Insostituibile Amore [3]

Insostituibile - Capitolo 30

ATTENZIONE: Il capitolo l'ho aggiornato qualche ora fa, ma a quanto pare non avete ricevuto la notifica. Annullo la pubblicazione e pubblico nuovamente il capitolo. Fatemi sapere se ricevete la notifica!

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Al mio risveglio, a discapito di tutte quelle parole che faticosamente avevo messo insieme per spiegare a Christian che a casa non ci volevo proprio tornare, mi ritrovo appunto a casa nostra. Ad Angel's Heaven .

Sono completamente asciutta, vestita di un morbidissimo pigiama in pile, sotterrata sotto ad un caldissimo, candido e pomposo piumone bianco come il latte, al centro dell'ampio e comodissimo letto matrimoniale...vuoto!
Niente macchina che percorre le lunghe strade newyorchesi senza mai sapere dove fermarsi precisamente. Niente costosissimi e comodissimi sedili in pelle bianca che assorbono l'acqua.
Non sono nemmeno bagnata fradicia di acqua piovana come uno squallido straccio abbandonato alla pioggia su un triste stendi panni e nemmeno ho la compagnia di Christian per colmare la solitudine in cui momentaneamente galleggio.

Mi guardo attorno ovviamente corrucciata, mentre silenziosamente penso a qualsiasi brutta parolaccia esistente al mondo per insultare continuamente Christian per avermi portata di nuovo ad Angel's Heaven , senza nemmeno avermi avvisata.
Se adesso fosse stato qui, lo avrei tranquillamente preso a sberle.
Strozzato. Insultato e picchiato a sangue fino a sbollire la rabbia che domina in me. Ma non c'è. E si è salvato.
Perciò provo a pensare ad altro. Provo a pensarmi altrove. Che so, una spiaggia hawaiana, o un paesaggio montano immerso in un silenzio surreale e rappacificante, o ancora un luogo fiabesco in cui non esiste nessuna cattiva emozione. Un qualsiasi luogo che non sia la mia casa, dove ho condiviso innumerevoli meravigliose esperienze con mio marito...che presto dimenticherò.
Ci provo realmente a pensarci, ma la realtà è che non trovo da nessuna parte la capacità di pensare ad una cosa così illusoria quando avverto che sto interamente sprofondando pacatamente sotto al peso di dolci ricordi che riaffiorano, proprio come avevo previsto, ogni volta che i miei occhi incontrano la più semplice e futile delle cose che agghinda questa grandissima camera.

Il senso di tranquillità che fino a poco fa mi teneva compagnia sparisce senza lasciare alcuna traccia. E ancora una volta sento l'inquietudine che avevo sperimentato per tutta la durata della visita all'ospedale tornare a galla. Ho nuovamente paura. Più paura di prima, a dire la verità.
Stare ferma, stare a pensare, mi turba. Perché se penso ricordo. E ricordare i ricordi mi fa ricordare che posso scordare. Tutto.
Stare sdraiata adesso mi fa sentire come se stessi per soffocare. Perciò sposto via con un fulmineo gesto il piumone che mi copre e mi siedo a gambe incrociate sul letto.

Quest'improvvisa solitudine mi fa uscire di senno.

Sento un forte baccano, credo in realtà inesistente, che urta prepotentemente le mie orecchie.
Ogni più flebile rumore mi giunge amplificato di qualche decibel.
Il ticchettio dell'orologio mi dà fastidio. Il rumore ovattato delle macchine che sfrecciano giù sulla strada mi dà fastidio. Anche sentire il battito accelerato del mio stesso cuore panicato mi dà fastidio.
Un brivido di freddo fa accapponare la mia pelle. Non uno spiffero di aria gelida riesce a superare le spesse vetrate dei balconi della stanza, eppure il freddo che mi investe in pieno in questo momento mi fa tremare come una foglia attaccata ad un nudo ramo.
Un greve macigno si sposta da non so dove sulla mia testa.
Un duro mal di testa fa esplodere la mia testa.

Paura. Ansia. Tristezza.

Diverse emozioni si susseguono sul viso che ora nascondo dietro le esili dita della mia mano tremante. Sento rumori che non esistono, vedo cose che non esistono.

Risate, pianti, urla.

Diverse esperienze vissute in questa stessa stanza mi tornano in mente. Ma ancor prima che io possa rendermi conto di cosa rappresentino, esse sbiadiscono proprio come sbiadisce rapidamente un alone di respiro soffiato su un vetro annebbiato.
Prendo la testa tra le mani e trattengo un ringhio. Un singulto però fugge le mie labbra.