Insostituibile - Capitolo 32

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ABBY.

Quando finalmente mi sveglio dopo una lunghissima notte di sonno tormentato da possibili ed inimmaginabili incubi, non riesco a stabilire con certezza se sono sveglia o se, come ormai mi capita spesso, sto ancora sognando una di quelle situazioni del tutto illusorie in cui la mia vita va maledettamente benissimo ed io sono in totale pace con il mondo. Ma dopo qualche doloroso pizzicotto al braccio, realizzo tristemente che questa volta sono sveglia e che Christian continua ancora a mancare. Ormai, a detta di un calcolo che ho iniziato la sera prima del giorno di Natale, manca da trentotto lunghissime ore circa.

Mi metto seduta sul letto con poca voglia, spostando scocciata il grande piumone che fino a poco fa mi ricopriva completamente. Dalle tende della porta-finestra della stanza filtra una leggerissima luce, e qualche timido raggio di sole riesce ad oltrepassare la barriera delle tende e stendersi sul bianco pavimento. Come ieri, anche oggi d'altra parte, il mio umore non è al massimo del suo splendore. Non ho praticamente nessuna voglia di alzarmi dal letto ed uscire dalla stanza, e nessuna voglia di stare in mezzo a persone che pretendono che io sia felice anche quando non ho nessun motivo valido per esserlo. Detto in parole povere, Evan. Non c'è nessun altro con me in questo momento.

Il pranzo di Natale ad Angel's Heaven, da parte sua, si è rivelato un grande successo sudato più delle consuetudinarie sette camicie: se non fosse stato per le domandine invadenti di Bea, le migliaia di idee negative che mi balenavano in testa quando incrociavo lo sguardo dolce di Rose nei miei confronti e sopra ogni cosa la mancanza di Christian, posso pure dire di aver passato un abbastanza buon giorno di Natale. Ho dovuto chiamare Stella, la domestica, in modo da potermi aiutare a preparare il pranzo prima dell'arrivo degli invitati. Da sola non ce l'avrei mai fatta a preparare tutto, in modo che nessuno notasse la negatività che aleggiava in casa. E diciamo che in un modo o nell'altro sono riuscita a rigirare la situazione a mio favore. Nessuno si è insospettito quando molto calorosamente li ho invitati ad entrare in una casa in cui mancava l'altro padrone. E nessuno si è insospettito quando ho rifilato a tutti la scusa di alcuni straordinari riguardanti il contratto di fusione con l'azienda francese, motivo unico ed essenziale per cui Christian non era presente.  

Non sono stata scontrosa con nessuno. Infatti sono stata molto amichevole con tutti i miei parenti.
Non mi sono dimostrata giù di corda con nessuno. Ho sorriso per ogni loro battuta e parola, ed ho anche annuito per tutto ciò che mi chiedevano senza mai lasciar trapelare il fatto che avevo litigato con mio marito e che lui era diventato irreperibile dalla sera prima. E ad un certo punto della giornata di ieri, persino Evan aveva iniziato a credere che il litigio con mio marito mi fosse scivolato via come acqua.

Ma così non era.

Ero – e lo sono ancora – molto preoccupata. Ma la preoccupazione che nascondevo agli occhi degli altri ogni tanto, però, diventava rabbia. Rabbia per essere stata abbandonata senza una spiegazione. Rabbia per non aver potuto spiegare meglio la questione. Rabbia nei confronti di colui che, spesso e volentieri, mi ha ricordato che mi avrebbe ascoltata sempre e comunque ma che alla fine mi aveva abbandonata lo stesso anche lui. Ma poi ritornavo al punto di partenza. La rabbia sbolliva e lasciava spazio ad un'infinita preoccupazione. Avevo paura per quello che poteva essere successo a Christian dal momento che non rispondeva né alle mie chiamate né a quelle di Evan. Per non aggiungere che non ha nemmeno risposto alle chiamate di Bea che, insospettita dalle mie risposte molto vaghe riguardo l'assenza del fratello, aveva provato a contattarlo lei stessa per accertarsi che stesse bene. Forse Christian si era immaginato che Bea avrebbe insistito per sapere dove fosse, perciò molto intelligentemente avrà ignorato anche le sue chiamate. Chissà.
Ma per quanto riguardava me, era in ognuno di quei momenti che mi veniva più che difficile mentire alle persone alle quali voglio un mondo di bene, perché non riuscivo a far fronte a tutte le domande che mi ponevano a raffica senza poter continuare a nascondere che uno, non avevo idea di dove fosse e Christian e due, avrei presto dimenticato anche loro.

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