Insostituibile - Capitolo 20

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Christian's  pov.

Cammino a grandi falcate lungo il corridoio del Cambridge Hospital, schivando attentamente più serie di pazienti e infermieri che intralciano il mio cammino.
Secondo l'informazione ricevuta dalla ragazza seduta dietro alla reception dell'edificio ospedaliero, Abby Evelyn Ross ha assegnata la stanza numero venti del quinto piano, per convalescenza e accertamenti extra successivi ad un episodio di assunzioni di sostanze stupefacenti durante il periodo di gestazione.
Primo motivo per essere furioso.
Gillian si è impegnato a darmi altre informazioni, e in sostanza ho potuto ricostruire la mia versione dei fatti. Vorrei non averlo fatto, poiché questo gesto ha contribuito ad incanalare la mia rabbia in un certo gruppo di persone.
Abby era andata a trovare il fratello, e vista la sua assenza si era intrattenuta nel suo ufficio per aspettarlo. Per qualche motivo ignoto poi, si è allontanata e si è imbattuta nei colleghi - probabilmente la prima e l'ultima volta visto che li farò fuori - del fratello che hanno provato a violentarla iniettandole dell'eroina.
Iniettare sostanze di merda a mia moglie!
Questo è troppo.

Ad ogni parola della ragazza alla reception, una nuova ondata di rabbia ha percorso il mio corpo. Da una parte mettendo a dura prova sia la mia apparente compostezza, sia le buone maniere impartitemi da Bryan e Amelie. Dall'altra, le sue parole mi hanno impedito di lasciare l'ospedale per andare a cercare gli autori di questo scempio e rendergli irriconoscibili i tratti del viso. Cosa che comunque farò quando avrò portato a termine la mia prima missione.
Il desiderio e la preoccupazione per lo stato di salute di mia moglie sono gli unici motivi che mi trattengono. Per ora ovviamente.
Devo solo sapere che Abby è sana e salva. Verificarlo con i miei occhi e mettermi in pace l'anima. E poi...

Calmati Ross, calmati per la miseria! mi dico mentalmente mentre apro e chiudo i pugni per scaricare la tensione.

Sospiro rumorosamente e aumento il passo, scorrendo con lo sguardo le cartelline appese alla parete che indicano i numeri delle varie stanze che si susseguono.
Avessi avuto qualche superpotere, questo luogo sarebbe diventato un fascio di fiamme e fumo. Tanto sono furiose le mie occhiate.
Arrivato al quinto piano, supero le prime cinque stanze e mi ritrovo dinnanzi alla stanza numero venti.

Senza pensare di essere in un ospedale - luogo in cui mantenere il silenzio nel rispetto degli altri pazienti è la prima regola -  entro facendo sbattere violentemente la porta sul muro. Evan, che faceva veglia su Abby, sobbalza terrorizzato sbiancando gradualmente.

«Cazzo - impreca portandosi una mano al cuore - Mi hai fatto spaventare, dannazione Christian».

Tutta la rabbia che stavo trattenendo prima a New York quando ho ricevuto la notizia dall'incapace Evan, poi dal bugiardo Gillian, poi nell'aereo e infine davanti alla ragazza della reception, adesso si focalizza in un punto preciso. Su una persona in particolare.
Evan Stone.
Tiro su le maniche del golfino verde di cashmere che indosso, e cammino verso Evan che mi scruta spaesato.

«Tu - sibilo afferrandolo per il colletto della camicia bianca - Avevate il solo compito di tenermela al sicuro! Come hai potuto essere così incosciente da lasciarla sola con quei delinquenti in circolazione» ringhio con la faccia appiccicata alla sua.
La mia voce trasuda pura indignazione. Il volto scuro e la mascella contratta non promettono sicuramente clemenza a nessuno, tanto meno al fratello di mia moglie.
Nessuno verrà perdonato se solo osa torcerle almeno un capello. Anche se si tratta di un suo stretto familiare, o di me stesso.
Nessuno può far del male al mio Angelo.

«Christian ti prego di calmarti - sussurra Evan, allentando di poco la stretta delle mie mani - Ti assicuro che non sapevo che Ty e Mark fossero lì, altrimenti gliel'avrei imposto io stesso di non lasciare il mio ufficio per nessun motivo... Voleva solamente salutarli prima di prendere il volo e tornare da te a New York. Così mi ha detto» spiega respirando a fatica.

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