Insostituibile - Capitolo 27

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PRIMA PARTE

Paura.
L'essere umano, proprio per il suo essere un umano ha paura.
Noi abbiamo paura.
È una caratteristica connaturata nel nostro essere sin dai tempi della creazione del genere umano.
Nessuno può scampare la paura.
Almeno una volta nella vita proviamo questa spiacevole emozione, sottovalutando noi stessi e mettendo in dubbio ogni nostra certezza.

Io, come tutti gli altri, sono un essere umano. Un normalissimo essere umano con i comunissimi pregi e difetti con cui può nascere ogni essere umano.
Anche io ho avuto paura. Più volte.
Ho avuto paura di crescere quando ero una semplice bambina. Ho avuto paura di essere cresciuta troppo presto quando ero un'adolescente. Ho paura adesso, perché so di non essere cresciuta tanto per affrontare tutti i problemi che incombono sulla mia vita.
Ho paura di scoprire come potrebbe cambiare la mia vita, se decidessi adesso di uscire fuori dal mio nascondiglio e guardare in faccia la realtà che mi aspetta con moltissima impazienza.

Non dovrei comportarmi così. Ma ho troppa paura.

Sospiro pesantemente mentre infilo i bottoni della camicia di Christian nell'asola, nel vano tentativo di vestirlo - come accade ogni mattina - per andare in ufficio.

Normalmente compio questo semplicissimo gesto con un interesse particolare.

Se c'è una cosa che amo del svegliarsi presto la mattina - mandando a quel paese il calore che sprigiona il letto con le sue candide coperte, lasciando in tredici i sogni che, diciamocelo chiaramente, la mattina si fanno sempre più belli - è sapere che potrò aiutare Christian a prepararsi per andare in ufficio.
Niente di tanto entusiasmante, direbbero alcuni.
Eppure io ci trovo qualcosa di estremamente romantico e personale nell'aiutare il proprio uomo in un banalissimo gesto che potrebbe chiaramente far da solo. Annodargli la cravatta, sistemargli la giacca o porgergli la ventiquattrore e salutarlo sulla soglia della porta.

E posso anche giurarlo, anche se è un'attività diventata ormai di routine, è una cosa che amo tantissimo fare. Ancora, ancora e ancora.
Anche fino allo sfinimento.

Poi però ci sono quelle mattine come questa, quando devo combattere una lotta interiore per evitare che alcuni pensieri inizino a trasparire dal mio volto, suscitando conseguentemente milioni di domande - per me seriamente inopportune e fastidiose - nelle menti di chi mi vede ogni mattino e sa che in un "normale stato mentale" non mi comporterei così.
Durante queste mattine anche le cose che più amo fare possono diventare particolarmente fastidiose.

Sospiro ancora una volta.
Avrò sospirato quasi cento volte da quando sono uscita allo scoperto dal torpore del caldo piumone del letto.
Oggi è uno di quei giorni no. Uno di quei giorni che - se avessi una gigante gomma da cancellare - cancellerei senza nemmeno pensarci su.
Christian odia vedermi così.
Io odio che lui mi veda così.
Eppure non faccio nulla per camuffare il mio cattivo umore.

Tipico, quando si tratta di me.

Ieri Christian è ritornato presto.
Aveva saputo del mio incontro del supermercato, ed era terrorizzato dall'idea che uno dei nostri vecchi amici potesse essere in circolazione.
Lui si preoccupa tanto.
Anche io mi sarei preoccupata se avessi saputo che Jack, o Ben, fosse a piede libero. Io ho paura di loro.

Ieri però io l'ho combinata grossa.
Io ho infranto il patto che abbiamo stretto il giorno in cui ci siamo sposati. Avevamo detto niente più bugie, niente più menzogne. Solo la verità.
Io non ho rispettato quel patto.
Ho taciuto la verità, non dicendo a mio marito che sono incastrata in un grossissimo problema.

Vorrei poter essere una Abby migliore, non la solita lagnosa, triste e bugiarda Abby. Vorrei che Christian avesse sempre il meglio di me.
Ciò che un uomo come lui merita.
Ma io non posso evitare il disastro. Non posso impedire alla vecchia Abby di prendere, ancora una volta nella storia, il sopravvento.

Insostituibile Amore [3]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora