Insostituibile - Capitolo 29

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Una proposizione di sole sei parole riesce a far allarmare Christian che, dopo aver urlato e imprecato in tutte le lingue che conosce, con suo estremo disappunto, chiude la connessione telefonica per precipitarsi il prima possibile – senza far fuori un decimo della popolazione newyorchese – da me.

Lentamente, a questo punto nuovamente sola, piombo nella mia estrema solitudine.
I pensieri che per un breve arco di tempo avevano lasciato la mia testa, si ammassano ancora una volta in essa con maggiore peso. Più dolore.
Sento la testa farsi sempre più pesante, sempre meno spaziosa per l'infinità di dubbi e paure che si materializzano nella mia mente.
Ero pronta. Ero conscia – almeno in parte – di ciò che stava accadendo in me.
Sapevo che avevo dimenticato qualcosa.
Eppure le parole del dottor Donovan mi hanno fatto male. Anche più del male che potrebbe fare un qualsiasi pugno dato in piena faccia.
E so anche il motivo per cui adesso mi sento così. Io ho paura di dimenticare tutto ciò che di caro ho costruito con Christian. Non posso fingere che sia qualcos'altro, perché di quell'altro, ne sono certa, poco mi importa e poco mi importerà dopo.

La pioggia ormai cade violentemente.
Picchietta sulla mia testa, impregna i miei capelli, cola sul mio viso e si confonde con le mie lacrime.
Osservo con aria distratta ed assente le pozzanghere che si creano nelle buche dell'asfalto davanti a me. Osservo come goccia dopo goccia quel piccolo accumulo di acqua cresce.
E non posso fare a meno di paragonarlo alla mia testa che, pensiero dopo pensiero che distilla in esso, si riempie fino a giungere tra un po' al momento della detonazione totale.
Sospiro rumorosamente, e sposto dal mio volto i capelli appiccicati ad esso.
I miei occhi si riempiono nuovamente di lacrime, al solo pensiero che dimenticherò altro.
La mia mente, contrastando questi pensieri negativi, prova ad elaborare qualche soluzione.
Ma che soluzione potrei trovare oltre quella di condividere questo fardello con qualcun altro? Come posso anche solo pensare di imporre una simile crudeltà ad un uomo che per me si è sempre fatto in quattro?

Sono una pessima persona.

Per un attimo esito sulla mia scelta di dire tutto a Christian. Potrei pur sempre improvvisare qualcosa. Che so, che sto solamente male e che quelle parole erano solo frutto di un equivoco.
Ma poi ricordo che se sono qui, adesso, completamente distrutta, è solo colpa delle mie continue bugie. Dei tanti errori che ho commesso da quando mi sono imbattuta in Ben e Jack.
Mi ripeto che devo smetterla di mentire a chi tiene a me. Mi ripeto anche che devo smetterla di mentire, prima di tutti, a me stessa. E con questa consapevolezza, mi stabilizzo un'altra volta sulla mia scelta di confessare tutto a Christian. Quasi fosse un ordine che do a me stessa.

Stupido disturbo.
Stupido disturbo.
Stupido disturbo.

Dalla tanta frustrazione che ho accumulato poc'anzi, dopo l'incontro con il dottor Donovan, vorrei spaccare qualcosa.
Vorrei urlare a squarciagola fino a rimanere senza fiato e voce per parlare.
Vorrei sentire più leggera la mente. Ed il cuore. Vorrei sgomberarli per poter pensare ad altro.
Ma il massimo che riesco a fare è piangere come una bambina incapace di gestire la sua vita.
Desidero il conforto di un abbraccio. Le rassicurazioni che dona una presenza al mio fianco. Delle parole di supporto.
Ma tutto ciò che ho adesso, nella mia triste solitudine, è la compagnia di un altrettanto triste temporale di dicembre.

Il tempo passa.
I minuti scorrono, ed i secondi si esauriscono.
Inspiro ed espiro cercando di controllare almeno in parte l'ansia che mi attanaglia, ma i risultati non tendono a manifestarsi.
Anzi, più che tranquillità e serenità sento montare in me un'infinità tristezza.
E le lacrime non aspettano un invito esplicito per potersi manifestare.

Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.
Rilassati Abby. Rilassati.

Conforto me stessa pronunciando un sacco di parole che servano allo scopo di calmarmi. E, tra vari alti e bassi, riesco a gestire quella quindicina di minuti che trascorre in un batter d'occhio.
Ogni tanto controllo se Christian sia arrivato. Ma la delusione che si manifesta quando realizzo di essere sola, mi induce a limitare in gran percentuale la voglia di controllare ancora e ancora se sia arrivato.

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