Insostituibile - Capitolo 2

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Dalle enormi casse della Terrace Room continuano ad iniziare e scemare una serie di canzoni, alternando dei lenti, dei pezzi più vivaci e balli di gruppo.
Abby è rimasta in pista con gli altri invitati, mentre io mi sono allontanato.
Chiaramente più tranquillo, rilassato e felicemente sposato, osservo con aria soddisfatta il mio lavoro.
“Spero di aver svolto correttamente le sue richieste Mr Ross” sorride Tarin, la wedding planner, avvicinandosi a me e guardando nella stessa direzione in cui ho posato lo sguardo.
“Non potevi soddisfarmi diversamente” la tranquillizzo “Abby ha apprezzato praticamente tutto, e senza il tuo aiuto non sarebbe stato possibile renderla pienamente contenta”.
“Sono contenta di aver lavorato per lei, e ancor di più di sentire queste sue parole” replica  “Il mio compito qui è finito, non mi resta che dileguarmi Mr Ross. I miei sinceri auguri signore”.
Tende la mano, ed io ricambio calorosamente la stretta. “Ti ringrazio Tarin, e ti ringrazio altrettanto per aver partecipato”.
“È stato un piacere Mr Ross, mi saluti anche la signora” si congeda.
Le rivolgo un educato cenno con la testa, e prendo un flute di Martini dal vassoio del cameriere che mi passa accanto. Il liquido frizzante e ghiacciato scivola facilmente, mentre riprendo a contemplare la sorridente Abby.
L'aver rincontrato le sue amiche di vecchia data, e poter spendere del tempo con loro, la rende estremamente felice. E di conseguenza rallegra pure me. È sempre un piacere, per me, strapparle un sorriso.
Sono impaziente, e eccitato all'idea di vedere la sua espressione quando si troverà dinnanzi alla sorpresa che le ho organizzato. È stato oggetto di mesi di lavoro, e non ho badato a spese e limiti vari.
Ho organizzato tutto nei minimi dettagli, occupando un intero mese con le varie prenotazioni. E ho intenzione di vedere ogni effetto che riuscirà a produrre in lei.
Sorrido soddisfatto e sorseggio il Martini, pregustando la vittoria.
“Christian, posso rubarti qualche minuto?”. Attirato dalla voce familiare giro la testa, e mi ritrovo un Trevor che mi guarda in attesa di una risposta.
“Ma certo che puoi. Anche un'ora” sorrido.
“Oh grazie, volevo solo ringraziarti” spiega “Quello che hai fatto oggi per tutti noi, non lo dimenticheremo facilmente”.
Aggrotto la fronte e lo fisso perplesso. “Innanzitutto non ringraziarmi, sai che lo odio. Ma non capisco cosa ho fatto di tanto speciale da essere ricordato”.
Sposta lo sguardo verso la pista da ballo, e mi fa un cenno con il capo. “No sei forse tu il responsabile di tanta felicità?” domanda osservando con occhi pieni di gioia la figlia.
“È il mio dovere da oggi Trevor. Farei di tutto per renderla felice” replico sincero senza esitare.
“Ed è proprio per questo che ti sto ringraziando, sono felicissimo di sapere che abbia trovato un uomo come te” continua “Non ci può essere niente di più importante per un padre, se non quello di vedere la propria figlia così felice. Credo che sia il problema più frequente in un genitore”.
“Può essere, ma non devi preoccuparti per nulla. Non ho intenzione di toglierle questo suo sorriso. Puoi contarci”.
Annuisce rassicurato. “Non ne avevo dubbi”.
“Vuoi qualcosa da bere?” gli domando indicando il mio flute.
“Certo, sono dell'umore adatto per festeggiare”.
Richiamo l'attenzione di un cameriere e lo faccio avvicinare a Trevor, che sceglie il suo drink dal vassoio.
“In realtà avevo anche un'altra domanda da farti” parla quasi esitando, appena il cameriere si allontana. Forse per incoraggiarsi, prende un generoso sorso del suo drink.
"Dimmi".
"Sono sicuro che avrai risolto tutto, ma sono al contempo nervoso nel porti questa domanda oggi".
"Nervoso? E perché?" domando confuso "Non ti mangio, credimi".
Ride. "Ci mancherebbe, ma non so se è il caso".
"Caso o non caso, hai pensato di chiedermelo. Non esitare".
"Volevo solo accertarmi che il caso Ben fosse chiuso" dice tutto d'un fiato.
Faccio una smorfia, ma alla fine decido di replicare. Dopotutto non costa nulla rassicurare una persona.
"Come hai detto tu, il caso Ben è chiuso" replico con noncuranza "Mi sono accertato personalmente affinché tutto andasse bene. La freschezza di una cella attenuerà l'odio che brucia in lui. E se non dovesse accadere, farò di tutto per farlo marcire in prigione".
"E Claire? È stata lei ad averci rimesso maggiormente".
"Qualcuno ne doveva uscire ferito".
Il mio tono di voce è impassibile e freddo. "E non sono minimamente dispiaciuto, mia sorella non merita una persona del genere. E lui non merita tutta questa attenzione".
"Pensavo che non sarebbe tornata" ammette Trevor.
"Lo pensavo anche io" confesso "Ma dobbiamo ad Abby il suo ritorno. Se non fosse partita per Los Angeles per trascinarla qui, presumibilmente non sarebbe nemmeno venuta".
"È partita? Quando?" chiede strabuzzando gli occhi.
"Due settimane fa" spiego "Oltre i miei genitori e Peter, nessuno era a conoscenza della sua partenza".
"Nemmeno tu?"
"Nemmeno io" sospiro.
"Mi dispiace, sai che è impulsiva".
Io sorrido. "Ammetto che appena ho notato la sua mancanza sono andato su tutte le furie. Ma quando mi ha chiamato e mi ha spiegato il motivo per cui fosse partita di punto in bianco, ho abbassato le armi. È una persona altruista, e dovevo immaginare che non avrebbe mai iniziato a vivere felicemente senza aver riallacciato i rapporti tra mia sorella e la nostra famiglia".
"Sono così fiero di lei, ma anche preoccupato per il suo odio nei confronti dei genitori. Evelyn e Bennett".
"Ne ho parlato con Rose, e le ho promesso che farò di tutto per farle cambiare idea. Ci vorrà un po' di tempo, ma riuscirò a farle capire che è sbagliato il suo atteggiamento".
"È troppo testarda ragazzo mio, non accetterà mai di aver torto".
Sbuffo. "Evidentemente non conosci me. In confronto alla mia testardaggine, Abby non è niente. Credimi" ribatto "E te lo dimostrerò".
Trevor annuisce titubante, ma intelligentemente chiude il discorso.
Lancio casualmente un'occhiata alle sue spalle, e noto Rose avvicinarsi a passo svelto.
"Christian Ross" comincia "Hai visto cosa sta facendo tua moglie? Potrebbe succedere qualcosa ai gemelli se si scatena in pista".
Il suo tono è accusatorio, mentre lo sguardo saetta da me a sua figlia.
In tutta risposta scoppio in una fragorosa risata. È buffa quando si mette in testa di competere con me.
"Cosa c'è da ridere?" chiede acida.
"Sei buffa" spiego "Mi piace il modo in cui mi tieni testa".
"È una sua particolarità. Se non fosse per questo suo carattere, dubito che l'avrei sposata".
"Ma per favore" sbuffa Rose "Come se è stato lui a dichiararsi! Sbaglio o sono stata io a mettere da parte l'imbarazzo e dichiararmi? Tu hai solo risposto alla mia proposta".
"Non credo proprio, è andata diversamente" replica Trevor.
"Signori" mi intrometto "Vi lascio liberi di litigare e tolgo il disturbo".
"E sbrigati a trascinare fuori dalla pista Abby" aggiunge Rose.
"Se lo può permettere" la rassicuro "Un po' di sano divertimento non può farle male, e in più sono attento ad ogni suo movimento. Se dovesse superare il limite, sarò il primo ad intervenire. Contenta?" le domando.
Abbozza un sorriso ed annuisce.
"Io vi lascio signori" sorrido ad entrambi "E buona fortuna Trevor. Siamo vittime di queste strane donne".
Rose mi guarda male, mentre Trevor scoppia in una fragorosa risata.
"Sei un bastardo Christian, non so come faccia mia figlia a sopportarti".
"Oh, lo sei anche tu. È da stamattina che progetto un modo per seminarti, ma a quanto pare è praticamente impossibile".
"Non ti libererai mai di me" sorride malefica "E spero di vivere fin quando tu ti ritroverai nella mia stessa posizione. Poi faremo i conti giovanotto".
"L'erba cattiva non muore mai eh?" la prendo in giro.
"Nel tuo caso no" ribatte in tono altezzoso. Scuoto la testa divertito e la stringo in un forte abbraccio.
"Ti voglio bene Rose" mormoro dolcemente.
"Anche io tesoro, va' a cercare tua moglie".
"Oh stanne certa".
Mi dileguo dai genitori di Abby, e cerco nella folla Peter. Lo individuo quasi subito al lounge bar con Gillian, così mi avvicino a loro.
Appena si accorgono della mia presenza raddrizzano la schiena e mi rivolgono un educato cenno con la testa.
"Rilassatevi, per oggi non siete soggetti ai miei ordini" rido "Godetevi tranquillamente la festa, senza pensare a rivolgermi educati saluti o altre formalità. Aldilà del fatto che lavorate per me, sapete benissimo che vi rispetto in quanto persone più grandi di me".
I due uomini rilassano le spalle, abbozzando poi un raggiante sorriso.
"Vuole unirsi a noi?" propone Gillian.
"Mi piacerebbe, ma come sapete ho delle cose da sbrigare prima di uscire di qui" rifiuto cortesemente "Il mio intento non era disturbare la vostra conversazione, bensì assicurarmi che quello che vi ho chiesto sia stato svolto correttamente. Non voglio nessun intoppo, e sapete che divento indomabile se trovo difetti" aggiungo.
"Oh, può stare tranquillo Mr Ross" mi rassicura Peter "Ho chiesto a Stella di sistemare le vostre cose, in più ho parlato con il pilota comandante del suo jet privato e mi ha assicurato di farsi trovare pronto per il suo arrivo. L'agente immobiliare mi ha consegnato le chiavi dell'attico sulla Fifth Avenue, e ho concordato l'appuntamento per l'ora che mi aveva suggerito lei".
"Non ho nulla per cui lamentarmi allora" rispondo orgoglioso "Sapevo che avresti affrontato tutto nel migliore dei modi. Grazie Peter".
"È mio dovere" risponde educatamente.
"Hai già avvisato la tua famiglia? Ho bisogno di te!".
"Sì signore, ho già avvisato mia moglie della nostra partenza".
"Mi dispiace che non siano potuti venire" mormoro dispiaciuto.
"Mia moglie ha organizzato un viaggio dai suoi genitori, per questo non sono potuti venire".
"E tu Gillian? Anche tu verrai con noi".
"Ho risolto tutto anche io. In più non potrò ringraziarla abbastanza per avermi permesso di portare la famiglia. Sono tutti così eccitati all'idea di partire".
"Questo è il mio dovere! Hai fatto tantissimo per me e mia moglie, niente sarebbe all'altezza dei sacrifici che hai fatto per noi".
"Come ho sempre detto a lei e Mrs Ross, sarò sempre pronto a ssacrificare la mia stessa vita per garantire la vostra sopravvivenza"
"Ne saremo eternamente riconoscente" sorrido.
Gli do un'affettuosa pacca sulla spalla e mi allontano anche da loro, cercando l'ennesimo flûte di Martini.
Questa volta mi imbatto nei miei genitori che, stanchi di ballare come due adolescenti, lasciano la pista.
"Vi  siete divertiti?" domando loro con un sorriso ebete sulle labbra. Dovrei smettere di ingurgitare Martini come se fosse semplice acqua, sto decisamente perdendo controllo delle mie azioni.
"Tantissimo" risponde mia madre "Vero Bryan?".
Lui annuisce e sorride. "Mai ballato così tanto in vita mia. Abby è realmente uno spasso, non ci ha fatti fermare nemmeno per prendere una boccata d'aria".
"Quello è il suo habitat, dubito che si sarebbe comportata diversamente" faccio spallucce.
Mio padre annuisce, mentre mia madre mi guarda piegando la testa di lato. "Tu che fai in giro? Non dovresti essere con tua moglie in pista?"
"Dovrei" ammetto "Ma visto che da oggi staremo sempre insieme, ho voluto lasciarle un po' di libertà".
"E quel Martini? Ne avrai bevuti una decina in tutta la serata" mi rimprovera "Ti sto controllando sai".
"Mamma" la ammonisco "Non sono mica un bambino. Sono attento a ciò che bevo e come lo bevo".
"Rimane comunque che questo lo prendo io" dice togliendomi dalle mani il calice "Sappiamo come sei tollerante all'alcool".
Ruoto gli occhi al cielo e sospiro rumorosamente, mentre lei sorride vittoriosa.
È esasperante questa donna, ma non saprei immaginarmi senza.
"Hai organizzato tutto per stasera?" si informa mio padre.
Annuisco. "Peter ha già parlato con Tom, che dovrebbe farsi trovare pronto per le 21. Viaggeremo di notte, almeno Abby non sentirà il peso del viaggio".
"Quando avete in mente di tornare?" chiede mia madre.
"Ho programmato un viaggio di quasi un mese. Non penso di tornare prima di averlo concluso".
"Vorrà dire che non sarete qui per Natale?" continua lei a domandare dispiaciuta.
"Ho detto quasi un mese, quindi vuol dire che torneremo prima no?".
Soppesa le mie parole, per poi annuire sollevata. "Hai ragione, tornerete prima".
"Ecco, in più ho in mente un bel po di sorprese per Abby. Ne sarà felice, almeno spero".
"Comportati bene" aggiunge mia madre.
"E soprattutto dacci dentro cugino" si aggiunge Jason.
Gli lancio un'occhiata accusatoria, che lui prontamente ignora.
"Sono già in fase di produzione due piccoli Ross, credo che per ora sia sufficiente no?" scherza mia madre.
"Due? Io avevo idea di 5 nipoti" si aggiunge mio padre "E poi Christian è un Ross, non può smentire il carattere di maschio alfa".
Sentendo le sue parole scoppio in una sonora risata. "Abby pensa che due siano già troppi. Non credo che prenderà bene l'idea di cinque figli. Ma rimango comunque un Ross, e noi non demordiamo facilmente. Le farò cambiare idea".
"Ora sì che parli come mio figlio" mi sorride fiero mio padre, dandomi una pacca sulla spalla "Anche Amelie era dell'idea di fermarsi con due figli, ma a quanto pare Beatriz è riuscita a sconfiggere la sua convinzione".
"Povere noi" sospira mia madre "Siete una coppia di cavernicoli, ed io sono sicura di averti cresciuto bene. Ma devo ricredermi" mi indica.
"È mio figlio" ripete mio padre "Era più che scontato che prendesse da me".
"Te ne dovrai fare una ragione mamma" alzo le spalle.
Annuisce e si finge abbattuta, tentando di reprimere un enorme sorriso.
Per quanto sostiene di avermi visto cambiare, è sempre rimasta fiera e soddisfatta dei miei risultati.
La mamma è sempre così. Per quanto la società ti odi, lei continuerà a guardarti con gli stessi occhi.
Lancio una rapida occhiata all'orologio che porto al polso, e controllo l'orario.
“Signori, se non vi dispiace vado a cercare mia moglie. Siamo già vicini all'orario di partenza”.
“Certo, ci incontriamo tra un po. E niente Martini Christian” mi ricorda mia madre.
“Ti voglio bene anche io mamma, a dopo”. Mi dileguo da loro e mi dirigo verso la pista da ballo, separata dal resto della sala, in cerca della mia amata moglie.
Più mi avvicino più sento un boato di grida di entusiasmo degli invitati, seguite da un frastuono di applausi.
Prima che io stesso mi faccia spazio tra la gente, noto Abby che cammina verso la mia direzione.
Il viso è arrossato per la stanchezza, ma continua a dedicare lievi sorrisi per gli invitati che incontra durante il tragitto. La cosa particolare, e molto sospettosa, è la sua mano nascosta dietro alla schiena.
“Piccola, stavo venendo proprio da te” le dico una volta vicino.
“Cammina Christian, devo andare via di qui” appoggia una mano sul mio petto e fa pressione, in modo da farmi indietreggiare.
“Che succede?” domando perplesso “E poi che nascondi dietro alla schiena?”.
“Te lo spiego se prima mi porti in bagno, credimi è urgente” dice misteriosa.
Senza altra scelta la accompagno in bagno, per poi essere trascinato dentro con forza.
“Se volevi stare un po' sola con me bastava chiedere sai?” ridacchio chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi risponde con uno sguardo truce che non ammette ulteriori battute “Come siamo nervose, che succede eh?” le domando divertito.
Sospira rumorosamente e si gira mostrandomi la schiena.
“Questo” spiega indicando una parte del vestito aperto “Stavo cercando di ballare con Beatriz, ma il vestito non mi permetteva nessun movimento azzardato. Pensavo che fosse normale, voglio dire non uso vestiti del genere quando ballo. Ma all'improvviso ho avvertito un senso liberatorio” spiega con voce sempre più cantilenante “Ho notato solo dopo che il bottone non ha resistito ed è saltato non so dove. Davanti a tutti” conclude piagnucolando.
“Ma dai, e ti stai lamentando per questa sciocchezza? Sono cose che capitano piccola”  replico  abbracciandola da dietro.
“Questa non è una sciocchezza. Questo vuol dire solo una cosa, sto ingrassando Christian” ribatte divincolandosi dalla mia presa “Guarda, non potevo sperare di entrare in quel vestito con questo pancione” borbotta indicando in ventre .
“Ma se non si vede nemmeno!” provo a tranquillizzarla.
'Eccome se si vede il pancione' penso sorridendo.
“Non si vede? È più grande di me!” sbuffa  “Ho preso apposta il vestito qualche settimana prima delle nozze per riuscire ad entrare in esso, ma non ci sono riuscita. Sto ingrassando. Seriamente Christian”.
“Su smettila, vieni qui e fatti abbracciare” le dico in tono dolce.
Si avvicina riluttante e nasconde il viso nel mio petto, stringendomi forte con le braccia.
“Smettila di lamentarti, sei bellissima così come sei. Sai che odio le donne tutte ossa e poca pelle” mormoro accarezzandole la testa.
“Ma io sono grossa. Questa gravidanza ha un effetto devastante sulla mia linea. E poi ho sentito che normalmente il marito si allontana dalla sua donna, perché non la trova più attraente. Mi immagini con i piedi gonfi ed un pancione che ti impedirà anche di abbracciarmi? Non entrerò in nessun vestito, se non in schifose tute. E sarò sempre nervosa. Tu mi eviterai, credimi”.
“Ma che tipo di gente frequenti? Dannazione io ti immagino sempre con quel pancione enorme, e non vedo l'ora di vederti in quella circostanza” le rispondo in tono pacato “Tu piuttosto immagina a quanto ti starò attaccato, a quanto ti torturerò di baci e coccole. Sai che non sono come gli altri. Ti guarderò sempre nella stessa maniera. Ti amerò allo stesso modo, per non dire di più ovviamente. Importa qualcos'altro?” le domando sollevandole il viso.
Sulle sue labbra aleggia un dolce sorriso.
“Dici davvero?” domanda.
“Certo”.
“E se non dovessi riuscire ad abbracciarmi?” domanda.
“Mi metterò di lato, o ti abbraccerò da dietro. Ne esistono di modi” ridacchio.
“E se ti romperò le scatole con gli attacchi di isteria che precedono il parto?”.
“Mi farò prendere anche io dalla rabbia. Smantelleremo pezzo dopo pezzo il nostro appartamento, ed una volta riappacificati sistemeremo ogni minimo danno. Poi per fare completamente pace ti farò godere tutta la notte”.
Ride. “Sei proprio pronto a tutto eh?”
“Tutto. Sono nato pronto io” ribatto in tono altezzoso.
“Mi hai convinta” sorride.
Le bacio dolcemente la testa, mentre lei si tira indietro.
“Sono tutta sudata Christian” spiega il motivo del suo allontanamento “Ho ballato fino allo sfinimento, e adesso sono tutta sudata e accaldata”.
“Ti farai una doccia nella suite che ho prenotato per noi, così ti sentirai meglio. Che dici?”.
“Non torniamo a casa nostra? Pensavo che avremmo passato lì la nostra prima notte dopo le nozze. E pensavo di farmi una doccia a casa”.
“Ci torneremo, ma non stasera. Ci sono delle cose che dobbiamo fare prima di rientrare a casa”.
“Tipo?” chiede, come al solito, troppo curiosa ed impaziente.
“Tipo che poi lo vedrai” replico misterioso “Saliamo su, dai”.
"Amo le tue sorprese" risponde eccitata.
"Io, però, amo di più te piccola mia".

Insostituibile Amore [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora