta.
Gioca sporco, e io sono fin troppo debole per resistere al suo fascino.
''Non intendo scommettere con te'' gli faccio presente.
''Hai paura di perdere, bambina mia?''.
Voce roca, una mano che si appoggia prima sul mio sedere per poi raggiungere il fianco. Disegna dei cerchi immaginari, mandando a farsi benedire la mia compostezza.
Dannazione.
Ride. Una risata di pura vittoria.
Ecco chi ha il vero controllo.
Christian Ross.
Mi scosto da lui e questa volta lo guardo dritto negli occhi.
''Non ho paura di te o di perdere, lo sai benissimo Christian. Sono solo consapevole della mia incapacità di resisterti'' ammetto tranquillamente.
Come risposta mi riserva uno dei suoi sorrisi migliori. Quello che metterebbe tranquillamente KO chiunque. Il mio sorriso preferito.
''Farò in modo di farmi desiderare allora'' risponde con noncuranza.
Ruoto gli occhi al cielo e scuoto la testa. ''Lo sai che ti odio?''
''Abbiamo appena cominciato, e tu già provi odio nei miei confronti bambina mia?'' chiede divertito.
''Sì, ti odio. E non sono la tua bambina''.
Incrocio le braccia al petto e sposto lo sguardo in un gesto altezzoso.
Lui si avvicina rapidamente e dopo avermi avvolto le braccia attorno si fionda a baciarmi il collo.
''Tu sei la mia bambina" sussurra "E io ti amo piccola, lo sai vero?''
''Mi corrompi? Per la miseria Christian, siamo in mezzo alla strada'' provo a spostarlo, ma invano.
Quanto pesa?!
''Non mi importa dove siamo. Io sento la necessità di dirti che ti amo'' dice in un sussurro, baciandomi contemporaneamente dietro all'orecchio ''E so anche che tu mi ami. Ed è anche tanto. In più mi vuoi. Io ti voglio. Ora''.
Il fiato caldo fa quasi sudare il mio orecchio, mentre la sua vicinanza e i suoi sensuali baci provocano effetti poco casti.
La, la, la. Non lo sento, e non mi faccio abbindolare.
''Ti prego Christian'' sussurro sul punto di cedere ''Non ora...''.
Come non detto.
"Non so se riuscirò a controllarmi" confessa.
Vorrei dirgli di non trattenersi, di prendermi qui e anche subito. Ma non lo faccio.
Non è ancora il caso.
La mia salvezza, comunque, porta il nome di Gillian.
Il suo avvicinarsi impone a Christian di spostarsi, anche perché mi deve presentare alla moglie.
Un rapido giro di presentazioni. Riconosco subito la dolcezza nella voce di Rebecca, e tanta gratitudine nei confronti di mio marito per averle permesso di partire.
La bambina prende subito confidenza con me, volendo essere presa in braccio per parlarmi faccia a faccia.
Nonostante i sei anni appena compiuti è una bambina intelligente, ma soprattutto sicura delle sue parole. Mi pone domande a raffica, facendo continuamente paragoni tra sé e me.
"È come al padre" mi ha spiegato Rebecca, confermando ancora una volta le mie supposizioni.
E la bambina alla fine si è rivelata non tanto diversa da me; non le piace danzare, ma in compenso pratica karate. Per sconfiggere i cattivi ha chiarito. Un senso della giustizia sviluppato tanto quanto lo è quello mio.
Mi separo da Dorotea soltanto per permetterle, e permettere a me stessa, di raggiungere le rispettive stanze.
Alla reception delle simpatiche ragazze ci ricevono con ampi sorrisi.
Nonostante fossero istruite a dialogare in inglese, sentendo subito il lanciarsi in un discorso in italiano di Christian, continuano a dialogare nella loro lingua.
Ascolto rapita tutte le parole che pronuncia, anche se non ho capito proprio nulla.
Lungo il tragitto verso la suite Christian mi spiega brevemente l'oggetto della loro animata discussione: la suite.
L'ha chiamata suite della Luna di Miele. Oltre alla parola usata per descrivere una certa tipologia di stanza, non ho saputo tradurre il resto. Ma lui si è impegnato a spiegarmi che è una delle suite riservate per i novelli sposi in viaggio di nozze.
Il mio stomaco diventa un groviglio di nervi.
È vero che fino a qualche giorno fa mi atteggiavo come una donna con istinti sessuali repressi da molto tempo, ma adesso che mi trovo nelle circostanze giuste non voglio più.
Non è certamente la prima volta che vado a letto con mio marito, ma ho paura. La paura della prima volta, quelle piccole ansie della prima notte di nozze.
È così, sì.
Nei meandri della mia mente voglio che lui mi prenda subito, anche senza il mio esplicito consenso. Ma non riesco a chiederglielo, o anche mostrarglielo apertamente.
Ovviamente non riesco mai a nascondere nulla a Christian, il quale rapidamente capta la mia titubanza nel sentire quelle parole.
In ogni caso sembra non dargli molto peso. O meglio, non lo dimostra.
Dopo essersi rinfrescato, per mia fortuna, mi lascia sola per sbrigare delle questioni riguardanti il soggiorno a Roma. Da parte mia non mi lamento per niente, ringraziandolo mentalmente per lasciarmi del tempo da dedicare a qualche persona che può chiarire i miei dubbi.
Rose è la prima persona che mi appare adatta per la problematica, ma scarto l'ipotesi dato l'imbarazzo per un confronto così crudo con un adulto. Dopotutto, non posso presentarmi dinnanzi a mia madre con una richiesta del genere!
Senti mamma, visto che non riesco ad andare a letto con mio marito saresti tanto gentile da dirmi come hai fatto con mio padre?
Assolutamente no. Anche se siamo a chilometri di distanza e soprattutto dietro ad un cellulare. No, non posso.
Beatriz è la mia ultima spiaggia, ma anche la mia migliore amica. L'unica mia coetanea ad aver attraversato il fatidico momento.
Dopo attimi di esitazione faccio partire la chiamata, aspettando con calma che mi risponda.
Il mio essere nel panico totale mi fa dimenticare del fuso orario, interrompendo bruscamente il sonno della mia amica.
Che genio.
Rimane chiaramente perplessa di fronte alla mia chiamata, ma si cala subito nei panni della mia più fedele aiutante.
È del tutto normale la mia paura, e secondo lei sono i postumi delle intense emozioni del matrimonio.
A quanto pare non sono l'unica ad aver avuto questo momento di esitazione, e la miglior soluzione è mettersi a proprio agio e lasciarsi andare. Sarà il partner a condurre il gioco, e il coinvolgimento mentale e fisico spazzerà via ogni traccia di esitazione.
Dopo avermi chiesto del viaggio, dei gemelli e qualche notizia sul fratello, riattacca.
Ammetto di sentirmi decisamente meglio dopo la conversazione con Bea, e in qualche modo cerco di auto convincermi a rimuovere i freni.
La situazione si presenta al mio cospetto la sera stessa, servita in un piatto d'argento.
Dopo una breve passeggiata per le vie romane, il mio lui e io ci ritiriamo in stanza esausti.
È stato un pomeriggio favoloso, all'insegna della scoperta di questa meravigliosa città. Non ho avuto nemmeno un attimo per rimuginare sulle mie preoccupazioni, ma questo non vuol dire che adesso non ci stia pensando.
Dannato blocco.
L'attrazione fisica è palpabile, ma ognuno cerca di ignorarla a modo suo. Ognuno aspetta che l'altro compia il primo passo, in modo da lasciarsi andare senza inibizioni.
Il corpo di Christian è teso come una corda di violino, e ogni suo movimento è impacciato. Niente a che vedere con la sua abituale compostezza anche in momenti del genere.
La mancanza di coinvolgimento da parte dei miei sensi mi manda su tutte le furie, così mi spoglio malamente per poi vestirmi rapidamente.
Odio non poter compiacere Christian,e odio questo stupido blocco in me. Nemmeno se fosse la prima volta!
Scocciata sposto la morbida trapunta e mi infilo sotto alle coperte, sotto allo sguardo sgomento di mio marito.
Senza replicare una sola parola contro il mio gesto, si sdraia accanto a me avvolgendomi la vita con il braccio.
Con un solo gesto mette a tacere tutto ciò che in me si ribella. Mi giro tra le sue braccia e affondo la faccia nel suo petto, incapace di poterlo vedere negli occhi. In seguito scoppio in un profondo pianto, facendo spaventare mio marito.
"Piccola mia, è successo qualcosa?" domanda allarmato.
Scosta il mio viso dal mio improvvisato nascondiglio e mi scruta con estrema attenzione.
Non voglio e non me la sento di mentire ulteriormente.
"Mi dispiace Christian...." farfuglio "So che avrai dei bisogni, ma non riesco a coinvolgermi. Ho una specie di blocco che mi impedisce di essere il più intima possibile con te. Non è che non ti voglia, ma non ci riesco. Mi sento come bloccata, e non riesco a godermi tranquillamente le solite sensazioni che tu sai provocarmi..." scaglio parole a raffica, balbettando e inciampando sulle mie stesse affermazioni.
"Tesoro calmati, non ti ho chiesto nulla" ribatte lui in tono pacato "Di cosa ti preoccupi?".
"Non me l'hai chiesto, ma lo vedo che sei in bilico tra il cedere e l'ignorare i tuoi impulsi. Solo che io non riesco a collaborare...mi sentirei obbligata se adesso decidessi di fare qualcosa".
Scuote la testa contrariato e mi scosta dalla sua stretta per sdraiarsi sulla pancia. Io sono nuovamente adagiata al letto sulla schiena, mentre lui mi sta sopra.
Mi sorride dolcemente, spostando delle ciocche di capelli dal mio viso.
Mi bacia anche la fronte, cercando di trasmettermi serenità.
"Non nego che ho voglia di far l'amore con te, ma se non te la senti non ti obbligo a far qualcosa che non vuoi".
''Ma un viaggio di nozze presume anche certe cose, sai no? Far l'amore e...''
''Assolutamente no'' ribatte scuotendo leggermente la testa ''Non è d'obbligo dover fare determinate cose. Almeno io la penso così. Sai che sono molto diffidente con le tradizioni e queste formalità, in più mi sono promesso che non avrei desiderato soltanto quello da te. Mi basta anche stare in tua compagnia, anche a farci semplicemente qualche coccola o ancora meglio parlare tranquillamente come persone normali. L'effetto che puoi produrre è inevitabile, voglio dire non è colpa mia se sono maschio e se ho dei bisogni incontrollabili che non posso camuffare. Però un po' di sano esercizio per imparare a controllare gli istinti non guasterebbe'' conclude sorridente.
''Lo dici per non farmi sentire in colpa, o perché lo pensi veramente?'' domando guardandolo dritto negli occhi.
''Non dico cose che non penso quando sono mentalmente stabile'' sbuffa.
Rido. ''Cioè mentalmente stabile?''
''Beh, di solito dico cose che non penso quando mi fai perdere la ragione con qualche tua bravata. Ma per la rimanente parte sono sempre serio e dico ciò che penso. Non mi piace accrescere illusionisticamente le aspettative degli altri" conclude sollevando le spalle.
"Quindi non sei arrabbiato con me? Per non volerlo fare..." domando con un filo di voce.
"Completamente. Sono tranquillo, e soprattutto felice che tu abbia voluto parlare con me dei tuoi problemi" sorride baciando l'angolo della mia bocca "Mi fa piacere sentire che stai imparando a condividere i tuoi problemi con me, perché è l'unico modo per affrontarli e sconfiggerli!" aggiunge "Non sono per niente arrabbiato, e in ogni caso abbiamo quasi un mese per rimediare a questo blocco" sdrammatizza.
Scuoto la testa divertita e metto le mani a coppa sul suo viso. "Ti prometto che questa volta sarà diverso. Cercherò di aprirmi più spesso con te, in modo da non dover più imbatterci in problemi simili a quelli che hanno caratterizzato il nostro passato" annuncio "E sì, hai tutto un mese per riuscire ad accendere la passione in me. Sei l'unico che ci riesce".
"E l'unico che può permettersi di farlo" aggiunge corrucciato.
"L'unico" confermo accostando le mie labbra alle sue.
Ricambia teneramente il bacio, per poi sdraiarsi accanto a me e stringermi tra le sue braccia.
Mi culla dolcemente, sussurrando al mio orecchio una serie di parole che mi fanno venire la pelle d'oca dalle forti emozioni che mi provoca. Ed è sentendo una di queste parole che scivolo lentamente nel sonno, riacquistando coscienza soltanto il mattino seguente.

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